Approvato il Decreto Dignità
Ecco cosa cambia rispetto al Jobs Act

Il Consiglio dei ministri del 2 luglio scorso ha approvato il decreto dignità avanzato dal vice premier e ministro dello Sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali Luigi Di Maio. Le modifiche al precedente Jobs Act riguardano l’innalzamento dell’indennità in caso di licenziamento senza giusta causa e di licenziamenti abusivi, aggravi per le aziende che propongono contratti a tempo determinato, uno stop allo split payment solo per i professionisti e una stretta sulla delocalizzazione delle aziende che hanno ottenuto aiuti statali.
Ma vediamo, punto per punto, le modifiche approvate dal Consiglio dei ministri del 2 luglio scorso.
Aggravi sui contratti a tempo determinato
Le aziende che assumono con contratto a tempo determinato si vedranno aumentare dello 0,5% il contributo addizionale sulla retribuzione imponibile a scopi previdenziali. Si passa, dunque, dall’attuale 1,4% all’1,9%. Per ogni rinnovo successivo al primo, inoltre, si applicherà un’ulteriore addizionale supplementare dello 0,5% a carico esclusivo del datore di lavoro che servirà a finanziare la Nuova assicurazione sociale per l’impiego (la cosiddetta Naspi).
Inoltre, il contratto a tempo determinato potrà avere una durata massima di 12 mesi e sarà rinnovabile per 4 volte (contro le 5 attuali) e comunque per un totale massimo di 24 mesi. Dunque, i massimi quatto rinnovi possono essere effettuati entro i due anni. La riduzione dei rinnovi e della durata entro i quali applicarli si estendono anche ai contratti già in essere.
Infine, per i rinnovi di contratti a tempo determinato successivi al primo, torna la causale (ovvero il motivo del rinnovo).
Innalzamento delle indennità
Nel caso di licenziamento senza giusta causa è stato innalzato il numero dei mesi minimi e massimi delle indennità. Nello specifico sono state aumentati da 4 a 5 i mesi di indennità minima e sa 24 a 36 mesi la soglia dell’indennità massima. Stretta anche sui licenziamenti abusivi, per i quali l’indennità, nei casi di allontanamenti ingiustificati, è stata innalzata del 50%. Inoltre, è stato previsto uno stop agli aiuti di stato nel caso di aziende che tagliano posti di lavoro.
Stop allo split payment, e interventi su redditometro e spesometro
Nel Decreto Dignità è stato abolito lo split payment, ma solo per i professionisti mentre sono state introdotte revisioni in ambito di redditometro e spesometro. Il redditometro resta, ma sarà modificato con un prossimo decreto attuativo mentre lo spesometro potrà essere oggetto di un rinvio della scadenza per l'invio dei dati trimestrali.
Stretta sulle delocalizzazioni Le aziende che ricevono aiuti dallo Stato non potranno delocalizzare per i 5 anni successivi all’ottenimento del beneficio, pena una multa di ammontare minimo di due volte a un massimo di 4 volte gli aiuti ricevuti, con l’ulteriore aggravio degli interessi del 4%. Su questo punto, però, sorgono i dubbi sulla possibile applicazione della norma in caso di delocalizzazioni in altro Paese dell’area Ue.
Ma vediamo, punto per punto, le modifiche approvate dal Consiglio dei ministri del 2 luglio scorso.
Aggravi sui contratti a tempo determinato
Le aziende che assumono con contratto a tempo determinato si vedranno aumentare dello 0,5% il contributo addizionale sulla retribuzione imponibile a scopi previdenziali. Si passa, dunque, dall’attuale 1,4% all’1,9%. Per ogni rinnovo successivo al primo, inoltre, si applicherà un’ulteriore addizionale supplementare dello 0,5% a carico esclusivo del datore di lavoro che servirà a finanziare la Nuova assicurazione sociale per l’impiego (la cosiddetta Naspi).
Inoltre, il contratto a tempo determinato potrà avere una durata massima di 12 mesi e sarà rinnovabile per 4 volte (contro le 5 attuali) e comunque per un totale massimo di 24 mesi. Dunque, i massimi quatto rinnovi possono essere effettuati entro i due anni. La riduzione dei rinnovi e della durata entro i quali applicarli si estendono anche ai contratti già in essere.
Infine, per i rinnovi di contratti a tempo determinato successivi al primo, torna la causale (ovvero il motivo del rinnovo).
Innalzamento delle indennità
Nel caso di licenziamento senza giusta causa è stato innalzato il numero dei mesi minimi e massimi delle indennità. Nello specifico sono state aumentati da 4 a 5 i mesi di indennità minima e sa 24 a 36 mesi la soglia dell’indennità massima. Stretta anche sui licenziamenti abusivi, per i quali l’indennità, nei casi di allontanamenti ingiustificati, è stata innalzata del 50%. Inoltre, è stato previsto uno stop agli aiuti di stato nel caso di aziende che tagliano posti di lavoro.
Stop allo split payment, e interventi su redditometro e spesometro
Nel Decreto Dignità è stato abolito lo split payment, ma solo per i professionisti mentre sono state introdotte revisioni in ambito di redditometro e spesometro. Il redditometro resta, ma sarà modificato con un prossimo decreto attuativo mentre lo spesometro potrà essere oggetto di un rinvio della scadenza per l'invio dei dati trimestrali.
Stretta sulle delocalizzazioni Le aziende che ricevono aiuti dallo Stato non potranno delocalizzare per i 5 anni successivi all’ottenimento del beneficio, pena una multa di ammontare minimo di due volte a un massimo di 4 volte gli aiuti ricevuti, con l’ulteriore aggravio degli interessi del 4%. Su questo punto, però, sorgono i dubbi sulla possibile applicazione della norma in caso di delocalizzazioni in altro Paese dell’area Ue.
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