Previdenza Complementare, i vantaggi per le imprese


Ecco i vantaggi riservati alle aziende che decidono di intraprendere la strada della pianificazione previdenziale per i propri dipendenti
Previdenza Complementare, i vantaggi per le imprese
Quando si parla di Previdenza Complementare, solitamente, l'argomento vede come protagonisti: lavoratori dipendenti, liberi professionisti, privati in genere.
Oggi, invece, vorrei focalizzare l'attenzione sui vantaggi riservati alle Aziende che decidono di intraprendere la strada della pianificazione previdenziale per i propri dipendenti.
Partiamo dai VANTAGGI QUANTITATIVI, ovvero i minori costi del lavoro:

- Aumento della quota di deducibilità per il TFR destinato alla Previdenza Complementare. La deducibilità si incrementa del 6% per imprese con meno di 50 addetti e del 4% per imprese con più di 50 addetti.
- Eliminazione del contributo al Fondo di Garanzia TFR dell'Inps, che è pari allo 0,20% del monte Retributivo Annuo Lordo (R.A.L.), in proporzione al TFR versato alla Previdenza Complementare.
- Taglio degli oneri impropri (contributi a maternità, disoccupazione, ecc.): si tratta di uno 0,28% del R.A.L., in proporzione al TFR versato.

Un ulteriore vantaggio quantitativo è dato poi dall'esenzione dell'obbligo di rivalutazione annua del TFR. Mi spiego meglio: il TFR lasciato in Azienda deve essere annualmente rivalutato dell`1,5% + 75% dell'Indice Istat (Inflazione) mentre per le somme che l'Azienda versa nella Previdenza Complementare, questo obbligo non sussiste. Tanto per fare un esempio il TFR è stato rivalutato dell'1,50% nel 2015 e dell'1,79% nel 2016, ma nel 2012 del 3,3%.
Ricordo che oltre al TFR maturando, esiste anche il TFR maturato sul quale, se trattenuto in Azienda, annualmente viene capitalizzata questa rivalutazione, con esborsi non trascurabili da parte dell'Azienda.
Esistono poi i VANTAGGI cosiddetti QUALITATIVI, per esempio una più efficiente gestione dei flussi di cassa, ovvero il sistematico accantonamento di una somma che prima o poi dovrà essere liquidata, mettendosi al riparo da uscite di liquidità improvvise e non programmate. Va considerato anche un miglioramento del clima aziendale e la fidelizzazione dei propri dipendenti, poiché l'imprenditore si preoccupa del loro futuro.
Nel parlare di fidelizzazione delle risorse umane è necessario citare i risparmi contributivi legati ai Premi di Produttività, qualora vengano versati in un fondo previdenziale.
Per fare due calcoli: un premio di produttività di € 2.500,00 costa all'Azienda c.a. il 10% in contributi Inps (esborso 2.500,00 + 250,00 = 2.750,00), mentre il lavoratore riceve netti 2.500,00 euro all'interno del suo fondo pensione.
Se invece lo stesso premio viene versato in busta paga, l'Azienda deve pagare c.a. un 30% di contributi previdenziali Inps (esborso 2.500,00+750,00= 3.250,00), mentre il dipendente sconterà c.a. un 9,19% di contributi all'Inps (ca 230,00 euro); a questa cifra andrà applicata l'aliquota Irpef (per semplificare consideriamo un'aliquota del 30%), risultato: 2.500,00-230,00= 2.270,00 imponibile Irpef = netto in busta paga 1.589,00 euro.
Il dipendente che riceve in busta paga il premio sconta una differenza di 911,00 rispetto allo stesso premio erogato nel fondo pensione, mentre l'Azienda verserà 500,00 euro in più di contributi.

Da questa pratica analisi abbiamo quindi verificato che, prendere in considerazione di coinvolgere le proprie risorse in un piano di Previdenza Complementare, non solo aiuta a fidelizzarle rendendole più consapevoli, ma permette all'Azienda di risparmiare, nel tempo, cifre davvero importanti, gestendo meglio anche i propri flussi di cassa.

Per conoscere con precisione quali potrebbero essere i benefici quantitativi per la propria Azienda, calcolati anche in modo prospettico, analizzando dati reali, è bene sapere che alcuni operatori finanziari sono in grado di offrire servizi evoluti per questo tipo di conteggi, perciò visto che l'anno è appena cominciato, ecco un buon argomento da approfondire.

Articolo del:


di Laura Capovilla

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