Allenamento o adattamento?


La sfida del Coaching formativo
Allenamento o adattamento?
Un eccentrico filosofo tedesco sostiene che tutta la vita è allenamento. Sloterdijk individua, infatti, nell’esercizio la chiave per interpretare le nostre giornate, la cultura, la religione, le civiltà. Chiama "antropotecniche" i tentativi che gli uomini mettono in atto in cerca di una nuova elevazione.
La "scalata del monte improbabile" rappresenta la ricerca di una nuova forma frutto di impegno e visione di una vetta auspicata.
E’ stato giustamente definito un Personal trainer dell’umanità.
La sua filosofia del cambiamento è affascinante ma, per onestà, occorre riconoscere che anche i vizi e le peggiori abitudini sono frutto di ripetizioni reiterate e, in alcuni casi, sfidanti.
Nella realtà la domanda alla base degli interventi formativi o di coaching offre scenari molto differenziati. In alcuni casi prevale l’esigenza dell’adattamento al contesto, altro che scalata!
La richiesta è ortopedica (Stanchieri) o analgesica.
Gli uffici non comunicano? Facciamo il corso sulla comunicazione efficace!
I collaboratori non collaborano? Eroghiamo un bel percorso sulla leadership!
C’è un clima grigio e di sfiducia? Mandiamo tutti ad un bel ritiro per somministrare ottimismo!
Il cuore dell’intervento, spesso, non riguarda la gestione del cambiamento ma la digestione dell’esistente.
E’ compito dell’interlocutore capire se e come proporre qualcosa di utile per la crescita e lo sviluppo: superare ciò che viene richiesto con una proposta audace. Perché il problema non sta nel corso ,che è solo uno strumento.
Manca una seria analisi della cultura dell’organizzazione.
C’è una domanda insostituibile alla base di un serio piano d’azione.
Quale paradigma è entrato in crisi?
Il paradigma è una convinzione, un’ idea diffusa che regge tutto. Se non individui quello ogni azione formativa o di coaching rischia di essere una protesi, magari gradevole, ma fragile.
O un’aspirina che agisce sui sintomi.
Cosa c’è di unico in quell’azienda?
Quale idea è entrata in crisi?
Cosa pensano di sé stessi, del capo, del cliente?
Le persone che frequentano quell’organizzazione consiglierebbero il prodotto o il servizio ad un amico?
In tal modo si può individuare il problema da trasformare in un obiettivo di sviluppo. E poi sollecitare i tratti di forza che un coach chiama potenzialità.
Nel coaching formativo la parte del trasferimento di nuove competenze è fondamentale ma accompagna l’allenamento. Il cuore sta nel metodo del coaching perché è l’unico capace di focalizzare quella convinzione radicata che blocca lo sviluppo e metterla in crisi per superare la crisi. E può farlo con maggiori probabilità di riuscita proprio perché vede il contesto dall’esterno. Sloterdijk chiama "stato di morte apparente" la condizione di colui che riesce a distaccarsi dalla situazione per pensarla meglio. Chi vive la riunione, il litigio, l’assemblea, il processo, le giornate frenetiche nello studio legale, è talmente immerso nella corrente del fiume da non poter capire dove porterà.
Il lavoro iniziale sta nell’aiutare a mettersi sulla riva. E restituire quella nuova vetta che non si vede perché sprofondati nella routine.

Tutta la vita è allenamento.

Per approfondire:
La passione di comunicare, Armando Floris, historica, 2016
Non c'è problema, stanchieri, Bur, 2016
Un'acrobatica del pensiero, Antonio Lucci, Aracne, 2014

Bibliografia
La passione di comunicare. Armando Floris, Histotica. 2016.
Non c'è problema. Luca Stanchieri, Bur. 2016.
Stato di morte apparente. Peter Sloterdijk, Raffaello Cortina, 2011.
Un'acrobatica del pensiero. Antonio Lucci. Aracne. 2014.

Articolo del:


di Armando Floris

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