Il Fondo che non è un fondo…ma in fondo è un BTP
Uno degli elementi caratterizzanti dei fondi di investimento dovrebbe essere la diversificazione al loro interno, non sempre però si riscontra.
Se vi dicessi che acquistare un fondo di investimento oppure un BTP è la stessa cosa? Mi prendereste per matto...giustamente. Invece, può capitare che questo sia la realtà... Può capitare che una delle maggiori banche del paese lo proponga ai suoi ignari clienti...
Partiamo dal principio della storia: da molti anno esistono sul mercato finanziario i fondi comuni di investimento, strumenti nati nell’ottica della diversificazione, offrendo la possibilità, anche con piccole somme, di investire in un numero di titoli elevatissimo, al fine abbassare i rischi dell’investimento stesso. Tipicamente questi strumenti non avevano delle date di scadenza come altri strumenti finanziari, ma, negli ultimi anni, l’industria finanziaria ha strutturato una nuova tipologia di fondi: i fondi a cedola, tipicamente a orizzonte temporale definito. Questa tipologia viene proposta già da qualche anno da quasi tutte le banche.
Le banche hanno diversi vantaggi da questi strumenti, vantaggi che si riflettono sul cliente in modo negativo. In primis c’è un problema di trasparenza: il risparmiatore che acquista un’obbligazione sa esattamente quale è il rendimento annuo fino a scadenza e quale è l’emittente. In questi fondi vengono promessi spesso rendimenti assolutamente irrealistici rispetto al mercato attuale e, puntualmente, le aspettative del risparmiatore vengono disattese. Inoltre, chi sottoscrive non ha la minima idea di quale sia la composizione del fondo stesso. Ovviamente c’è un problema di costi, sia per la gestione annua che per l’uscita, per la quale vengono applicate delle penali di riscatto anticipato della posizione. Infine c’è il tema delle cedole, che a seconda del fondo, possono essere anche elargite restituendo parte del capitale investito se il fondo non genera una plusvalenza, così, alla scadenza, ci si potrebbe vedere restituire un capitale inferiore al versato.
Assodati gli elementi appena descritti, il cliente perché sottoscrive questi prodotti? Semplicemente perché la cultura finanziaria è tipicamente scarsa e il fondo a cedola risponde apparentemente ad esigenze a cui hanno nel passato risposto le obbligazioni (Bot, BTP o altri titoli della stessa natura). Le banche hanno gioco facile nel proporre strumenti che sulla carta hanno caratteristiche ricercate da molti risparmiatori. In più, essendo un fondo, possono promuovere gli elementi che hanno sempre caratterizzato questi strumenti come la grande diversificazione che una singola obbligazione non potrà mai offrire...è necessario però accertarsi che la diversificazione ci sia.
Tornando all’inizio dell’articolo, vi ricordate il fondo che è un BTP? Sì, un mio cliente si è presentato nel mio studio con un fondo obbligazionario a cedola dal nome abbastanza particolare (non citerò nome del fondo e banca collocatrice per correttezza), venduto da uno dei maggiori gruppi bancari italiani. Raccolta tutta la documentazione ho iniziato la mia analisi. Il risultato ha del paradossale a mio avviso.
Il fondo è stato collocato tra i clienti a inizio 2013 e scadrà a gennaio 2018. Il risultato a fine ottobre 2016 è stato circa del 4,6% totale, considerando le cedole staccate periodicamente. Fin qui niente di strano, non un gran risultato ma meglio di niente. Analizzando però la composizione ho notato qualcosa di incredibile e, a mio avviso, scorretto.
Il fondo è costituito da oltre l’85% di titoli di stato italiani...scusate la diversificazione, non era un elemento peculiare dei fondi??? Sapete un BTP acquistato il primo febbraio 2013 con scadenza il primo febbraio 2018 quanto ha reso fino a Ottobre 2016? Circa il 14% complessivo.
Riassumendo, il fondo è quasi completamente investito in titoli di stato italiani e ha reso il 4,6%, il BTP scadenza 01/02/2018 (ISIN IT0004273493) ha offerto un rendimento pari circa al 14% considerando cedole e aumento di prezzo. La differenza è quasi del 10%, un mancato guadagno importante per tutti i risparmiatori che hanno investito in questo fondo. Sottolineo ancora una volta che la diversificazione viene creata inserendo nel fondo tanti titoli di diversi emittenti, non l’85% di un solo emittente.
