Certificazione energetica: ciò che devi sapere
La certificazione energetica è un documento essenziale in ambito immobiliare: ecco cos’è e quando serve

L’Attestato di Certificazione Energetica (ACE) o, da dicembre 2013, Attestato di Prestazione Energetica (APE) è un documento che attesta la classe di consumo della casa. Fornisce, cioè tutte quelle informazioni in merito a come è stato costruito un immobile dal punto di vista dell’isolamento termico e del consumo energetico. L’APE viene redatto da uno dei tecnici inseriti nei registri istituiti dalle Regioni o dalle Province autonome, o da un tecnico di fiducia (solitamente un geometra). Il certificatore verifica i consumi effettivi di un’abitazione partendo dall’analisi degli impianti di climatizzazione e di produzione di acqua calda sanitaria e dalla presenza o meno di altri elementi di risparmio energetico, come ad esempio gli infissi o sistemi isolanti.
Già nel 1991 l’Italia aveva introdotto alcune norme in materia di risparmio energetico, ma è solo con le leggi promulgate a partire dal 2005 (D. Lgs 192/2005) che ha recepito le direttive europee in materia (2002/91/CE e 2006/32/CE). Le ultime modifiche in ambito energetico sono molto recenti: sono state introdotte qualche mese fa, con il Decreto Legge n° 145 del 23/12/2013 che elenca i casi in cui c’è l’obbligo della Certificazione Energetica. Data la numerosità delle leggi e norme emanate in questi ultimi anni, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e capire quando serve l’APE.
L’attestato di certificazione energetica è sempre obbligatorio nel caso di nuove costruzioni o di ristrutturazione integrale di un immobile. Alcune Regioni, però, possono prevedere l’obbligo di compilazione dell’APE anche nel caso delle ristrutturazioni semplici. Quando non è obbligatoria la certificazione, può essere comunque utile farla per sfruttare gli incentivi fiscali previsti dalla legge se si compiono ristrutturazioni finalizzate al risparmio energetico. A partire dal 2013, l’attestato è obbligatorio anche per stipulare un contatto di affitto o di compravendita, per le donazioni e trasferimenti a titolo gratuito e per poter pubblicare un annuncio di vendita o di affitto in qualsiasi forma (a mezzo stampa, in internet o con affissioni).
Non tutte le unità abitative devono essere sottoposte a certificazione: sono esenti i box auto, le cantine, i depositi, le autorimesse, i monumenti, i luoghi di culto, i fabbricati industriali, i fabbricati agricoli e non residenziali (ad esempio quelli rurali) o nel caso di vendita di immobili ancora in costruzione. Questi ultimi, ad esempio, possono essere venduti senza allegare l’APE solo se sono privi di pareti esterne, delle rifiniture e di impianti termici ed energetici.
L’APE, inoltre, deve essere compilato nel rispetto delle regole regionali in vigore (che possono variare da un ente locale all’altro) e deve essere compilato, come si è detto, da un tecnico autorizzato. Successivamente deve essere registrato nel catasto energetico e deve essere timbrato per accettazione dal Comune dove ha la residenza l’immobile per il quale si compila il Certificato energetico.
Non bisogna confondere l’APE con l’Ipe: il primo è, appunto, l’attestato di certificazione; il secondo è l’Indice di Prestazione Energetica, che è una delle informazioni contenute nell’APE. Indica quanta energia è necessaria per riscaldare fino a 18° una superficie calpestabile di un metro quadrato. Tramite questo valore, chi compra casa, può farsi un’idea più precisa degli effettivi consumi energetici dell’abitazione. E’ un valore che deve essere obbligatoriamente inserito negli annunci di vendita, pena una multa che varia da regione a regione. La più severa è la Lombardia, che prevede sanzioni che vanno da mille a 5mila euro.
Oltre all’Ipe, c’è la scala di efficienza energetica che va dalla classe G (la meno efficiente) alla classe A (quella più efficiente).
L’Ape non serve soltanto a constatare lo stato di fatto dell’immobile. Serve anche a capire, grazie ai consigli del tecnico che redige il documento, quali interventi potrebbero essere compiuti per migliorare le prestazioni energetiche della casa sia per contenere i costi in bolletta, sia per rivalutare il valore dell’immobile in caso di eventuale vendita o affitto.
