Trasmissione d'impresa e passaggio generazionale


Il trasferimento d’impresa va visto come un processo almeno di medio termine
Trasmissione d'impresa e passaggio generazionale
Il tema della trasmissione d’impresa (trasferimento a terzi) e del passaggio generazionale (trasmissione in famiglia) è ancora relativamente giovane dal punto di vista dell’analisi organizzativa.
Tuttavia si è già affermato un approccio usuale (proprio non vorremmo definirlo classico, termine troppo nobile per l’oggetto in esame) con cui affrontarlo, e tale approccio ha in sé purtroppo almeno due gravi distorsioni, l’una riguardante come trattare la singola impresa, l’altra riferita all’impatto sui diversi, interi settori economici nel cui ambito si verifica.
1. L’approccio usuale riguardo alla singola impresa.
Tale approccio tende a considerare il trasferimento come una fase, tendenzialmente di breve-medio termine, e si concentra soprattutto sull’efficienza formale e finanziaria delle procedure tecniche di trasmissione.
Come rilevato anche dalla Commissione Europea, sarebbe invece molto più funzionale un diverso approccio, che considerasse la transizione come processo, e fosse focalizzato sull’efficacia dell’esito, dell’operazione, mirando a mantenere o possibilmente a potenziare la competitività innovativa dell’impresa da trasferire.
2. L’approccio usuale riguardo ai diversi settori d’impresa.
Se si guarda molto da vicino al trasferimento della singola impresa, si tende a perdere di vista quali siano i processi di deterioramento competitivo di interi settori.
Tali processi sono purtroppo attivi, e implicano una perdita di competitività dell’intero territorio.
Ma il trasferimento, quando riguarda un’impresa, è ben altra cosa che un ordinario trasferimento di beni patrimoniali.
Beni come un immobile o come titoli finanziari di vario tipo possono essere trasferiti in una prospettiva di manutenzione, sostanzialmente passiva, perché tendenzialmente tesa ad assicurare lo status quo.
Ciò comporta un rischio di depauperamento relativo.
Al contrario, il trasferimento di un’impresa, specie se micro o piccola (in tal caso per lo più molto legata alla figura imprenditoriale di chi trasferisce l’azienda) comporta non solo una semplice manutenzione, ma un approccio dinamico, teso al mantenimento di una capacità competitiva e d’innovazione.
Ciò implica che al timone dell’impresa subentrante non basti una figura di semplice "manutentore", fosse pure questa figura dotata di competenze manageriali.
Occorre invece che alla guida dell’azienda trasferita si insedi una figura con spirito imprenditoriale, quell’ingrediente cioè che è essenziale per garantire una continuità competitiva.
Il che, quasi sempre, significa anzi la capacità di garantire una discontinuità competitiva: quella che - come risulta da innumerevoli esperienze sul campo - consente alla mera azienda - insieme di strutture, di persone e di mezzi - di farsi impresa, cioè organismo attivo e vitale, capace di adottare cambiamenti, per adattarsi competitivamente al meglio all’evoluzione dello scenario economico e sociale nel cui ambito si trova ad operare.
Concludendo:
1. Il trasferimento d’impresa non va visto come un processo di breve (o al massimo medio) termine, il cui obiettivo è la mera trasmissione "conveniente sotto il profilo economico" del complesso dei beni aziendali.
Va visto invece come un processo almeno di medio termine, il cui obiettivo è mirare alla continuità competitiva dell’impresa sul mercato, che è una componente essenziale dello scenario in costante cambiamento.
2. Una chiave di lettura, che sia almeno un po’ al disopra degli interessi dei singoli proprietari attuali o futuri della singola impresa, dovrebbe guardare al di là del singolo caso, ma estendere la propria visione all’insieme delle imprese in fase di trasmissione nei vari settori.
In altre parole, dovrebbe estendersi ai flussi di imprese che silenziosamente sono in corso nei diversi settori aziendali, come ad es. i trasporti, le costruzioni, ecc.
In mancanza di un’attenzione mirata, questi interi settori rischiano silenziosamente di dissolversi.

Articolo del:


di Toni Brunello

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