In breve, la banca ha venduto un BTP mascherandolo da fondo, al fine di poter applicare costi che creassero una remunerazione per la banca stessa, erodendo così i possibili guadagni del risparmiatore.
Partiamo dal principio della storia: da molti anno esistono sul mercato finanziario i fondi comuni di investimento, strumenti nati nell’ottica della diversificazione, offrendo la possibilità, anche con piccole somme, di investire in un numero di titoli elevatissimo, al fine abbassare i rischi dell’investimento stesso. Tipicamente questi strumenti non avevano delle date di scadenza come altri strumenti finanziari, ma, negli ultimi anni, l’industria finanziaria ha strutturato una nuova tipologia di fondi: i fondi a cedola, tipicamente a orizzonte temporale definito. Questa tipologia viene proposta già da qualche anno da quasi tutte le banche.
Le banche hanno diversi vantaggi da questi strumenti, vantaggi che si riflettono sul cliente in modo negativo. In primis c’è un problema di trasparenza: il risparmiatore che acquista un’obbligazione sa esattamente quale è il rendimento annuo fino a scadenza e quale è l’emittente. In questi fondi vengono promessi spesso rendimenti assolutamente irrealistici rispetto al mercato attuale e, puntualmente, le aspettative del risparmiatore vengono disattese. Inoltre, chi sottoscrive non ha la minima idea di quale sia la composizione del fondo stesso. Ovviamente c’è un problema di costi, sia per la gestione annua che per l’uscita, per la quale vengono applicate delle penali di riscatto anticipato della posizione. Infine c’è il tema delle cedole, che a seconda del fondo, possono essere anche elargite restituendo parte del capitale investito se il fondo non genera una plusvalenza, così, alla scadenza, ci si potrebbe vedere restituire un capitale inferiore al versato.
Assodati gli elementi appena descritti, il cliente perché sottoscrive questi prodotti? Semplicemente perché la cultura finanziaria è tipicamente scarsa e il fondo a cedola risponde apparentemente ad esigenze a cui hanno nel passato risposto le obbligazioni (Bot, BTP o altri titoli della stessa natura). Le banche hanno gioco facile nel proporre strumenti che sulla carta hanno caratteristiche ricercate da molti risparmiatori. In più, essendo un fondo, possono promuovere gli elementi che hanno sempre caratterizzato questi strumenti come la grande diversificazione che una singola obbligazione non potrà mai offrire...è necessario però accertarsi che la diversificazione ci sia.
Tornando all’inizio dell’articolo, vi ricordate il fondo che è un BTP? Sì, un mio cliente si è presentato nel mio studio con un fondo obbligazionario a cedola dal nome abbastanza particolare (non citerò nome del fondo e banca collocatrice per correttezza), venduto da uno dei maggiori gruppi bancari italiani. Raccolta tutta la documentazione ho iniziato la mia analisi. Il risultato ha del paradossale a mio avviso.
Il fondo è stato collocato tra i clienti a inizio 2013 e scadrà a gennaio 2018. Il risultato a fine ottobre 2016 è stato circa del 4,6% totale, considerando le cedole staccate periodicamente. Fin qui niente di strano, non un gran risultato ma meglio di niente. Analizzando però la composizione ho notato qualcosa di incredibile e, a mio avviso, scorretto.
Il fondo è costituito da oltre l’85% di titoli di stato italiani...scusate la diversificazione, non era un elemento peculiare dei fondi??? Sapete un BTP acquistato il primo febbraio 2013 con scadenza il primo febbraio 2018 quanto ha reso fino a Ottobre 2016? Circa il 14% complessivo.
Riassumendo, il fondo è quasi completamente investito in titoli di stato italiani e ha reso il 4,6%, il BTP scadenza 01/02/2018 (ISIN IT0004273493) ha offerto un rendimento pari circa al 14% considerando cedole e aumento di prezzo. La differenza è quasi del 10%, un mancato guadagno importante per tutti i risparmiatori che hanno investito in questo fondo. Sottolineo ancora una volta che la diversificazione viene creata inserendo nel fondo tanti titoli di diversi emittenti, non l’85% di un solo emittente.
In breve, la banca ha venduto un BTP mascherandolo da fondo, al fine di poter applicare costi che creassero una remunerazione per la banca stessa, erodendo così i possibili guadagni del risparmiatore.
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