Il principio del "bilanciamento" dei diritti


"L'invasione" della corte Costituzionale nei territori della politica e del Parlamento
Il principio del "bilanciamento" dei diritti
La recente sentenza della Corte (24/06/2015) sulla rivalutazione delle retribuzioni dei dipendenti dello Stato ha riproposto il tema del bilanciamento dei diritti costituzionali nel giudizio di legittimità costituzionale. In detta sentenza la corte ha annullato la norma impugnata ma ha ridotto gli effetti di tale annullamento escludendone la retroattività al fine di non esporre le Casse dello Stato ad un serio problema finanziario. Bilanciando, così, il diritto dei dipendenti alla retribuzione con il diritto dello Stato tutelato dall'art. 81 della Costituzione.

Sostiene la Corte che la dichiarazione di incostituzionalità di una norma non deve determinare paradossalmente (vedi sentenza 13/2004). Pertanto diventa compito della Corte modulare le proprie decisioni in modo da scongiurare che l'affermazione di un diritto costituzionale determini il sacrificio di un altro.
La coseguenza è che la retroattività della sentenza non vale, non solo per le situazioni giuridiche divenute irrevocabili e per i c.d. rapporti esauriti (ciò a tutela del pricipio delle "certezza del diritto" - sentenze 26/1969,58/67,127/66,127/1966,139/1984 e 1/2014), ma anche per i rapporti tuttora pendenti quando vi sia la necessità di salvaguardare diritti di rango costituzionale.

Pertanto la Corte ha fissato alcuni principi che possono così riassumersi:
a) va sempre salvaguardata "la certezza del diritto" nel senso che non si possono toccare situazioni giuridiche irrevocabili e rapporti esauriti;
b) in casi eccezionali si può intervenire anche sul passato ma a condizione che la nuova legge non riguardi solo una categoria di cittadini, che sia ragionevole, che abbia effetti limitati nel tempo, che le misure siano idonee a risolvere l'emergenza;
c) che non vi siano altri sistemi per risolvere il problema come ad esempio (come suggerisce la Corte stessa) utilizzando il sistema tributario con aliquote progressive che darebbe il risulato di far partecipare tutti al prelievo, di par pagare di più chi ha alti redditi e di garantire un gettito molto pù alto.

Non mi sembra dubbio che la Corte, parificando i limiti della retroattività delle proprie sentenze a quelli delle leggi abbia accelerato la "prassi" del bilanciamento acquisendo un sempre maggiore spazio politico anche nei confronti del Parlamento. E' un dibattito che coinvolge la stessa natura della corte.

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di avv Publio Fiori

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