Crediti forborne: l’insidia delle rinegoziazioni


Le operazioni di consolidamento dei debiti bancari dovranno tenere conto dei nuovi criteri di classificazione. Entrano in scena le forborne exposures
Crediti forborne: l’insidia delle rinegoziazioni
Si prospettano nuove preoccupazioni per le imprese italiane, già provate da una lunga e profonda crisi che per certi aspetti ha innescato o comunque alimentato il credit crunch, proprio quando si intravedevano segnali positivi, specie nei rapporti con il sistema bancario.
L’autorità bancaria europea (EBA) ha diffuso nuovi standard per la definizione, gestione e segnalazione dei crediti, ridefinendo i criteri di classificazione delle esposizioni in sofferenza (non performing exposure) e di quelle forborne, ovvero le esposizioni oggetto di misure di tolleranza (forbearence measures o anche concessioni) verso un debitore in difficoltà o in procinto di affrontare difficoltà a rispettare i suoi impegni finanziari.
L’EBA specifica che è considerata concessione:
- la modifica della clausole contrattuali allo scopo di consentirgli di riacquistare la capacità di adempiere ai suoi obblighi (presumibilmente attraverso una rimodulazione del piano di rimborso);
- un rifinanziamento totale o parziale di un contratto di debito sofferente, che non sarebbe stato concesso se il debitore non fosse stato in difficoltà finanziarie.
E puntualizza che la prova di una concessione comprende:
- una differenza tra la modifica e le condizioni precedenti del contratto a favore del debitore;
- i casi in cui un contratto modificato include condizioni più favorevoli rispetto a quelle riconosciute ad altri debitori con un profilo di rischio simile;
- l'esercizio di clausole che, quando applicate a discrezione del debitore, permettono di modificare i termini del contratto (embedded forbearance clauses).
I crediti forborne raggruppano pertanto una categoria molto ampia di posizioni ovvero i "crediti ristrutturati", i "crediti rinegoziati", i "crediti rifinanziati" o i "crediti modificati" e possono essere classificati come:
- non performing, nei casi di sofferenze, probabili inadempienze, esposizioni scadute e/o sconfinamenti deteriorati;
- performing negli altri casi.
Occorre sottolineare come in questa particolare classificazione siano inserite anche le posizioni per le quali non si è verificata per la banca alcuna perdita e pertanto non coincidono con le esposizioni che oggi si definiscono "ristrutturate".
La normativa EBA prevede che allorquando una posizione venga definita forborne non performing debba permanere nella macro categoria forborne almeno tre anni, uno per passare dalla sottocategoria non-performing a quella performing e due per passare nella fascia definita in bonis. Per i crediti forborne perfoming evidentemente sono sufficienti due anni di "buona condotta".
Con il recepimento generalizzato di queste nuove disposizioni rischiano ora di essere di più difficile gestione molte delle operazioni di riscadenziamento o allungamento del periodo di rimborso, anche senza perdita alcuna per la banca, che per molte PMI hanno rappresentato una soluzione per agevolare processi di turnaround o risanamento.
Occorre ricordare come il rating, che com’è noto rappresenta un giudizio sulla qualità della azienda espresso dal sistema bancario, è influenzato da ogni informazione negativa acquisita a sistema e pertanto ogni condivisione di ognuna di queste informazioni condiziona l’entità ed il costo dei finanziamenti che una impresa può ottenere.
Mentre ora le imprese che ottengono una rinegoziazione senza perdite delle posizioni con un istituto di credito (vedi moratoria ABI) possono essere certe che l’operazione non le penalizzerà, perlomeno nei confronti degli altri istituti, nel prossimo futuro molto probabilmente non sarà più così.
A seguito delle entrata in vigore della predetta nuova regolamentazione, occorrerà quindi prestare particolare cautela anche nella definizione della forma tecnica con la quale si cercherà di ottenere dilazioni nei piani di rientro e nel consolidamento delle posizioni e breve.
E’ opportuno quindi che le relazioni con il sistema finanziario siano gestite da professionisti qualificati che siano in grado di valutare tutte le conseguenze che certe scelte strategiche possono comportare sulla capacità competitiva aziendale, alla luce di una approfondita e sofisticata analisi costi/benefici.

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di Dott. Massimo Leone (AD Promem)

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