Disturbo borderline: quando intervenire?


Non si tratta di un disturbo risolvibile con la crescita, chi ha un Disturbo borderline deve essere aiutato
Disturbo borderline: quando intervenire?
Si sente spesso parlare di personalità disturbate, di comportamenti devianti, di sindromi patologiche, il più delle volte riferite agli adolescenti e ai giovani adulti. Ma quali sono i criteri che ci consentono di stabilire se siamo in presenza di un momento di rottura trasgressiva messa in atto da un adolescente che rifiuta i modelli familiari e i limiti imposti dall’educazione o piuttosto di un più grave disturbo di personalità? Il limite tra una personalità "normale" e una "patologica" non è mai netto, soprattutto in certe fasi della vita, perché gli stessi comportamenti devianti o distruttivi che troviamo in alcuni disturbi psichiatrici possono manifestarsi anche in un adolescente ribelle che, oltre a far uso di sostanze stupefacenti e a mettersi spesso in situazioni di pericolo, cerca a tutti i costi il conflitto con l’adulto senza soffrire di alcun disturbo psichiatrico.

L’esempio più eclatante di questo fenomeno è quello che in ambito psichiatrico viene definito "disturbo borderline della personalità", caratterizzato da impulsività, rabbia immotivata e, soprattutto, da instabilità emotiva, che si riflette nelle relazioni interpersonali e nell’immagine di sé. Questi sono tutti comportamenti che possiamo incontrare anche in molti vissuti adolescenziali senza che per questo si debba parlare di patologia. Nel caso del paziente borderline, soprattutto se adolescente, può quindi risultare difficile che i compagni e i genitori capiscano che si tratta di un disturbo, nonostante la presenza di aspetti e gesti che, nonostante la loro gravità, spesso vengono sottovalutati. Tra i coetanei vengono banalizzati, perché confusi con gli atti oppositivi o dimostrativi tipici dell’età adolescenziale che col tempo si ridimensionano; gli adulti, a partire dai genitori, ne fanno piuttosto un problema di educazione, pensando di "sistemare" certi comportamenti devianti con delle misure correttive o restrittive. Tuttavia, anche se apparentemente i comportamenti sono molto simili, siamo in presenza di due fenomeni ben diversi da non sottovalutare, a partire dalle motivazioni che li generano. Mentre l’adolescente esprime un bisogno evolutivo - quindi transitorio - di contrapposizione nei confronti dell’adulto per distinguersi da lui e affermare la propria identità, il disturbo borderline di personalità, a differenza della crisi dell’adolescente, non si risolve con la crescita, perché in esso permangono degli aspetti gravemente disfunzionali: un disturbo di personalità borderline deve essere aiutato. In esso, infatti, la persona sperimenta cronici sentimenti di vuoto e paure di abbandono che generano la sua instabilità emotiva: le relazioni sono intense, ma gravemente instabili e spesso conflittuali, caratterizzate da frequenti rotture e cambiamenti drammatici nella visione degli altri, con oscillazione tra sentimenti di idealizzazione e di totale svalutazione. Quello che avviene è un'alterazione delle possibilità che ha una persona - in questo caso di giovane età - di instaurare relazioni umane stabili e costruttive perfino con familiari e amici, a causa del suo modo disfunzionale di vivere i rapporti. Gli sforzi disperati messi in atto per evitare l’abbandono da persone significative, (abbandono più temuto che reale almeno inizialmente), si esplicano in minacce di suicidio e atti di autolesionismo. Nel disturbo borderline di personalità, inoltre, l’instabilità ricade anche sull’immagine di sé e sull’umore con cambiamenti repentini, con esplosioni di rabbia e di violenza, in particolare in risposta alle critiche, accompagnata da una marcata impulsività, che si manifesta in abuso di sostanze, promiscuità sessuale, abbuffate e altre condotte rischiose. Questi diversi aspetti che determinano una personalità patologica, oltre a generare disadattamento sociale, creano grande sofferenza a sé e agli altri, e soprattutto non si risolvono da soli col passare del tempo.

Una volta stabilito che il disturbo di personalità borderline è una grave patologia e non un momento di riorganizzazione evolutiva tipica dell’adolescenza, occorre che le persone con questo disturbo ricevano "aiuto", per il superamento delle crisi acute e la costruzione di un miglior equilibrio relazionale, ricorrendo a interventi terapeutici professionali e mirati, in luoghi di cura fuori dall’ambiente familiare. Il cardine del trattamento è l’approccio psicoterapeutico di supporto e di contenimento del paziente, che lo faccia sentire accolto e gli restituisca il senso di quello che prova. Per ridimensionare le esplosioni e gli attacchi di rabbia lo specialista deve inoltre valutare l’utilità di introdurre un supporto farmacologico o ancora, nei casi più gravi, di un ricovero temporaneo presso una struttura sanitaria protetta.

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di Dottoressa Eliana Feyer

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