In genere l’APE resta valido per 10 anni, ma anche questo termine può essere differente da regione a regione. Inoltre, è evidente che se nel frattempo ci sono stati dei cambiamenti (come una ristrutturazione integrale), occorrerà richiedere una nuova certificazione.
E infine: quanto costa? Il prezzo varia in base al numero degli elementi da sottoporre ad analisi. In genere si aggira intorno ai 250/300 euro per le case di medie dimensioni e sui 500 euro per le vilette.
Già nel 1991 l’Italia aveva introdotto alcune norme in materia di risparmio energetico, ma è solo con le leggi promulgate a partire dal 2005 (D. Lgs 192/2005) che ha recepito le direttive europee in materia (2002/91/CE e 2006/32/CE). Le ultime modifiche in ambito energetico sono molto recenti: sono state introdotte qualche mese fa, con il Decreto Legge n° 145 del 23/12/2013 che elenca i casi in cui c’è l’obbligo della Certificazione Energetica. Data la numerosità delle leggi e norme emanate in questi ultimi anni, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza e capire quando serve l’APE.
L’attestato di certificazione energetica è sempre obbligatorio nel caso di nuove costruzioni o di ristrutturazione integrale di un immobile. Alcune Regioni, però, possono prevedere l’obbligo di compilazione dell’APE anche nel caso delle ristrutturazioni semplici. Quando non è obbligatoria la certificazione, può essere comunque utile farla per sfruttare gli incentivi fiscali previsti dalla legge se si compiono ristrutturazioni finalizzate al risparmio energetico. A partire dal 2013, l’attestato è obbligatorio anche per stipulare un contatto di affitto o di compravendita, per le donazioni e trasferimenti a titolo gratuito e per poter pubblicare un annuncio di vendita o di affitto in qualsiasi forma (a mezzo stampa, in internet o con affissioni).
Non tutte le unità abitative devono essere sottoposte a certificazione: sono esenti i box auto, le cantine, i depositi, le autorimesse, i monumenti, i luoghi di culto, i fabbricati industriali, i fabbricati agricoli e non residenziali (ad esempio quelli rurali) o nel caso di vendita di immobili ancora in costruzione. Questi ultimi, ad esempio, possono essere venduti senza allegare l’APE solo se sono privi di pareti esterne, delle rifiniture e di impianti termici ed energetici.
L’APE, inoltre, deve essere compilato nel rispetto delle regole regionali in vigore (che possono variare da un ente locale all’altro) e deve essere compilato, come si è detto, da un tecnico autorizzato. Successivamente deve essere registrato nel catasto energetico e deve essere timbrato per accettazione dal Comune dove ha la residenza l’immobile per il quale si compila il Certificato energetico.
Non bisogna confondere l’APE con l’Ipe: il primo è, appunto, l’attestato di certificazione; il secondo è l’Indice di Prestazione Energetica, che è una delle informazioni contenute nell’APE. Indica quanta energia è necessaria per riscaldare fino a 18° una superficie calpestabile di un metro quadrato. Tramite questo valore, chi compra casa, può farsi un’idea più precisa degli effettivi consumi energetici dell’abitazione. E’ un valore che deve essere obbligatoriamente inserito negli annunci di vendita, pena una multa che varia da regione a regione. La più severa è la Lombardia, che prevede sanzioni che vanno da mille a 5mila euro.
Oltre all’Ipe, c’è la scala di efficienza energetica che va dalla classe G (la meno efficiente) alla classe A (quella più efficiente).
L’Ape non serve soltanto a constatare lo stato di fatto dell’immobile. Serve anche a capire, grazie ai consigli del tecnico che redige il documento, quali interventi potrebbero essere compiuti per migliorare le prestazioni energetiche della casa sia per contenere i costi in bolletta, sia per rivalutare il valore dell’immobile in caso di eventuale vendita o affitto.
In genere l’APE resta valido per 10 anni, ma anche questo termine può essere differente da regione a regione. Inoltre, è evidente che se nel frattempo ci sono stati dei cambiamenti (come una ristrutturazione integrale), occorrerà richiedere una nuova certificazione.
E infine: quanto costa? Il prezzo varia in base al numero degli elementi da sottoporre ad analisi. In genere si aggira intorno ai 250/300 euro per le case di medie dimensioni e sui 500 euro per le vilette.
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