UNI 10200: Ripartizione spese riscaldamento


UNI 10200: Le implicazioni della norma tecnica sulla ripartizione delle spese di riscaldamento e acqua calda sanitaria
UNI 10200: Ripartizione spese riscaldamento
Uno degli argomenti principali che si affronta in quest’anno nei condomini con riscaldamento centralizzato è l’applicazione delle nuove normative per la ripartizione delle spese di riscaldamento ed acqua sanitaria. Lo stato italiano ha adottato la direttiva 2012/27/UE del 25 ottobre 2012 che imponeva agli Stati membri di conseguire un obiettivo nazionale indicativo globale di risparmio energetico pari al 9% entro il 2016, mediante servizi energetici e altre misure di miglioramento dell’efficienza energetica. Entro il 31 dicembre 2016 ogni condominio servito da un impianto termico centralizzato o da teleriscaldamento deve adottare di contatori individuali per misurare il consumo di calore e di acqua calda sanitaria per ciascuna unità immobiliare.
Tramite la norma tecnica UNI 10200, elaborata dalla Commissione Tecnica 803 del CTI a supporto delle disposizioni legislative in materia di ripartizione delle spese, vengono forniti i criteri per ripartire la spesa totale di riscaldamento e acqua calda sanitaria negli edifici di tipo condominiale dotati di impianti termici centralizzati.
Le principali disposizioni tendono ad unire contabilizzazione del calore con termoregolazione. Semplicemente la contabilizzazione permette di "contare" l’energia richiesta per riscaldare la singola unità immobiliare (si ottiene con dispositivi atti a misurare il calore come contatori, ripartitori ed altri sistemi) mentre la termoregolazione consente di gestire l’erogazione di calore secondo le esigenze del singolo utente (e si ottiene principalmente con valvole termostatiche o altri sistemi) . Lo scopo è quindi di rendere l’utente in condizione di poter gestire il riscaldamento in maniera completamente autonoma all’interno della propria unità immobiliare - senza per altro avere un impianto autonomo - con la conseguenza che egli stesso pagherà la quota corrispondente alla quantità di calore erogata, secondo il principio "pago in base a quanto consumo". In altre parole, la termoregolazione e la contabilizzazione del calore premiano il comportamento virtuoso del singolo utente che può ottenere, nella maggior parte dei casi, una riduzione dei consumi.
La norma quindi impone di eseguire le seguenti azioni:
· una progettazione (obbligatoria secondo la legge n.10/1991), un’installazione (da parte di professionisti abilitati) e un collaudo;
· Installazione dei dispositivi atti a misurare il calore (contatori, ripartitori e altri sistemi) e a regolare lo stesso (valvole termostatiche);
· un criterio di ripartizione, ovvero la UNI 10200;
· una gestione nel tempo che miri anche a una corretta e costante informazione dell’utente finale (letture dispositivi e relativi consumi).

