Dolore e depressione, come superarli con la psicoterapia


Il dolore è un’esperienza radicata nel vissuto personale, influenzata dalla società e con un rilevante impatto psicologico sul paziente
Dolore e depressione, come superarli con la psicoterapia

Nel 1979 la IASP (International Association for the Study of the Pain) definisce il dolore: un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata ad un effettivo o potenziale danno tissutale o comunque descritta in rapporto a tale danno

Dunque il dolore è in primo luogo “un’esperienza sensitiva” e come tale, al pari di tutti gli altri sensi, presuppone delle strutture nervose in grado di convertire uno stimolo fisico in un flusso di elettricità diretto alla parte cosciente del nostro cervello, la corteccia, informandola che qualcosa di dannoso sta accadendo e sta per accadere.
  
Tuttavia esiste una differenza tra il dolore e gli altri sensi: la vista, l’udito, l’olfatto, il gusto e il tatto ci trasmettono delle informazioni che possono essere neutre, piacevoli o spiacevoli. Il dolore invece per essere tale deve avere sempre una connotazione emotiva. La nostra corteccia infatti invia l’informazione recepita alla parte appunto “emotiva” del nostro cervello, il sistema limbico , e, solo dopo che è stato sofferto, lo stimolo diventa dolore. Per questo il dolore non è solo “un’esperienza sensitiva”, al pari degli altri sensi, ma anche e soprattutto “emotiva”.

Nel 2018 sempre la IASP, pur mantenendo valida la definizione del 1979, ha inserito sei note per rendere più esauriente la definizione di dolore:
•    Il dolore è sempre un’esperienza personale influenzata a vari livelli da fattori biologici, psicologici e sociali.
•    Il dolore e la nocicezione sono fenomeni diversi. Il dolore non può essere dedotto solo dall’attività neurosensoriale.
•    Le persone apprendono il concetto di dolore attraverso le loro esperienze di vita.
•    Il racconto di un’esperienza come dolorosa dovrebbe essere rispettato.
•    Sebbene il dolore di solito abbia un ruolo adattativo, può avere effetti negativi sulla funzionalità e il benessere sociale e psicologico.
•    La descrizione verbale è solo uno dei numerosi modi per esprimere il dolore; l’incapacità di comunicare non nega la possibilità che un essere umano o un animale provi dolore.

Ben quattro delle sei note evidenziano come il dolore non sia solo un’esperienza neurosensoriale (“il dolore e la nocicezione sono fenomeni differenti”), ma sia un’esperienza complessa radicata nel vissuto personale, influenzata dalla società e con un rilevante impatto psicologico sul paziente.

Un paziente affetto da una patologia dolorosa cronica sviluppa invariabilmente una sindrome depressiva, talvolta associata ad ansia. Quando la patologia dolorosa cronica è oggettivabile tramite accertamenti strumentali, è evidente che la depressione o l’ansia siano reattive alla patologia di base. Esistono però delle patologie dolorose croniche dove non si riesce ad individuare la causa del dolore. Ad esempio la Fibromialgia o molti tipi di Dolore Pelvico. In questi casi spesso la conclusione di molti clinici è che in realtà il dolore sia di natura esclusivamente psicologica, che tradotto suona più o meno così: “il paziente non ha nulla, ha semplicemente bisogno di uno bravo, ma bravo vero”.

Premettendo che il dolore nella Fibromialgia è reale e invalidante – così come altre forme di dolore in cui la causa non viene individuata - indubbiamente il dolore psicologico esiste. Ciò che però non è chiaro a molti è che attribuire al dolore un’origine psichica non rende il dolore inesistente. Per questo la IASP alla nota numero quattro afferma che “il racconto di un’esperienza come dolorosa dovrebbe essere rispettato”

E’ facile comprendere e accettare, sia dal punto di vista medico che sociale, che una patologia dolorosa cronica, incurabile e spesso invalidante possa generare un quadro di depressione e in alcuni casi indurre persino al suicidio. Mentre non è accettato, soprattutto dalla società, che la sofferenza psichica generi del dolore fisico, anche se il dolore, come già detto e spiegato, è soprattutto un’emozione.

La Terapia del Dolore è una branca della medicina – sebbene non esista una specializzazione medica interamente dedicata ad essa – che si occupa dello studio e del trattamento del dolore in tutte le sue forme, ma soprattutto del dolore cronico. I terapisti del dolore utilizzano farmaci e tecniche infiltrative fino ad arrivare a trattamenti complessi come l’impianto di neuro-stimolatori midollari. Sono delle strategie spesso efficaci, ma fallibili. 

Alcune volte i risultati sono parziali, cioè si riduce il dolore, ma non si risolve e questo accade quando la causa che lo sostiene è particolarmente grave e invalidante.
Altre volte tutte le strategie messe in essere non portano a nessun risultato. Il motivo può essere sicuramente legato al fatto che non è stata individuata la causa del dolore stesso e quindi il fallimento è secondario a una mancata o errata diagnosi. 
Tuttavia frequentemente la ragione è dovuta al fatto che tutti i trattamenti non hanno preso in considerazione la componente psicologica ed emotiva che nel dolore è sempre centrale e in alcuni casi così drammaticamente fondamentale da diventare causa stessa del dolore.

Il ruolo della psicoterapia in un paziente affetto da una patologia dolorosa cronica è ad oggi ancora molto sottovalutato. Un professionista del settore invece potrebbe rilevarsi decisivo, intervenendo in molte delle tappe del percorso di cura. E’ ormai ampiamente dimostrato che laddove la depressione è un fenomeno reattivo alla patologia di base un supporto psicologico professionale aumenta notevolmente la percentuale dei successi terapeutici.

A maggior ragione, se la causa del dolore è di origine psichica è evidente che tutte le cure “tradizionali” si rileveranno inefficaci, in quanto l’unico percorso razionale è quello psicoterapeutico.
 

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