Gli italiani e il rapporto con il mercato finanziario


C’è ancora molto da fare per diffondere l’educazione finanziaria, ma cresce il numero degli interessati di finanza
Gli italiani e il rapporto con il mercato finanziario

C’è ancora molto da fare per diffondere cultura ed educazione finanziaria nel nostro Paese, anche se è aumentato l’interesse degli italiani nei confronti degli investimenti.
È ciò che è emerso dalla ricerca “Educazione finanziaria: il contributo al rilancio del Paese”, condotta da FINER Finance Explorer e promossa da Pictet Asset Management.

Il campione della ricerca è stato composto da 5.200 investitori (che hanno investito il proprio capitale in un range molto ampio che va dai 10mila ad oltre 500mila euro) e 600 non investitori (300 italiani che non hanno mai investito i propri risparmi e 300 studenti).

Solo l’11% del campione ha affermato di avere una  conoscenza profonda del settore finanziario e un altro 20% di avere un livello “avanzato” di conoscenza.
Di contro, il 5% degli intervistati definisce il proprio livello di conoscenza basso e ben il 31% addirittura scadente. Nel mezzo tra i due poli, si piazza il 33% degli intervistati che afferma di possedere una cultura finanziaria discreta.

Un altro aspetto dello studio è che più è elevato il patrimonio e più cresce l’interesse ad avere cultura finanziaria.
Infatti, se tra gli studenti over 18 solo il 17% di loro si dice molto interessato alla finanza, tale percentuale sale al 52% se si tratta di persone che hanno investito oltre 500 mila di euro.

Tra i due estremi troviamo gli italiani che non hanno mai investito soldi (molto interessati per il 26%), chi ha investito fino ai 50 mila euro (24%) e chi ha investito oltre ai 50 mila euro (37%). Al contrario, ad essere per nulla interessati sono soprattutto gli studenti (per il 22%), seguiti dai risparmiatori che non hanno mai investito (19%).

Tra gli investitori, più è elevato il patrimonio investito e minore è la percentuale di coloro che si dichiarano per niente interessati alla finanza (il 9% tra chi investe fino a 50 mila euro, il 6% fino a 500 mila euro e il 2% per chi ha allocato più di 500 mila euro in strumenti finanziari).

E se i dati possono sembrare scontati, la cultura finanziaria non dovrebbe interessare solo a chi ha denaro da investire, ma anche e soprattutto a chi ha meno risparmi e vorrebbe farli fruttare (proprio perché potrebbe averne più bisogno).

Un altro aspetto della ricerca è stata l’analisi degli argomenti per i quali gli intervistati si sono definiti molto interessati. Al primo posto, con il 75% delle preferenze, c’è il ruolo della finanza per l’economia del Paese; al secondo posto, con il 66%, l’importanza della finanza in generale; il 44% del campione è molto interessato alla finanza per la gestione dei propri investimenti e il 34% per i propri risparmi; un altro 17% si dice molto interessato ad avere cultura finanziaria per evitare di commettere errori o per poter valutare l’operato delle persone che gestiscono il loro denaro; infine, un 6% è spinto ad apprendere per motivi di studio o passione.

Molto di deve ancora fare, quindi. Ma qualcosa sta cambiando. Infatti, un intervistato su due (tra i 600 non investitori) si dice interessato ad approfondire i temi della finanza, degli investimenti e della borsa, seppur non riuscendo a comprenderla appieno.

Qui il ruolo del consulente finanziario è essenziale: seguire un cliente significa non soltanto indicargli le soluzioni migliori per il singolo caso, ma intraprendere un percorso condiviso di conoscenza in modo da attuare un progetto consapevole e di fiducia reciproca.
 

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