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La crisi di coppia: le parole sono come pallottole


Come afferma John Wittgenstein “le parole sono come pallottole” possono ferire ed è per questo che diventa fondamentale usarle diligentemente
La crisi di coppia: le parole sono come pallottole
La comunicazione è un fenomeno complesso più di quanto possiamo immaginare. Tutti noi pensiamo di saper già parlare e per tale motivo non ci preoccupiamo dei meccanismi che stanno alla base della comunicazione. Dietro quella che sembra una "banale e normale" affermazione, si può nascondere un atteggiamento insidioso. Esso sarebbe presente non solo nella comunicazione verbale ma anche in quella non verbale.

Come hanno evidenziato i ricercatori di Palo Alto (California, USA), negli anni 60’, gli esseri umani comunicano su tre livelli: il verbale (ossia il contenuto della comunicazione, ciò che comunemente si crede più importante e rilevante nella comunicazione); il para verbale (il tono della voce, la velocità, l’inflessione dialettale, il timbro, il volume) e il non verbale o linguaggio del corpo (i gesti, gli sguardi, la postura, il sorriso). L’inverosimile è che tutti noi utilizziamo la comunicazione non verbale senza rendercene conto, tutti noi "parliamo" con il linguaggio del corpo, ma non ne siamo assolutamente consapevoli e soprattutto non sappiamo «leggerlo» negli altri ed in noi stessi. Come dice Paul Watzlawick, non possiamo non comunicare perché anche quando stiamo in silenzio è il nostro corpo, la nostra gestualità, il nostro abbigliamento che parla.

Nei rapporti interpersonali quando ci relazioniamo con il nostro interlocutore la prima cosa che noi mostriamo è il nostro corpo, la nostra presenza fisica ma sarà solo dopo aver parlato che ci percepirà, poiché sono le parole a fare da ponte nei rapporti. Parole che ci permettono di aprire delle finestre o di sbattere contro un muro poiché è con esse che ci avviciniamo ad un familiare, ad un amico, ad un conoscente, ad uno sconosciuto o ci allontaniamo da essi fino al punto di chiudere la porta e alzare un muro. Noi però ignoriamo l’utilizzo che ne facciamo sia della comunicazione verbale che di quella non verbale.
Quando si è deciso di costruire una vita insieme dovremmo stare molto attenti alle parole e ai gesti poiché questi possono: fare bene o male all’altro o fare bene o male alla coppia. Ci sono parole che aprono e scaldano il cuore, le "parole magiche": quelle che ci fanno piacere, che ci aprono alla gioia, che ci strappano un sorriso, che ci fanno iniziare e predisporre bene alla giornata perchè le riceviamo come un dono, ma ci sono anche le parole che toccano l’animo nel suo profondo, parole che non dovrebbero mai essere pronunciate alla persona amata perché in lei provocano aggressività, risentimento, amarezza, disistima e solitudine. Sono le parole che mettono in dubbio la sua capacità e dignità: "Lascia stare faccio io tu non sei in grado"; "Sei un’irresponsabile!"; "Sei uno stupito o un’oca!"; "Non te ne importa niente di me e dei tuoi figli!", o che la offendono anche in maniera deleteria perché o coinvolgono i genitori dell’uno o dell’altro o toccano la sfera sessuale. Parole che come delle pallottole provocano ferite laceranti, lasciano il segno e che difficilmente si dimenticano.

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