Bologna: si all’eterologa


Il Tribunale civile del capoluogo romagnolo conferma la linea della Consulta. Ma restano i dubbi sulla donazione di gameti
Bologna: si all’eterologa

La prima sezione civile del Tribunale di Bologna, con due differenti ordinanze firmate il 14 agosto scorso, conferma quanto sancito dalla Corte Costituzionale in materia di eterologa: "Non ci sono vuoti normativi. Si può procedere alla fecondazione eterologa, un diritto che attiene alla libertà fondamentale di formare una famiglia con dei figli". Sarebbero sufficienti, quindi, le leggi in vigore e le Direttive europee già recepite dal nostro ordinamento.

Il giudice del Tribunale bolognese Antonio Costanzo ha così accettato il ricorso di due coppie, una siciliana e una veneta, contro altrettanti centri privati del capoluogo romagnolo dopo che si erano viste rifiutare la fecondazione eterologa, richiesta però antecedentemente alla sentenza di incostituzionalità della Consulta. Si tratta di un nuovo punto a favore per tutte quelle coppie sterili a cui, finora, è stato negato in Italia il ricorso all’eterologa e che si sono viste costrette a rivolgersi a centri esteri.

Eppure restano le perplessità e i dubbi avanzati dal Ministro della Salute Lorenzin, secondo la quale, sarebbe necessaria una nuova legge che regolamenti la materia (leggi l’articolo "Eterologa nel caos"). Sarebbe, infatti, importante definire chi e come vengano effettuati i test per i donatori, quali siano i requisiti fisici e biologici per poter donare i gameti, eventuali restrizioni o il numero massimo possibile di donazioni da parte di uno stesso donatore. Inoltre, bisognerebbe istituire il Registro per la tracciabilità del donatore garantendogli contemporaneamente l’anonimato, garantire la gratuità della donazione del seme e, ancora, capire come inserire la fecondazione eterologa nelle prestazioni fornite dal Servizio Sanitario Nazionale in maniera gratuita o a fronte del pagamento di un ticket.

Secondo i legali della coppia veneta, invece, non esisterebbero problemi di natura applicativa. Gli accertamenti necessari, essendo di natura medica, non necessiterebbero di una legislazione parlamentare o governativa, ma esclusivamente di una regolamentazione amministrativa e regionale.

A proposito di regioni, finora è stata la sola Toscana ad aver deliberato i permessi per la fecondazione eterologa mentre l’Emilia Romagna, attraverso l’assessore alle Politiche per la Salute, si dichiara pronta ad avviare l’eterologa nel proprio territorio.

E’ evidente come le posizioni e gli interessi in gioco siano differenti tra centri sanitari privati e pubblica amministrazione, generando un braccio di ferro sul campo ideologico ed economico. Al centro ci sono le numerose coppie infertili sulle quali ricade l’onere di mediare tra il proprio desiderio genitoriale e il diritto alle tutele e garanzie medico-sanitarie, oltre che economiche.

Articolo del: