Risposta a quei petulanti economisti di sinistra


La Scolastica, con i suoi quattro pilastri, è strettamente attuale. Quasi 800 anni fa S. Tommaso d'Aquino ha enunciato l'attuale teoria economica
Risposta a quei petulanti economisti di sinistra
Lo scorso 21/02/2014, su "Il Sole 24 ore.com" è stato pubblicato l’articolo titolato "Quei petulanti economisti di sinistra" a firma Paul Krugman. Nell’articolo viene riportato il deciso attacco che l’economista americano Jonathan Gruber avrebbe sferrato nei confronti nei confronti di Casey Mulligan, reo di aver rappresentato in modo distorto le opinioni su Gruber e lo stesso Krugman.

Per dovere di cronaca ricordiamo che Casey Mulligan è esperto di sistemi sanitari e architetto della riforma Obama.

Veniamo al dunque: l’oggetto del contendere è un editoriale di Gruber pubblicato sul "Los Angeles Times" nel quale viene affermato:

«L'Ufficio bilancio del Congresso calcola anche una riduzione del lavoro da parte di quei singoli individui che lavorano meno ore o evitano di passare a un lavoro più retribuito perché non vogliono perdere il diritto al Medicaid (il programma di assistenza sanitaria pubblica per gli indigenti) o perché guadagnando di più perderebbero quei crediti di imposta che li aiutano a pagare i premi dell'assicurazione sanitaria. A differenza di quelli che lasciano volontariamente il lavoro, questo secondo tipo di riduzione del lavoro comporta distorsioni economiche reali e rappresenta un costo, non un beneficio».

E da un secondo editoriale a firma Krugman pubblicato sul "New York Times":

«Tanto per essere chiari, il previsto calo delle ore lavorate nel lungo termine non è interamente positivo. I lavoratori che sceglieranno di trascorrere più tempo con la loro famiglia ci guadagneranno, ma imporranno anche un onere al resto della società, per esempio pagando meno tasse sul reddito e sul ruolo paga. Quindi l'Obamacare comporta dei costi, al di sopra e al di là dei sussidi per l'assicurazione».

Ora io non conosco questo Casey Mulligan e non ho nemmeno la possibilità di verificare le sue "distorte ed ingannevoli" affermazioni, mi occorre però la necessità di ricordare che quanto sostenuto da Gruber e da Krugman, non è altro che quanto affermato nella teoria marginalista formulata oltre un secolo fa da economisti quale Vilfredo Pareto e in qualche modo relativa alla corrente filosofica denominata utilitarismo il cui precursore fu Bentham.

Le teorie marginaliste furono poi riprese negli anni ’70 del secolo scorso da economisti quali l’americano Laffer che fu il precursore della cosiddetta Reaganomics.

La teoria originale diceva che al variare di talune condizioni, variava la percezione dell’utilità sull’uso di un certo bene. Il contributo di Laffer è relativo alla tassazione: in caso di aliquote progressive, quali la nostra IRPEF (la prima aliquota è del 23% fino allo scaglione di reddito di € 15.000, la seconda è del 27% oltre 15.000 fino a 28.000, la terza è 38% oltre 28.000 fino a 55.000 e via di seguito), l’aumento del reddito potrà comportare un incremento dell’aliquota marginale applicabile, per cui il lavoratore si potrà trovare di fronte ad una scelta: lavorare di più avendo una maggiore utilità (monetaria) complessiva, ma unitariamente (marginalmente) minore delle precedenti unità lavorative, oppure operare il cosiddetto effetto sostituzione. Significa che il lavoratore può ritenere più utile dedicarsi al tempo libero che gli procura più piacere, piuttosto che lavorare qualche ora in più ed avere un incremento minore rispetto alle prime ore di lavoro.

Entrando nello specifico della diatriba, l’Obamacare prevede che i redditi sotto una certa soglia godano di certe agevolazioni quali crediti di imposta o il diritto alla Medicaid.

Questi cittadini si trovano nella situazione descritta dai marginalisti: potranno scegliere se incrementare il proprio reddito e accollarsi la spesa sanitaria, o mantenere un livello basso di reddito in modo da godere delle agevolazioni offerte.

