L'attacco di panico: una definizione confusiva


Attacco di panico, è una definizione che tende a creare confusione in quanto espressione di disturbi psicologici di natura e significato molto diversi
L'attacco di panico: una definizione confusiva
Sono parecchi anni che la definizione "attacco di panico" è passata dal gergo psichiatrico all'uso popolare quotidiano. Capita spesso di avere a che fare con persone che arrivano alla consultazione annunciando che soffrono di "attacchi di panico".
Il panico, che si presenta con alterazioni fisiologiche quali difficoltà a respirare, tachicardia, sudorazione diffusa, dà al soggetto la sensazione di morte imminente, e di catastrofe mentale. Questa dolorosissima condizione psicologica può essere in realtà sintomo di molte differenti problematiche psicologiche, dalle meno alle più preoccupanti.
Certamente una sensazione così marcatamente centrata sul malessere fisico fa di primo acchito correre il paziente dal medico o al pronto soccorso. Appurato che nessuna patologia fisica è in atto resta il problema da affrontare: da quale situazione psicologica questa dirompente manifestazione sintomatologica deriva?
Dal mio punto di vista di psichiatra psicoanalista non posso che pensare a queste situazioni che come ad un grido di allarme che suona a sirena spiegata. Qualcosa di molto importante sta avvenendo, e la risposta peggiore che si possa pensare è la tranquillizzazione "non è nulla, è solo qualcosa di psichico". E' proprio qualcosa di psichico che sta avvenendo, ma qualcosa di estremamente importante!
Dal punto di vista del funzionamento profondo della mente quello che semplificando avviene nel panico è un momentaneo arresto della funzione mentale di base. Per fare un paragone fisico, come se si fermasse per un poco il cuore. La nostra mente per poter funzionare e stare bene ha bisogno di una continua attività di "trasformazione" delle sensazioni che riceve, sensazioni che provengono dal mondo esterno, sotto forma di ogni tipo di esperienza, e dal mondo interno, ovvero pensieri, sensazioni, sentimenti, ricordi, impulsi. Tutti questi elementi sensibili sono elaborati nella mente, e quelli "importanti" vengono trasformati in rappresentazioni che sono utilizzate per costituire la nostra identità. Nel momento in cui, per qualche motivo, questo processo si ferma, quello che può manifestarsi è il panico. Infatti il panico è proprio caratterizzato da questa sensazione di morte, cioè di blocco, di confusione e di pericolo. E' come se la mente subisse uno straripamento di contenuti mentali sensibili non trasformati, e venisse sopraffatta.
Ci si può chiedere come mai la diagnosi di disturbo da attacco di panico abbia subito un incremento in questi ultimi anni. A parte il fatto di una modalità diagnostica psichiatrica che è entrata in uso, e che favorisce questo tipo di fenomeno, in effetti questo tipo di manifestazione si vede più frequentemente. Io penso che ciò sia dovuto a molteplici fattori: per esempio una deriva della nostra cultura che tende a rendere tutto, comprese le relazioni umane, più rapido e superficiale. La logica del profitto tende a spostare il fulcro dei valori su cose tangibili e misurabili, piuttosto che sui significati e i sentimenti delle persone. Tutto questo comporta che lo spazio e il tempo che si può dedicare alla cura per il proprio mondo interno è sempre meno e sempre più svalutato. Ciò purtroppo può venire a interessare anche le relazioni di base della nostra vita, le relazioni genitori-figli, o quelle coniugali e amicali. Siamo in una società affetta, come ha detto Ron Britton, da "psicofobia". In questo modo è più facile che i funzionamenti di base della nostra mente siano intaccati da qualche problema.
D'altro lato la logica della società contemporanea entra in gioco anche nella risposta a questo tipo di problematica. Dal "non è nulla", si passa rapidamente a invisibili e "rapide" terapie farmacologiche, o al limite a "rapide" psicoterapie dove si considera unicamente il modo di gestire il sintomo (psicoterapie cognitiviste), disinteressandosi completamente dell'insieme della persona.
Peraltro una terapia farmacologica può avere un suo senso come supporto iniziale ad una profonda psicoterapia, che agisca dall'interno andando a considerare l'insieme complesso della persona e della storia che hanno portato a questo stato mentale. Se ci si rompe un braccio si mette il gesso, ma non è il gesso che ricostituisce l'osso, rende solo possibile che l'osso si ricostituisca da sè.
Bisogna poi considerare il fatto che la diagnosi "attacco di panico", limitandosi all'osservazione di un unico momento della vita di una persona, può essere estremamente fuorviante: infatti l'attacco di panico può essere il segno dell'insorgere di una grave malattia mentale, oppure essere il semplice segnale di una persona "normale" in un momento di particolare difficoltà esistenziale. Tra questi due estremi ci sono tante possibilità quante sono le persone interessate.
Come dire ogni persona merita sempre tutta l'attenzione possibile.

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di Luca Trabucco

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