Psicoanalisi e psicoterapia: modelli della clinica


La consultazione psicoanalitica offre la possibilità di praticare la psicoanalisi dal primo incontro.
Psicoanalisi e psicoterapia: modelli della clinica
La consultazione psicoanalitica offre la possibilità di praticare la psicoanalisi dal primo incontro. Stekel (1950) attribuisce grande importanza al primo incontro: «il risultato del trattamento psicoanalitico è spesso deciso nella prima sessione». Data la sua importanza e le implicazioni che essa ha per le fasi successive, ne segue immediatamente che ogni analista esperto deve essere padrone di questo strumento applicativo della psicoanalisi. Klauber (1971) ha discusso la prima consultazione nei termini del desiderio di fare una diagnosi specificamente psicoanalitica, che tenga conto di difese, valutazioni complesse e motivazioni, per raggiungere una conoscenza significativa della personalità, che risale molto indietro nella storia del paziente.
L'aspetto più importante è che questa diagnosi tiene in conto l’intensità della coazione a ripetere vecchi schemi di comportamento, sia dentro che fuori dell’ analisi (pp. 150-151). In una consultazione di questo tipo, l'oggetto del nostro interesse scientifico non è limitato ai pazienti con una particolare psicopatologia, ma comprende anche l'analista con le sue reazioni individuali di fronte al paziente e la sua comunicazione verbale e non verbale. Si tratta di un incontro tra due persone con ruoli diversi nella comprensione della scena emergente dell'inconscio.
Thoma (1984) ancora una volta ha attirato l'attenzione sul personale contributo dell'analista alla genesi di un efficace incontro psicoanalitico - un contributo che, insieme ad una permanente autoanalisi, è un prerequisito dell’aspetto effettivamente psicoanalitico di questo incontro, pur non essendone l’obiettivo.
Lo scopo principale è comprendere la scena inconscia, che è il rapporto di transfert / controtransfert. Essa riproduce, come un’immagine vista attraverso una lente d'ingrandimento, i conflitti internalizzati del paziente e i tratti delle sue relazioni oggettuali: le informazioni sulla storia del paziente e l’attualizzazione della sua vita allora completano poi il processo di comprensione, in modo che tutto diventi ovvio. Quindi, diventano visibili le strutture dell’organizzazione pulsionale difensiva e delle sue dinamiche inconsce, insieme con il suo ruolo nel dare forma e disegno nella rappresentazione inconscia.
Eissler (1950) afferma che l'obiettivo della psicoanalisi non è il cambiamento strutturale. Questo si otterrebbe attraverso supporti psicoterapeutici, indipendentemente dalla loro frequenza e dall’ambiente specifico; è ciò che è coinvolto in questo processo che è psicoanalisi. Per Winnicott (1962) la psicoanalisi implica la verbalizzazione del conscio in termini di transfert (p. 170).

Questo è applicabile, mutatis mutandis, alla prima consultazione psicoanalitica; e, da questo primo incontro, la struttura di comunicazione nel rapporto tra i due partecipanti è interpretata in termini di transfert: la struttura del rapporto varia, e ciò costituisce un importante primo passo verso un cambiamento strutturale del paziente, il cui successo richiede un’ulteriore elaborazione durante l'analisi. Per garantire il necessario spazio interno necessario per codesto sviluppo, si richiede un atteggiamento professionale che stabilisca una distanza tra analista e paziente (Winnicott, 1960, p. 161).

BIBLIOGRAFIA

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KLAUBER, J. (1971). Personal attitudes to psychoanalytic consultation. Difficulties in the Analytic Encounter. New York and London, Jason Aronson, 1981, pp. 141-159.
SANDLER, J. (1976). Countertransference and role responsiveness. Int. Reu. Psychoanal., 3: 43-48.
THÖMA, H (1984). Der Beitrag des Psychoanalytikers zur Uberstragung. Psyche, 38: 29-62

WINNICOTT, D. W. (1960). Countertransference. The Maturarional Processes and the Facilitating Environment. London, Hogarth Press and the Institute of Psycho-Analysis, 1965. (1967). The location of cultural experience: Playing and Reality. London, Tavistock Publications, 1971.

Articolo del:


di prof. Roberto Pasanisi

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