Milano città d`acqua
EXPO 2015 la via d'acqua di oggi come specchio delle vie d'acqua del passato
EXPO 2015 snoda i suoi percorsi principali lungo le vie d’acqua.
Questa scelta progettuale, tesa a celebrare il ruolo fondamentale che il motore liquido ha avuto nello sviluppo dell’economia di Milano per quasi un millennio, è una scelta forte e condivisibile, che riporta al tempo in cui la città era veramente una città d’acqua.
Finalmente, proprio in occasione dell’ Esposizione Universale, Milano si riappropria della Darsena, che torna a riempirsi dopo quindici anni di abbandono, dovuto al tentativo di realizzare discutibili opere di trasformazione mai andate, è il caso di dirlo, in porto.
Le nuove sponde, i ponti e le opere di presa idraulica restaurate e restituite agli antichi splendori con notevole investimento di denaro, sono elementi forti attorno ai quali si sviluppa la vita, diurna e notturna, di un quartiere (il Ticinese) che, come in passato deve il proprio dinamismo ancora e sempre alla presenza dell’acqua.
E’ un dinamismo principalmente di svago, ben diverso da quello pesante dei tempi passati scandito dallo scorrere dell’acqua, ma è continuo e vitale.
Il richiamo dei tanti locali alla moda del Ticinese, che hanno preso il posto delle botteghe e delle osterie ancora presenti fino ai primi anni ottanta, non sarebbe tale senza la presenza dei Navigli.
Questa presenza viva dell’acqua è la stessa che fa esprimere in tono nostalgico le molte persone che si scambiano commenti in Rete sulle immagini della Milano del passato, in particolare su quelle immagini che riguardano la cerchia dei Navigli, oggi coperti, in un coro accorato, uniformemente orientato a cantare le lodi di "come tutto era più bello di oggi".
Certamente molti scorci della città antica affacciata sull’acqua, raffigurati anche su tele famose di pittori milanesi, sono affascinanti, ma fanno leva su quella consistente dose di romanticismo popolare insito in molti, che porta a definire "bello" tutto ciò che è datato, senza portarci a distinguere ciò che è "vecchio" da ciò che è "antico".
Gli spaccati di vita popolare che rimandano immagini di lavandaie all’opera con ogni tempo ed in ogni stagione, di fatica di uomini e di animali al traino delle chiatte lungo i sessanta chilometri dei canali d’acqua cittadini, possono evocare sentimentalismi ma non devono essere disgiunti dalla consapevolezza che la vita di quello strato di popolazione non era invidiabile e che quelle case affacciate sull’acqua non erano propriamente un modello di salubrità.
Forse si potrebbe restituire all’acqua ancora qualche brano della Cerchia Interna e del Naviglio Martesana, ma non di più, perché la città non ne ha più bisogno.
Se Milano saprà conservare, valorizzare, reinventare anche in senso attuale il patrimonio superstite (ed ancora consistente) delle sue acque, come attualmente ha saputo fare, sarà una considerevole dimostrazione di finezza intellettuale, di rispetto e di sensibilità per la sua storia, per il presente che va vissuto e per il futuro e costituirà un buon motivo di soddisfazione anche per i romantici nostalgici.
Questa scelta progettuale, tesa a celebrare il ruolo fondamentale che il motore liquido ha avuto nello sviluppo dell’economia di Milano per quasi un millennio, è una scelta forte e condivisibile, che riporta al tempo in cui la città era veramente una città d’acqua.
Finalmente, proprio in occasione dell’ Esposizione Universale, Milano si riappropria della Darsena, che torna a riempirsi dopo quindici anni di abbandono, dovuto al tentativo di realizzare discutibili opere di trasformazione mai andate, è il caso di dirlo, in porto.
Le nuove sponde, i ponti e le opere di presa idraulica restaurate e restituite agli antichi splendori con notevole investimento di denaro, sono elementi forti attorno ai quali si sviluppa la vita, diurna e notturna, di un quartiere (il Ticinese) che, come in passato deve il proprio dinamismo ancora e sempre alla presenza dell’acqua.
E’ un dinamismo principalmente di svago, ben diverso da quello pesante dei tempi passati scandito dallo scorrere dell’acqua, ma è continuo e vitale.
Il richiamo dei tanti locali alla moda del Ticinese, che hanno preso il posto delle botteghe e delle osterie ancora presenti fino ai primi anni ottanta, non sarebbe tale senza la presenza dei Navigli.
Questa presenza viva dell’acqua è la stessa che fa esprimere in tono nostalgico le molte persone che si scambiano commenti in Rete sulle immagini della Milano del passato, in particolare su quelle immagini che riguardano la cerchia dei Navigli, oggi coperti, in un coro accorato, uniformemente orientato a cantare le lodi di "come tutto era più bello di oggi".
Certamente molti scorci della città antica affacciata sull’acqua, raffigurati anche su tele famose di pittori milanesi, sono affascinanti, ma fanno leva su quella consistente dose di romanticismo popolare insito in molti, che porta a definire "bello" tutto ciò che è datato, senza portarci a distinguere ciò che è "vecchio" da ciò che è "antico".
Gli spaccati di vita popolare che rimandano immagini di lavandaie all’opera con ogni tempo ed in ogni stagione, di fatica di uomini e di animali al traino delle chiatte lungo i sessanta chilometri dei canali d’acqua cittadini, possono evocare sentimentalismi ma non devono essere disgiunti dalla consapevolezza che la vita di quello strato di popolazione non era invidiabile e che quelle case affacciate sull’acqua non erano propriamente un modello di salubrità.
Forse si potrebbe restituire all’acqua ancora qualche brano della Cerchia Interna e del Naviglio Martesana, ma non di più, perché la città non ne ha più bisogno.
Se Milano saprà conservare, valorizzare, reinventare anche in senso attuale il patrimonio superstite (ed ancora consistente) delle sue acque, come attualmente ha saputo fare, sarà una considerevole dimostrazione di finezza intellettuale, di rispetto e di sensibilità per la sua storia, per il presente che va vissuto e per il futuro e costituirà un buon motivo di soddisfazione anche per i romantici nostalgici.
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