Ora, mi sembra di capire che ci sia un limite che funge da linea di demarcazione, oltre il quale si è tenuti al pagamento dell’assicurazione medica. Nel caso non ci abbiano pensato loro, mi sembrerebbe opportuno introdurre una zona proporzionale che potrebbe essere la soluzione al problema. Ad esempio: fino a $ 10.000 si ha diritto alle agevolazioni, superando tale importo e fino a 20.000 si effettua un calcolo proporzionale sul maggior reddito/100 da cui si otterrà una percentuale di riduzione delle agevolazioni del tipo: ipotizzando un reddito di 11.540, il maggior reddito sarà di 1.540, questo comporterà una riduzione delle agevolazioni del 15,40%; nell’ipotesi di reddito di 19.120, il maggiore reddito è di 9.120 corrispondente ad una riduzione delle agevolazioni del 91,20%; così fino ad un reddito di $ 20.000 che non godrà più di alcuna agevolazione.

Ovviamente i valori riportati sono puramente ipotetici, la fascia proporzionale potrebbe essere da $ 20.000 a $ 50.000, ma questo potrebbe essere più un problema squisitamente politico.

Arriviamo al punto della questione.

È un errore basilare considerare di conferire una colorazione politica ad un economista come Mulligan autore della Obamacare.

La netta presa di posizione trova giustificazione nella notte dei tempi con la Scolastica di san Tommaso d’Aquino, nella quale l’illustre filosofo-economista vissuto nel basso Medio Evo, aveva stabilito in numero di quattro i pilastri su cui poggiano le regole dell’economia: produzione, scambio, distribuzione e consumo.

Con la rivoluzione industriale, inspiegabilmente o piuttosto opportunamente, Adam Smith (ricordo che era un Abate) adottò i primi due pilastri: la produzione e lo scambio tralasciando gli altri due. I neoclassici definiti poi marginalisti recuperarono il quarto pilastro relativo al consumo.

Il terzo pilastro, la distribuzione, rimase nell’oblio per settecento anni fino al recupero ad inizio del ‘900 ad opera della Neo-Scolastica.

Il programma di Mulligan ha tutti i requisiti per rientrare nel pensiero neo-scolastico in quanto integra la precedente scuola di pensiero ferma a Laffer e a Friedman basata su produzione, scambio e consumi con il reinserimento del terzo pilastro ancora mancante relativo alla distribuzone.

Vediamo di chiarire meglio. La produzione e scambio sono considerate le due fasi di base dell’industria. Comprimere il pensiero economico all’interno di questi due pilastri è come vedere il mondo circostante in due dimensioni. Il grande progresso innovatore apportato dai neo classici relativamente al consumo è paragonabile ad una visione del mondo tridimensionale. Manca ancora la quarta: il tempo. Siccome il mondo circostante non è immutabile ma cambia costantemente col trascorrere del tempo, c’è necessità di considerare anche il quarto elemento quale parte inscindibile. La distribuzione può poi essere più o meno equa, solo in questa sede le si può attribuire una colorazione politica.

A questo punto sarei curioso di sapere se il nostro Mulligan, nel disegnare l’architettura dell’Obamacare abbia o meno mutuato i principi enunciati da San Tommaso e recentemente ripresi da John D. Mueller. Se così fosse, possiamo finalmente affermare che il pensiero dell’aquinate sia stato finalmente interamente applicato.

Ha affermato Mueller, citando l’Enciclica Caritas in veritate di papa Benedetto XVI, "I credenti, osserva il Pontefice, credono che il mondo non derivi da una cieca fatalità - come per gli epicurei - né da qualche necessità impellente - come per gli stoici - , ma dal progetto di Dio, di vivere come una famiglia sotto lo sguardo del Creatore."

Gli insegnamenti Tomistici - da una parte, come base - e l’evoluzione delle teorie economiche - dall’altra, come corollario - ci conducono a delle riflessioni concernenti la distribuzione.
Lo Stato si è fatto promotore della redistribuzione del reddito, soprattutto tramite le politiche fiscali, ma ciò non può essere considerato sufficiente. Una politica economica imposta dall’alto, se non compresa dal popolo, può essere deleteria, il pericolo è la diffusione di abusi e sprechi. La maggior presa di coscienza dei contribuenti o dei beneficianti aiuterà ad attuare politiche economiche più eque. Benedetto XVI definiva la questione come "emergenza educativa" cioè del bisogno di far crescere l’uomo in coscienza ed in saggezza, affinché acquisisca la necessaria maturità per gestire i sofisticati strumenti tecnici e scientifici che sono a sua disposizione, pena il rischio "che gli sfuggano di mano".

Articolo del:


di dott. Antonio Gianni Baldon

L'autore dell'articolo non è nella tua città?

Cerca un professionista con le stesse caratteristiche a te più vicino.

Cerca nella tua città o in una città di tuo interesse