Aiuto!!! Il colloquio con gli insegnanti


Ansie e preoccupazioni sul colloquio con gli insegnanti. Il colloquio come giudizio. Il colloquio come scambio
Aiuto!!! Il colloquio con gli insegnanti
Siamo quasi alla fine del primo quadrimestre e per molte famiglie è il momento dei colloqui con gli insegnanti/professori e circolano in casa varie emozioni, ansia soprattutto, significati e aspettative.

Si va al colloquio sapendo chi e' nostro/a figlio/a, ma soprattuto ci si va con aspettative, che diventano quasi certezze, ("andrà bene in storia come me", "spero sia più bravo di me in matematica"). Ma non è tutto, si può vivere il colloquio anche come un momento di giudizio, quando si teme che l'insegnate possa definirci bravi o cattivi genitori sulla base del rendimento o del comportamento dei nostri figli. Così si arriva tesi al colloquio e soprattutto proiettati su noi. Rischiamo di dimenticarci i nostri figli.

Dall''altra parte c'e' l’insegnante, che ci parlerà del rendimento di nostro/a figlio/a, in base agli standard previsti dalla programmazione e, anche lui, in base alle sue aspettative, alle sue idee precostituite ("Un ragazzo cosi brillante non capisco perché non renda di più", ad esempio). E anche in questo caso il ragazzo/ragazza rischiano di sparire.

E’ proprio questo incontro/confronto fra aspettative (più o meno consapevoli) e idee precostituite che rende il colloquio con gli insegnanti un momento delicato e denso di emozioni. Ansia, preoccupazioni che riguardano tutti (genitori e figli) anche se con motivazioni differenti.

Proviamo ad uscire da questo incastro vedendo il colloquio da un'altra prospettiva.

Il colloquio con gli insegnanti è un incontro, che permette uno scambio. Permette al genitore di avere delle informazioni in più per comprendere il figlio/a (ad esempio sul carattere, sul modo di stare in relazione), per orientarlo, sostenerlo anche in situazioni diverse dalla scuola. In questo incontro anche il genitore è molto utile all’insegnante, perchè è una fonte preziosa di informazioni su chi è lo studente, cosa gli piace, cosa lo appassiona, cosa sta vivendo in questa fase di vita.

Cosi, come genitori possiamo sentirci più coinvolti nel percorso scolastico e ciò ha effetto anche sul rendimento, come dimostrano recenti studi americani su Parent Engagement in Schools.

E se il colloquio non va molto bene? Se veniamo a sapere che "Suo figlio è svogliato", "Non si impegna abbastanza"? E’ possibile che anche il genitore abbia del figlio/a la stessa idea dell’insegnante, ma sentirselo dire non fa piacere, perché un altro sta parlando di nostro/a figlio/a ed è come se stesse criticando anche noi (torna il colloquio come giudizio). Questa comunicazione ci attiva rabbia e frustrazione che dobbiamo gestire.

Alcuni genitori possono colludere con l’insegnante e sfogarsi con lui di tutte quelle situazioni in cui anche loro lo/la vedono "svogliato/a", e "Poco impegnato/a", oppure manifestare la rabbia contro l’insegnante portando a questo esempi contrari.

Questa è una situazione tipica in cui l’insegnante usa una categoria, un’etichetta per definire un alunno e anche in questo caso ci si dimentica del ragazzo nella sua totalita'.

E' l'aspetto più insidioso del discorso dell'insegnante, a cui anche lui dovrebbe prestare attenzione. Le valutazioni dell'insegnante sono autorevoli e da rispettare, ma va considerato che sono osservazioni, valutazioni parziali, si basano su un tratto o un comportamento osservato in classe.

Se l'insegnante ha l'idea che il ragazo/a sia svogliato, il rischio e' che usi questa etichetta in ogni momento della sua relazione con lui/lei e influenzera' il loro rapporto (insegnante seccata dall'alunno svogliato ad esempio). La teoria dell’etichettamento (H. Becker) ci spiega quanto sia potente l’uso di certi aggettivi, di certe connotazioni (appunto le etichette) nella costruzione dell’identità. Se per tutti, o per le figure significative, sono lo svogliato, farò del tutto per confermare questa visione di me.

Sarebbe bene ci si ricordasse di questo ogni volta, sia l’insegnante che sta definendo in modo parziale l’alunno, e sia il genitore, che potrebbe anche lui usare questa etichetta e iniziare a vedere il figlio/a solo sotto questo aspetto, amplificando cosi il circolo vizioso.

Potremmo affrontare meglio il coloquio pensandolo come un incontro, uno scambio reciproco, in cui tutti possono dare un contributo. Come momento di scambio produrrà degli effetti sia a breve termine nell’andamento scolastico sia a lungo termine nella relazione con i propri figli e con il sistema scolastico.
Cosi, aiuteremo anche nostro figlio/a, sarà meno intimorito/a se sa che il genitore non va solo a prendere informazioni su di lui/lei ma potrà anche darne. Potrà sentirsi più sostenuto/a nel caso di difficoltà, perché genitore ed insegnante potrebbero provare a capire insieme un cattivo rendimento scolastico e dare l’avvio ad una diversa soluzione del problema.

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di Dr.ssa Marzia Dileo

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