Conviene davvero investire nei PIR?


I Piani individuali di risparmio vanno in gran parte a finanziare le banche invece delle piccole medie imprese. Tutto quello che c’è da sapere
Conviene davvero investire nei PIR?
I PIR introdotti con l’ultima Legge di Stabilità e in vigore dal primo gennaio, sono nati con l’obiettivo di risollevare l’economia del paese convogliando il risparmio verso le PMI, quindi a sostegno delle imprese che hanno difficoltà a reperire risorse attraverso il canale bancario.

I PIR sono dei contenitori fiscali all’interno dei quali è possibile collocare diverse tipologie di strumenti finanziari quali fondi, azioni, obbligazioni, ETF o un semplice deposito titoli collegato al conto corrente.

In qualunque forma, gli investimenti devono consistere almeno per il 70% in strumenti finanziari (azioni o obbligazioni quotate e non nei mercati regolamentati) emessi da aziende italiane o europee con una stabile organizzazione in Italia.

Di questo 70%, il 30% (equivalente al 21% dell’investimento complessivo del PIR) deve essere investito in società non comprese nei principali indici di borsa.
La quota investita su un singolo emittente non deve superare il 10% del totale.
Il restante 30% può essere investito in qualsiasi altro strumento, inclusi depositi e conti correnti.

Ciascuna persona fisica non può investire più di 30.000 euro all’anno ed entro un limite complessivo di 150.000 euro.
La durata minima di permanenza nel piano è di 5 anni per beneficiare dell’esenzione fiscale del 26% sul capital gain nonchè quella dalle imposte di successione e donazione.

I costi non sono assolutamente trascurabili, il costo di gestione di un fondo nel prodotto PIR è di circa l’1,75% su base annua, un buon numero di questi fondi contempla anche commissioni di ingresso massime del 2% nonchè commissioni di performance.

Detto questo, analizzando i dettagli di questo progetto è evidente che i presupposti di partenza sono stati stravolti e lo si comprende bene dal monitoraggio condotto da Plus24, di seguito il link:

http://bit.ly/2nYKHvm

Una cosa è certa, la convenienza di sottoscrivere un PIR sta da tutt'altra parte.
Purtroppo dal loro esordio i PIR sono solo un business a vantaggio sempre del sistema ma non certo degli investitori e delle PMI.

Inoltre il mercato italiano è molto volatile, con un elevato livello di rischio e lo storico dei grafici lo racconta disegnandolo molto bene.
Ma il semplice buon senso della diversificazione almeno geografica di un investimento dove lo lasciamo insieme alla valutazione dei costi di un PIR?

L’esenzione di imposta del 26% sulla plusvalenza piuttosto che da quella di successione e donazione, qualora si rispetti il vincolo dei 5 anni, non devono certo far sottovalutare eventuali conseguenze e rischi di una simile scelta anche perché in caso di estinzione anticipata per ripensamento o altro, le tasse sono poi dovute aumentate degli interessi.

Se l'obiettivo è beneficiare di medesimi vantaggi fiscali e successori, ci sono ben altre soluzioni innovative di eccellenza che contemplano però anche la massima diversificazione del portafoglio, la protezione del capitale investito per il raggiungimento del miglior risultato possibile, massima ottimizzazione dei costi.

Solo la conoscenza aiuta a difendersi meglio, ma ancora una volta c'è davvero da chiedersi dove è la consulenza, quella che tutti gli operatori del settore sbandierano in ogni dove.
Perché non si parla di rischi e conseguenze ma solo di ipotetici vantaggi?

I consulenti finanziari avrebbero dovuto intervenire per tempo a tutela dei loro già clienti e dei nuovi invece di preoccuparsi di una folle raccolta di MLN di euro in PIR che sta continuando senza tregua da gennaio.

Le persone, nel caso specifico dei PIR, in qualità di investitori e imprenditori, purtroppo nella maggior parte dei casi, sono considerate sempre e solo dei numeri, dei mezzi da utilizzare esclusivamente per il raggiungimento degli interessi di reti e banche, il solito conflitto d'interessi.
In tutto questo non c'è la benchè minima ombra della consulenza finanziaria.

Lo studio di Consulenza Super Partes rimane a disposizione per chi volesse approfondire l’argomento o conoscere soluzioni alternative di qualità.

Articolo del:


di M. Giovanna Sammatrice

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