Adolescenti e Sapere


La difficile relazione di una generazione, cannibalizzata dal mercato, dai telefonini e dal web. Come aiutarli e stare nel cambiamento?
Adolescenti e Sapere
Recentemente un papà confida, tra l’orgoglioso e il sorpreso, la nuova esperienza con il figlio adolescente che, anziché uscire in tempo utile per andare a scuola, si attarda sistematicamente sotto la doccia per finire di ascoltare il terzo brano rap che gli dà il buongiorno e, finalmente arrivato a tavola per la colazione, invita papà ad ascoltare un altro autore "fico", che "disegna la musica con i cartoni animati". Una considerazione nuova, quella del figlio verso il genitore, che lo ha ascoltato, che ha atteso, che ha condiviso. Una espressione nuova nel volto del padre, stupito della possibilità che suo figlio avesse condiviso un sapere nuovo con lui, anziché mandarlo a quel paese - per non usare altri termini -, come al solito, all’invito ad accelerare il suo prepararsi per uscire in tempo.
Bisogno di ascolto, bisogno di condividere. Del figlio e del padre. Un bisogno profondo che c’é, nonostante il telefonino e il web progressivamente portino a trovare nuovo sapere lontano dalla relazione tradizionale/familiare e quindi a non cercare il contatto con l’altro per acquisire nuove informazioni.
Il sapere, oggi, un ragazzo ce l'ha in tasca (telefonino, web, ...) e non è più oggetto dell'altro (professore, genitore, ... ). Prima bisognava acquisirlo dall'altro attraverso l'ubbidienza, l'aderenza a regole e la conformità, la seduzione. L'altro attraeva e appassionava. Era il "grande" che sapeva di più. Oggi gli adolescenti non cercano il sapere tradizionale perché hanno un nuovo sapere (rap, murales, tatuaggi, ...), più coinvolgente ed emozionante. Un sapere che non rientra nei test Invalsi e che non viene nemmeno considerato tale.
Ed ecco che il genitore e l’adulto in generale (anche il professore) "non sa", e quindi vale meno. Ecco che a scuola ci vado "quando voglio" e "quando serve".
Nel corso degli anni, a partire da bambino, i giovani hanno imparato ad acquisire il sapere da soli attraverso oggetti del desiderio acquisiti, senza che nemmeno siano stati chiesti. Oggetti che aprono al mondo molto più di quanto un genitore possa fare e spesso abbia mai avuto voglia di fare.
E’ comodo dare ad un bambino il cellulare, così "se serve ti chiamo" o ancor più per sicurezza. Nessun dubbio. Il punto é che oltre al cellulare arriva anche il resto, prima ancora che venga richiesto. E quindi viene a mancare un’educazione al desiderio e alla sua realizzazione. E quindi si é in balia del mercato, degli oggetti che compensano.
Noi pensiamo che abbiamo tutti gli oggetti a nostra disposizione. In realtà non possiamo farne a meno: sono di fatto gli oggetti che cannibalizzano ciascuno di noi, che non possiamo più farne a meno, in una nuova forma di dipendenza. Una volta, attraverso un dialogo oggi non più necessario, i genitori definivano la norma e il limite, i "no" iniziali generavano attese, rispetto, desiderio e modalità di relazione genitori-figli che oggi non c’é più. Oggi i giovani sono bulimici degli oggetti, che diventano parte integrante del proprio essere, e vanno a riempire uno spazio che in passato era occupato da relazioni umane, con i genitori e gli adulti nelle varie figure. Fino a generare le dipendenze: l’oggetto che cannibalizza il soggetto.
Già da qualche decennio, assistiamo ad un progressivo declino della funzione normativa, del padre, dal venir meno della capacità di porre limiti, del "no", delle regole, che in mancanza dell’interiorizzazione di tutto ciò, non sono comprese e interiorizzate, lasciando i giovani in balia del mercato, del "godi subito" e senza limiti appunto.
Come è possibile aiutare questa generazione e stare, come adulti, nel cambiamento?
Al genitore - specie al papà - é richiesto ancora più di tenere la propria funzione normativa (dare limiti, confini, no e si) nell’ascolto di un figlio, che ha peculiarità proprie e uniche, sempre. Deve riconoscere e sostenere il proprio figlio, accompagnandolo verso l’individuazione dei propri desideri nella consapevolezza di potercela fare a realizzarli, quando sarà il momento utile per lui.
Questo, forse, é il vero allenamento necessario oggi ai "nuovi" padri.
Senza questo, nei ragazzi trova terreno fertile il venir meno dell’incontro con l’altro, con alcuni altri (insegnanti in primis) e la perdita di valore - a vario livello - per le relazioni umane.

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di Paola Gonella

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