Ferie solidali e contratti di solidarietà


Approvati alcuni emendamenti del Jobs Act. Sulle ferie solidali insorgono le famiglie che ne beneficeranno “Vogliamo diritti, non buonismo”
Ferie solidali e contratti di solidarietà

Dopo l’approvazione, tre giorni fa, di un emendamento al Jobs Act presentato dalla Lega Nord sulle "ferie solidali", votato all’unanimità dalla Commissione Lavoro del Senato, insorgono le proteste dei diretti interessati, cioè dei genitori di minori gravemente malati o disabili. L’emendamento non piace perché è considerato più un atto di buonismo che l‘introduzione di un diritto alla salute e alla dignità del malato.

Forti dei risultati positivi ottenuti in Francia, la Commissione Lavoro del Senato ha importato tale pratica anche in Italia nella legge delega del Jobs Act, con il beneplacito di sindacati e organizzazioni imprenditoriali. In pratica, le "ferie solidali" consistono nel trasferimento delle "ferie in eccesso" di un lavoratore al collega, padre o madre di un figlio minorenne affetto da gravi patologie o da handicap.
In particolare, l’emendamento che ha ottenuto il via libera prescrive il "riconoscimento, compatibilmente con il diritto ai riposi settimanali e alle ferie annuali retribuite, della possibilità di cessione fra lavoratori dipendenti dello stesso datore di lavoro di tutti o parte dei giorni di riposo aggiuntivi spettanti in base al contratto collettivo nazionale in favore del lavoratore genitore di figlio minore con necessità di presenza fisica e cure costanti per le particolari condizioni di salute". Dunque, affinché ci si possa avvalere delle "ferie solidali" è necessario che ci sia un lavoratore che possegga ferie in eccesso non usufruite, oltre a quelle previste dai contratti collettivi nazionali, e un collega che sia genitore di un figlio malato o diversamente abile.

Lo scetticismo avanzato dal Coordinamento nazionale famiglie disabili si fonda su diverse ragioni. La prima, di natura pratica, è che l’emendamento prevede la cessione delle "ferie solidali" solo in presenza di un figlio minorenne, mentre tale possibilità è negata ai genitori di figli malati o disabili maggiorenni, bisognosi comunque di assistenza e cura, nonostante la maggiore età. La seconda ragione, di natura ideologica, è che le "ferie solidali" presuppongono la beneficienza dei colleghi, ponendo le famiglie bisognose in una condizione di "sudditanza" nei loro confronti. Quello che viene richiesto, invece, sono dei diritti ben chiari e indipendenti dalla beneficienza.

Ferie solidali a parte, sono stati approvati anche altri emendamenti, quelli sui contratti di solidarietà in chiave "espansiva", sui contratti di ricollocazione per i disoccupati, sulla lotta alle dimissioni in bianco e sulla revisione delle norme per il collocamento dei disabili.

Per quanto riguarda il contratto di solidarietà, è stata prevista la sua applicabilità anche nelle imprese finora escluse (ad oggi l’ambito di applicazione è uguale a quello della cassa integrazione straordinaria). Inoltre, si vuole semplificare l’operatività della contrattazione, prevedendo che si possa ricorrere sia al "contratto di solidarietà difensivo", che prevede la possibilità di ridurre lo stipendio dei lavoratori in caso di crisi aziendali per evitare i licenziamenti, sia al "contratto di solidarietà espansivo", che dovrebbe favorire nuove assunzioni attraverso la riduzione dell’orario di lavoro dei dipendenti già in organico.

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