Stabilità degli alberi: come si valuta?


Cosa determina la stabilità degli alberi? Una disciplina ancora poco conosciuta ma già ampiamente utilizzata anche nelle aule giudiziarie
Stabilità degli alberi: come si valuta?
Un aspetto troppo spesso sottovalutato nella gestione del verde urbano, sia pubblico che privato, è la condizione fitosanitaria degli alberi d’alto fusto.
Non capita raramente di assistere, per esempio in seguito a un temporale estivo, alla caduta di alberi (o parti di questi), anche se ritenuti "sani" all’apparenza.
Questi fenomeni, perfettamente normali e di norma non pericolosi in un bosco, in ambienti urbanizzati possono concludersi con esiti anche gravi per cose o persone.
Gli alberi cittadini non sempre hanno vita facile: spesso sono urtati e danneggiati dagli automobilisti (soprattutto nei parcheggi) o sono usati impropriamente per appendere oggetti o striscioni, per non parlare della realizzazione e manutenzione dei sottoservizi (fognature, cavi elettrici, ecc.) che comporta la realizzazione di scavi con danni ingenti all’apparato radicale (e quindi alla capacità di ancoraggio).
Ogni ferita, anche piccola, inferta alla corteccia, può essere una facile via d’accesso per le infezioni fungine che causano la carie del legno la quale, degradando i tessuti, rischia di compromettere seriamente la sicurezza dell’albero.
Le diverse specie arboree reagiscono in modo differente ai patogeni, motivo per cui è necessario avere una buona esperienza e conoscenza delle peculiarità specifiche. Alcune specie riescono a compartimentare i tessuti malati, isolandoli del tutto e bloccando così l’avanzamento del fungo, mentre altre non sono in grado di farlo rendendo il soggetto potenzialmente anche molto pericoloso.
Un primo approccio per valutare la propensione al cedimento di un albero è il metodo VTA o Visual Tree Assessment, che consiste in una valutazione visiva delle condizioni fitosanitarie della pianta, della sua morfologia e delle interazioni con il contesto in cui dimora.
Questo metodo considera il soggetto nella sua interezza, studiando le condizioni delle radici (visibili) e della chioma, passando per il fusto.
Si rileva così la presenza di radici danneggiate, superficiali o strozzanti, la presenza di concavità o iperplasie e ferite sul fusto, la presenza di branche secche o in fase di disseccamento, ecc. Si tiene conto inoltre dell’inclinazione del fusto, della forma della chioma e della presenza di carpofori (corpi fruttiferi) di funghi cariogeni o di ferite (oltre che della loro ubicazione).
Il dottore agronomo utilizza questi dati e la sua esperienza per formulare un giudizio riguardante gli eventuali interventi da attuare sul soggetto, quali consolidamenti o potature e, nei casi più gravi, la sostituzione.
Nel caso ci fossero dubbi sulle condizioni dei tessuti interni, dalla valutazione puramente visiva, si passa alla valutazione strumentale, per esempio tramite l’utilizzo di un dendrodensimetro, strumento che misura la resistenza opposta dal legno alla perforazione tramite un apposito ago rotante.
I risultati sono registrati da un computer e riportati su un grafico che permette di comprendere lo stato di salute del legno e l’estensione di eventuali fenomeni degenerativi.
É importante comunque ricordare che sia il metodo visivo sia il metodo strumentale (quello descritto come altri), non esprimono una certezza, bensì una probabilità, una propensione, nei confronti del cedimento.

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di Luca Masotto

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