Ambienti confinati, progettare meglio


Modificare gli accessi agli ambienti confinati per agevolare gli operatori si può
Ambienti confinati, progettare meglio
La pluriennale esperienza nel campo degli ambienti confinati, in veste di rappresentante del datore di lavoro committente (art. 3 c. 2 D.P.R. 177/11), ha permesso di rilevare alcune problematiche, apparentemente banali, che potrebbero essere tranquillamente evitate, ma che purtroppo concorrono e non poco ad accentuare il pericolo a cui sono esposti i lavoratori a che operano negli spazi confinati. Una di queste è certamente dovuta alla carenza di attenzione, in fase progettuale e costruttiva, alle modalità di accesso agli ambienti confinati, avendo probabilmente trascurata l’eventualità di successivi interventi al loro interno. Sovente l’accesso a questi luoghi pericolosi avviene attraverso aperture decisamente inadeguate, per ampiezza, numero e talvolta per collocazione, capita infatti che questi pseudo accessi siano stati collocati in posti il cui raggiungimento espone il lavoratore ad ulteriori rischi, ad esempio la caduta dall’alto.
Con il termine "ambiente confinato" si intende uno spazio totalmente o parzialmente chiuso, caratterizzato da limitate aperture di accesso e da una ventilazione naturale sfavorevole, in cui il pericolo di morte o di infortunio grave è molto elevato, a causa della presenza di sostanze, agenti chimici o condizioni di pericolo (ad es. mancanza di ossigeno).
Si tratta evidentemente di uno spazio che non è stato progettato e costruito per essere occupato da persone, né destinato ad esserlo, ma che tuttavia, per l’esecuzione di interventi lavorativi come l'ispezione, la manutenzione o la riparazione, la pulizia, l’installazione di dispositivi tecnologici, ecc., può richiedere la presenza di personale al suo interno.
Esempi possono essere: cisterne interrate o fuori terra, auto e ferro-cisterne, fognature o condotte sotterranee, cunicoli, pozzi di ascensori/montacarichi, recipienti, celle di refrigerazione, camere di combustione di fornaci, magazzini con atmosfera inibitrice del fuoco, armadi di analizzatori o di altri strumenti, piccoli locali accessori.

Accade tuttavia che questi spazi, pensati, progettati e costruiti per i più disparati impieghi, tranne quello della presenza umana, finiscano invece per essere "visitati" a più riprese, talvolta con esiti infausti.
Il D.P.R. n. 177 del 14 settembre 2011, pubblicato in G.U. l’8 novembre 2011, in vigore dal 23 novembre 2011, introduce misure di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e delle imprese operanti in ambienti sospetti di inquinamento di cui agli artt. 66 e 121 del D.Lgs. 81/08 e negli ambienti confinati di cui al p. 3 dell’All. IV al D.Lgs. 81/08.
Il D.P.R. stabilisce che tutte le attività lavorative svolte nei settori di cui sopra, devono essere effettuate da imprese o lavoratori autonomi qualificati, che abbiano quindi una adeguata formazione e risultino in possesso di requisiti di idoneità, ciò al fine di applicare correttamente le direttive del citato art. 66 del D.Lgs 81/08.
Se proviamo ad immaginare una persona che, oberata dai necessari dispositivi di protezione individuale (tuta, stivali, guanti, maschera/autorespiratore, elmetto, imbracatura, ecc.), più gli eventuali attrezzi che servono ad eseguire l’intervento, che sappiamo collocato in un luogo assai poco desiderabile, deve per di più transitare da un’apertura inadeguata, dalla quale devono passare la scala, l’impianto di ventilazione, cavo per l’illuminazione, cavo di sicurezza, eventuali materiali, nonché tutte le comunicazioni fra gli operatori che stanno all’interno con quelli in esterno, possiamo comprendere che il problema delle dimensioni e della collocazione dei varchi di accesso agli ambienti confinati meriti molta più attenzione di quanta fino ad oggi concessa.
E’ quindi necessario rivedere i criteri di progettazione di uno spazio, sia esso un serbatoio, un pozzo, una condotta sotterranea, o altro, che sappiamo andrà ad inserirsi nella categoria degli ambienti confinati o sospetti di inquinamento, avendo ben chiaro che, per una corretta scelta delle soluzioni costruttive, non è possibile prescindere da un’accurata valutazione delle condizioni a contorno e di esercizio, proprio in previsione di eventuali interventi manutentori che nel futuro potrebbero richiedere la presenza di persone in detto spazio.

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di Puppo Mario

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