Un importante principio contenuto nella UNI 10200 è il rispetto di quanto indicato nella legge n. 10/1991 secondo cui ciascun utente paga in base a quanto effettivamente registrato. Tale principio è contenuto in una norma imperativa e pertanto non derogabile nemmeno con l’unanimità dei condomini; qualsiasi indicazione contrattuale controversa, all’articolo 26 comma 5 della Legge n.10/1991, è da considerarsi nulla. Per il calcolo "dei consumi effettivi" e il loro riparto è importante usare quindi quanto previsto dalla norma tecnica ovvero la UNI 10200 che permette per chi la applica di avere la presunzione di esecuzione e regola d’arte.
Il principio su cui si basa la UNI 10200 è la ripartizione del costo del calore prodotto dal generatore, che dipende dal costo del vettore energetico utilizzato e dall’efficienza dell’impianto di generazione. L’energia termica utile prodotta viene quindi suddivisa in base ai:
· consumi volontari (quota variabile), ovvero quelli dovuti all’azione volontaria dell’utente mediante i dispositivi di termoregolazione (valvola termostatica o termostato), che vanno ripartiti in base alle indicazioni fornite dai dispositivi (letture) atti alla contabilizzazione del calore (contatori, ripartitori e altri sistemi);
· consumi involontari (quota fissa), ovvero quelli indipendenti dall’azione dell’utente e cioè principalmente le dispersioni di calore della rete di distribuzione, che vanno ripartiti in base ai millesimi di riscaldamento.
Per quanto riguarda i millesimi di riscaldamento visto che si è di fronte spesso ad impianti costruiti negli anni 60 e spesso soggetti a ristrutturazione conviene una riclassificazione (secondo la nuova normativa tecnica uni 10200 e UNI/TS 11300) secondo i millesimi di potenza termica installata o i millesimi di fabbisogno. Il calcolo dei millesimi non è richiesto ogni qual volta siano fatti interventi all’interno di una singola unità immobiliare, come per esempio la sostituzione degli infissi questo perché l’eventuale beneficio di tali lavori si otterrà nei consumi volontari. Nel caso di calcolo del fabbisogno in funzione dell’edificio, secondo quanto indicato dai professionisti, va calcolato come realizzato in origine mentre per il calcolo dei consumi involontari o per il calcolo del rendimento di generazione si deve fare riferimento alle condizioni vigenti dell’edificio poiché la contabilizzazione tiene conto ovviamente della situazione attuale e non di quella originale.
Infine si posso riassumere alcuni passaggi per la ripartizione della spesa totale di riscaldamento e acqua calda sanitaria secondo la UNI 10200:
1) determinare la spesa totale;
2) determinare l’energia utile prodotta;
3) calcolare il costo unitario dell’energia utile, ovvero il costo dell’energia all’uscita dal generatore. Nel caso il generatore sia anche adibito alla produzione di acqua calda sanitaria è necessario risalire a quanta energia prodotta dal generatore sia stata utilizzata per tale scopo. Per questa ragione è consigliato installare un contatore per i consumi di energia per riscaldamento e un contatore per i consumi di acqua calda sanitaria;
4) ripartire l’energia utile totale fra consumi volontari e involontari. Nel caso di contabilizzazione diretta (contatori di calore) i consumi involontari, ovvero le dispersioni della rete di distribuzione, sono dati per differenza, sottraendo al consumo totale (energia totale erogata dal generatore) quello delle unità immobiliari e dei locali a uso collettivo (se presenti). In presenza invece di contabilizzazione indiretta (ripartitori e altri sistemi), dal momento che non è possibile misurare quanta energia viene richiesta da ciascuna unità immobiliare poiché i dispositivi non forniscono una misura espressa in kWh ma bensì in unità adimensionali, le dispersioni si calcolano mediante la UNI/TS 11300-2. Così facendo, sottraendo al consumo totale le dispersioni calcolate secondo le condizioni di progetto, è possibile determinare i consumi volontari delle singole unità immobiliari. In alternativa a tale procedura, la UNI 10200, in funzione delle differenti tipologie di edifici, prevede l’utilizzo di determinati coefficienti che attribuiscono valori prestabiliti al consumo involontario. Tale soluzione è da considerarsi sicuramente più semplice e meno onerosa rispetto al calcolo analitico dettagliato dalla UNI/TS 11300-2;
5) ripartire l’energia utile volontaria in base alle letture delle apparecchiature;
6) ripartire l’energia utile involontaria in base ai millesimi di riscaldamento.

Spesso il metodo più semplice per determinare quanto sia da suddividere tra consumo volontario ed involontario è quello delle percentuali, ovvero che la spesa fissa e variabile siano determinate a priori (per esempio rispettivamente 30% e 70%). La UNI 10200 non prevede la determinazione a priori delle due quote, ma com’è stato precedentemente illustrato fornisce la procedura per calcolare (annualmente) le quantità in gioco. Tale approccio, al contrario del metodo delle percentuali, garantisce quindi una ripartizione della spesa che tiene conto sia delle eventuali variazioni climatiche che si possono registrate da un anno con l’altro, sia del comportamento del singolo utente. Di fatto, si può dire che il metodo delle percentuali non premia il comportamento virtuoso dell’utente.

Articolo del:


di Brusò dott. Francesco

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