Mediazione finanziaria, l'operazione “non adeguata


Sentenza della Cassazione del marzo 2015 condanna ancora la banca per bond argentini
Mediazione finanziaria, l'operazione “non adeguata
Sono sempre più ridotti gli spazi per le banche allorquando i gestori del credito, contraenti forti, sono chiamati in giudizio dai piccoli risparmiatori a dare conto del proprio operato in tema di intermediazione di prodotti finanziari.

Anche gli ultimi appigli, poggiati sulla presenza di moduli prestampati i quali, barrati dall’investitore, fornirebbero un quadro completo del profilo del cliente, sembrano cadere nel vuoto.
La Corte di Cassazione con la recente sentenza numero 6376 del 30 marzo 2015 ha affermato principi semplici ma di assoluta rilevanza. La Corte, analizzando un contratto di mediazione finanziaria diretto all’acquisto delle note obbligazioni argentine e di un fondo comune di investimento, ha valutato se la condotta di una banca di primaria importanza fosse rispondente al dettato delle norme contenute nel Regolamento Consob numero 11522 del 1998.

La banca - afferma la sentenza dello scorso marzo - ove riceva da un investitore disposizioni per un'operazione "non adeguata", ha il dovere di informare il risparmiatore di tale circostanza e delle ragioni per cui non è opportuno procedere alla sua esecuzione. A quel punto, sottolinea la Corte, l’operazione potrà essere eseguita solo se l'investitore insista, a mezzo di un ordine impartito per iscritto, in cui sia fatto esplicito riferimento alle avvertenze ricevute.

In sintesi, l'intermediario bancario deve adeguatamente raccogliere e valutare le informazioni utili a ricostruire il profilo di rischio dell'investitore. Obbligo che non viene soddisfatto solo perché nel contratto la casella al diniego di informazioni da parte del risparmiatore rechi il contrassegno, in quanto il documento - continua la sentenza - era stato stipulato quattro anni prima degli investimenti, esso era quindi privo della necessaria attualità.
I principi espressi dalla giurisprudenza rafforzano la tutela effettiva dei risparmiatori e riducono i possibili arbitrii delle banche, fonte negli ultimi anni di disfunzioni del sistema finanziario, come hanno dimostrato le vicende Cirio e Parmalat prima, Lehman Brothers, bond argentini e i prodotti derivati in tempi più recenti.

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di Avv. Pierluigi Morena

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