Attacco di panico e ansia: la paura di morire


La paura di morire è una conseguenza dei sintomi dell'ansia e una causa dell'attacco di panico. La terapia più efficace è la terapia cognitiva
Attacco di panico e ansia: la paura di morire
Un fulmine a ciel sereno. All’improvviso e, senza apparente motivo, si scatena un uragano di sensazioni: palpitazioni galoppanti, col cuore che batte all'impazzata, tremori, dispnea, sensazione di soffocamento, dolore al petto, formicolio o torpore in qualche distretto corporeo, sudorazione fredda, brividi, vampate di calore, vertigini, nausea, sensazione di vuoto alla testa e di sbandamento, senso di svenimento, derealizzazione (cioè: senso di perdita del contatto con la realtà), depersonalizzazione (cioè: senso di perdita del contatto con se stessi), paura di perdere il controllo o di impazzire, sensazione di stare per morire. Questo è l'attacco di panico. La paura di morire, in particolare, è la logica conseguenza dei sintomi fisici acuti dell'ansia (Se il cuore mi batte all'impazzata, ho difficoltà a respirare, vertigini, ecc..., non penso "ho l'ansia", ma "sto per morire") e, allo stesso tempo, è essa stessa la causa di un ulteriore repentino aumento dell'ansia, che a questo punto, diventa panico! Spesso la persona che ne è colpita prova a ‘controllare’ l'attacco di panico mettendo in atto una serie di comportamenti protettivi (ad esempio, inizia a respirare molto rapidamente) che nella maggior parte dei casi peggiorano la situazione amplificando le sensazioni del panico (l’iperventilazione, ad esempio, può peggiorare le sensazioni di vertigine, disorientamento e confusione).
Nell'angoscia di chi soffre di attacchi di panico, c'è sempre il riferimento a una terribile "prima volta" che lascia un ricordo talmente penoso che diventa, di per sé, un disturbo continuo. Gli attacchi di panico sono esperienze tremende, che fanno stare terribilmente male e che, a loro volta, suscitano un'angoscia anticipatoria. I pazienti sono disposti a tutto, pur di evitare di ritrovarcisi.

Spesso i pazienti vivono nel terrore che l’attacco di panico possa ripresentarsi e mettono in atto strategie di evitamento preventivo che tendono a diventare così massicce e pervasive, da portare progressivamente i pazienti a evitare ogni novità, ogni imprevisto, ogni occasione di vita, con grave disagio e infelicità. Non di rado dunque, all’intensa e persistente preoccupazione che l’attacco possa ripresentarsi, segue l’evitamento di situazioni (quali ad esempio, luoghi affollati, mezzi pubblici, code, ecc.) in cui non sarebbe disponibile aiuto o da cui sarebbe difficile allontanarsi in caso di attacco (agorafobia).

Anche un solo attacco può sensibilizzare la persona rispetto ai segnali dell’ansia portandola a sviluppare una vera e propria paura della paura. E’ rilevante sottolineare che gli attacchi di panico successivi al primo, spesso non sono tanto crisi di angoscia diretta, ma sono crisi di paura che si riattivi l'angoscia di quella "prima volta". Paura della paura. Una sorta di "paura di secondo grado". Il fatto è che l'angoscia della "prima volta" è sentita come "non sopportabile", come "insostenibile". Così insostenibile, da non riuscire talvolta neppure a pensarla, ma soltanto a nominarla in modo implicito per accenni ("Non voglio più che accada quella cosa", "Pensarci mi fa sentire male").

Questo particolare tipo di paura (nota in letteratura scientifica con il nome inglese di anxiety sensitivity) porta l’individuo a interpretare come gravemente minacciosi per la propria integrità fisica o mentale i segnali di attivazione neurovegetativa (anche quelli del tutto fisiologici) e dunque a reagire ad essi in modo ansioso. L’ansia che ne deriva spaventa a sua volta la persona avviando un vero e proprio circolo vizioso che può condurla in breve tempo ad un attacco. La paura della paura, insieme agli effetti indesiderati dei comportamenti protettivi, è perciò in buona misura responsabile della comparsa di nuovi attacchi di panico e, in definitiva, dello sviluppo e mantenimento del disturbo.

Purtroppo non tutti sanno che il disturbo da attacchi di panico, se adeguatamente trattato attraverso una psicoterapia, porta ad una remissione dei sintomi in circa il 90% dei casi.
Per ulteriori informazioni si potrà visitare il sito www.psicologidiroma.com o www.psicologituscolana.it

Articolo del:


di Maurizio Capezzuto Giulia De Meo Di Meo

L'autore dell'articolo non è nella tua città?

Cerca un professionista con le stesse caratteristiche a te più vicino.

Cerca nella tua città o in una città di tuo interesse