Il coaching in breve: finalità e caratteristiche


Questo articolo vuole spiegare il coaching anche attraverso le differenze con altre relazioni d'aiuto quali psicologo o counselor
Il coaching in breve: finalità e caratteristiche
Al giorno d’oggi, specialmente nelle grandi città, si sente sempre più spesso parlare di Coach. Ma al di là delle mode del momento, cercheremo in questo articolo di capire esattamente il ruolo che svolge questa figura e quali sono le differenze tra il suo lavoro e quello di altre figure professionali che di primo acchito potrebbero svolgere un’attività molto simile.

Innanzitutto il coaching si basa sulla logica del POTENZIALE. Si dice infatti che il coach sia un cercatore di potenzialità, in quanto egli opera per aiutare il cliente a rendersi completamente autonomo ed a conseguire gli obiettivi attraverso l’utilizzo delle proprie potenzialità e risorse.

Il coach affronta quindi solo marginalmente i deficit o le problematiche del cliente, sulle quali invece altre figure come lo psicologo, ad esempio, si soffermano. Anche per il coach è importante conoscere il deficit del committente, perché potrebbe diventare un ostacolo nel raggiungimento di qualche obiettivo, oppure perché il cliente stesso non ne è consapevole o non ne ha mai compreso le origini, ma oltre a questa presa di coscienza, il coach non va. Posto che il suo cliente abbia o meno un deficit, il coach si concentra nell’aiutarlo a scoprire le proprie risorse e ad allenarle.

Non legandosi al deficit, che è attinente alla storia ed al passato dell’individuo, il lavoro che il coach conduce insieme al cliente è un lavoro proiettato verso il futuro, o meglio è un cammino verso un traguardo finale, fatto di tanti piccoli risultati.

Un altro aspetto che contraddistingue la relazione di coaching è la durata della stessa: solitamente il lavoro, proprio perché è volto al conseguimento di obiettivi, si estingue in una decina di sessioni d’incontro.

La relazone di coaching è poi una relazione di tipo asimmetrico, ma a differenza delle altre relazioni d’aiuto, nel coaching è il cliente il protagonista delle sessioni: il coach si limita soltanto a favorirne la consapevolezza. Lo psicologo, lo psicoterapeuta ed il conselour guidano invece la relazione d’aiuto e ad offrono consulenza.
Secondo tale ottica, il coach cammina accanto al cliente non lo guida e non lo spinge, perché il suo obiettivo è quello di renderlo consapevole nelle scelte ed indipendente ed autonomo nel raggiungimento dei propri risultati.

Giunti a questo punto sfatiamo una nota diceria sui coach: non sono dei motivatori! La relazione di coaching può esistere solo se un cliente pone un obiettivo sul proprio futuro. Si tratta di obiettivi che magari i clienti, in particolari momenti della propria vita, non riescono a conseguire, ma questo non significa che non siano motivati. Certo, l’obiettivo è facilmente dichiarabile in ambito Business e Sport, mentre in ambito Life (o vita privata) quasi sempre il cliente va dal coach con un problema. Tuttavia ogni problema nasconde un desiderio o un fine ultimo ed il lavoro iniziale del Coach consiste proprio nell’aiutare il cliente ad individuare tale fine.

Un’ultima nota va dedicata alla scelta del coach. È importante affidarsi a veri professionisti, ovvero a figure che abbiano frequentato una Scuola di Coaching accreditata ed abbiano superato un esame per entrare a far parte di un’Associazione di Coach Professionisti, riconosciuta dalla Legge 4/2013. È infatti da tenere presente che Italia esistono, specialmente tra i Life Coach, anche figure che si presentano come tali, ma che non dispongono di tali requisiti.

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di Antonella Colacicco

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