Le imposte sulla dichiarazione di successione


Quali tasse occorre pagare quando si presenta la dichiarazione di successione? E come si calcolano? Scopriamolo insieme!
Le imposte sulla dichiarazione di successione
La morte di una persona cara richiede, fra i vari adempimenti, anche un passaggio fiscale fondamentale: la presentazione della dichiarazione di successione. Può provvedere uno qualsiasi fra gli eredi, ma occorre che qualcuno se ne occupi entro dodici mesi dall’evento luttuoso, definito tecnicamente "apertura della successione".
Si ha esenzione da quest’obbligo soltanto quando, congiuntamente, il defunto era il coniuge o un parente in linea retta, l’asse ereditario non include diritti su beni immobili e il valore dell’intera eredità non sorpassa la soglia di centomila euro.
Fra i vari documenti da allegare alla dichiarazione, deve essere presente anche il modello F23 contenente l’avvenuto pagamento delle imposte. Uno dei passaggi più delicati, infatti, consiste nell’autoliquidazione delle numerose imposte indirette che gravano sulla successione: si tratta dell’imposta ipotecaria, dell’imposta catastale, dell’imposta di bollo, della tassa ipotecaria e dei tributi speciali. Il contribuente medio si riferisce genericamente ad esse come all’imposta di successione, ma è in realtà un errore: l’imposta di successione propriamente detta è infatti tutt’altro tributo e, quando è dovuta, viene liquidata dall’Agenzia delle Entrate nei mesi o negli anni successivi.
A quanto ammontano, dunque, questi altri tributi? Vediamo di approfondire.
Prima di tutto possiamo premettere che il discorso si applica solo quando nell’asse ereditario rientrano beni immobili: parliamo dunque dei diritti di proprietà su terreni e fabbricati. Se il defunto non possedeva niente di tutto questo, gli eredi possono stare tranquilli. Ma in caso contrario?
Il tributo più pesante è solitamente l’imposta ipotecaria. Per prima cosa occorre determinarne la base imponibile, distinguendo tra fabbricati, terreni agricoli e aree edificabili.
Per i fabbricati, la base imponibile è data dalla rendita catastale del bene rivalutata del 5% e moltiplicata per un fattore differente per tipologia di immobile. Il fattore è pari a 40,8 per gli immobili appartenenti alla categoria catastale C/1 o alla classe E; è pari a 60 nella categoria A/10 o nella classe D; è pari a 140 per la classe B ed è pari, infine, a 120 per i fabbricati di classe A (escluso A/10) e C (escluso C/1). Nell’ipotesi che però il fabbricato di classe A sia utilizzato come abitazione principale da uno o più eredi, il moltiplicatore scende da 120 a 110; tale agevolazione si riproduce su tutti i fabbricati in cui si verifica tale condizione. Se, ad esempio, un genitore lascia ai tre figli altrettanti immobili che costituiranno abitazione principale per ciascuno di loro, il beneficio si applica su tutti e tre i fabbricati. La medesima agevolazione si applica anche alle pertinenze di queste abitazioni principali, se appartengono all’asse ereditario, purché non si superi il limite di una pertinenza di classe C/2, una di classe C/6 e una di classe C/7 per ciascuna abitazione principale.
Nella aree agricole, invece, la base imponibile è pari al reddito dominicale moltiplicato per 90.
Nelle aree fabbricabili, infine, occorre riferirsi al valore di mercato del bene alla data di apertura della successione (con tutte le incertezze del caso).
In ognuna di queste ipotesi, la base imponibile va parametrata alla percentuale di possesso del defunto: se egli, ad esempio, possedeva solo il 25% dell’immobile, allora la base imponibile (determinata come sopra) va moltiplicata per un quarto.
Su questo valore occorre a questo punto applicare l’aliquota, che è fissa al 2% per ogni tipologia di bene immobile. In alternativa, sui beni immobili che fungono da abitazione principale per uno o più degli eredi (con le medesime connotazioni già descritte), in alternativa all’imposta determinata come sopra è possibile applicare il tributo fisso di 200 euro; tale agevolazione si può estendere anche alle pertinenze, ma, calcolatrice alla mano, raramente questo si rivela conveniente. In tutti i casi, infine, l’imposta ipotecaria applicata sulla totalità degli immobili non può mai essere inferiore alla soglia minima di 200 euro.
Per quanto riguarda l’imposta catastale, il discorso è molto veloce, poiché si applicano pari pari le medesime considerazioni fatte per l’imposta ipotecaria. L’unica differenza sta nell’aliquota, che è pari all’1%: è per questo motivo che, laddove non ricorrano abitazioni principali, l’imposta catastale è tendenzialmente pari alla metà dell’imposta ipotecaria.
Decisamente più semplici i calcoli relativi agli altri tributi citati. Occorre infatti verificare su quante conservatorie immobiliari ricadano i beni immobili inclusi nell’asse ereditario. Tendenzialmente la giurisdizione di una conservatoria coincide con il territorio provinciale, perciò se si ereditano due fabbricati a Firenze e tre a Foggia nonché un terreno agricolo in provincia di Campobasso e due aree edificabili in prossimità di Alessandria, in tutto avremo quattro conservatorie immobiliari coinvolte.
Dopodiché, basti sapere che l’imposta di bollo è pari a € 64,00, la tassa ipotecaria a € 35,00 e i tributi speciali a € 18,59 per ciascuna conservatoria interessata.
Il discorso, però, purtroppo non termina qui. Innanzitutto occorre pagare anche l’imposta sostitutiva dell’INVIM: questo è un problema che si presenta quando si sono ereditati terreni agricoli e l’apertura della successione è avvenuta prima del 31/12/2000. Poiché tali casi si possono ritenere ormai molto rari (sebbene effettivamente capiti che certe dichiarazioni di successione siano presentate con ritardi ultradecennali), non vale la pena di soffermarcisi.
Ben più frequente è invece la questione delle marche da bollo. È infatti necessario predisporre una copia ad hoc della dichiarazione di successione per ciascuna banca interessata: ipotizzando che il defunto avesse un conto corrente nella banca X e un secondo conto nella Banca Y, e che sempre presso la banca Y aveva anche dei titoli depositati, le banche interessate sono due e bisogna dunque presentare allo sportello dell’Agenzia delle Entrate due copie ad hoc della dichiarazione di successione. Su ciascuna di queste copie occorrerà applicare una marca da bollo da € 16,00; tali copie saranno poi presentate in banca per ottenere lo svincolo delle liquidità e dei titoli appartenuti al defunto.
Infine, ricordiamo che, una volta presentata la dichiarazione di successione, nei trenta giorni successivi occorrerà provvedere alla voltura catastale degli immobili appartenuti al defunto. Serve presentare al catasto un’istanza di voltura per ciascun Comune in cui ricadono i vari immobili appartenuti al defunto; meglio mettere subito in conto, dunque, che ogni istanza di voltura richiede il pagamento di € 71,00 fra tributi speciali catastali e imposta di bollo.

Aggiornamento del 18/03/2016: L'Agenzia delle Entrate ha stabilito nuove modalità di versamento delle imposte che accompagnano la dichiarazione di successione. Accanto al tradizionale modello F23, a partire dal 01/04/2016 sarà possibile versare gli importi dovuti anche con il modello F24. A partire dal 01/01/2017, infine, l'utilizzo del modello F23 sarà inibito e si potrà utilizzare solamente il modello F24.

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di Giuseppe Aymerich

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