I disturbi d’ansia nell’età evolutiva
L’ansia e gli attacchi di panico possono insorgere anche in giovane età. E’ fondamentale saper riconoscere i primi segni per poter intervenire tempestivamente
Anche i nostri bambini possono avere attacchi di panico? Purtroppo la risposta è sì. La differenza fondamentale è che spesso non lo riescono a comunicare adeguatamente e quindi il disturbo non viene diagnosticato finché o si risolve spontaneamente (nelle forme minori) oppure sfocia in una crisi d’ansia conclamata, che si verifica più frequentemente in età prepuberale o puberale. La crisi sembra avere un esordio improvviso e inatteso, tanto che nella maggior parte dei casi non viene compresa, finché non si approda alla corretta diagnosi solo dopo che il piccolo/giovane paziente sia passato attraverso il calvario di innumerevoli visite mediche ed esami, alcuni anche molto fastidiosi.
Ma realmente la crisi d’ansia può avere un esordio così "inatteso"? La risposta è no. Perché se successivamente si va ad analizzare il comportamento che ha preceduto la crisi e che si è strutturato alcune volte negli anni, ci si rende conto (purtroppo troppo spesso a posteriori) che i segnali c’erano già tutti, alcune volte ben evidenti, solo che non sono stati compresi per tempo. Un bambino/a che presenta dei disturbi d’ansia spesso soffre d’insonnia, manifesta una tendenza al perfezionismo, che si verifica spesso in ambiente scolastico. E’ un bambino che va a scuola molto mal volentieri (molto di più della media), che impiega un tempo decisamente eccessivo nello svolgimento dei compiti, per la paura che il suo operato non sia perfetto e che possa dunque portarlo al fallimento. Spesso il bambino/a manifesta preoccupazioni che non dovrebbero interessarlo, come quelle relative alla sua sicurezza personale o alla sicurezza del suo nucleo familiare: "Hai chiuso il gas?", "la porta di casa è stata chiusa?", "e se vengono i ladri cosa succede?", "e se mi ammalo potrò guarire?".
Qual è l’atteggiamento giusto da tenere e che cosa bisogna fare? I genitori devono spiegare al bambino/a che cos’è l’ansia. Occorre che lui o lei capisca che quello che lui prova ha un nome: ansia. Poi è necessario spiegare che l’ansia è una sensazione normale, fisiologica e importante, in quanto ci protegge, perché ci permette di evitare alcuni pericoli prevedibili e che se noi non provassimo mai ansia probabilmente andremo incontro a dei rischi anche gravi. E’ inoltre essenziale che i genitori abbiano un atteggiamento non accondiscendente, ma neanche aggressivo. Vale a dire debbono spiegare in maniera ferma che le sue preoccupazioni sono fuori luogo.
Sebbene nelle forme minori può essere sufficiente l’aiuto educativo fornito dai genitori, in molte situazioni è consigliabile rivolgersi ad un centro specializzato o ad un singolo professionista. L’ansia di fatto non è mai ereditaria e alla sua base esiste sempre una o più cause, che solo un professionista potrà individuare, inserendo gli adeguati correttivi. Nel caso in cui le cause non possano essere rimosse, come nel caso della separazione dei genitori o della perdita di un componente del nucleo familiare, il professionista potrà comunque insegnare al bambino delle strategie adeguate per comprendere e gestire l’ansia attraverso delle terapie cognitivo-comportamentali.
In ogni caso un intervento precoce è essenziale e quanto mai auspicabile, sia ad opera dei genitori che da parte di un professionista, perché nella maggioranza dei casi permette di prevenire la vera crisi di panico, che per tutti, e a maggior ragione per un piccolo paziente, è un evento estremamente negativo, in grado di lasciare una cicatrice profonda in una personalità che è in fase di formazione.
Ma realmente la crisi d’ansia può avere un esordio così "inatteso"? La risposta è no. Perché se successivamente si va ad analizzare il comportamento che ha preceduto la crisi e che si è strutturato alcune volte negli anni, ci si rende conto (purtroppo troppo spesso a posteriori) che i segnali c’erano già tutti, alcune volte ben evidenti, solo che non sono stati compresi per tempo. Un bambino/a che presenta dei disturbi d’ansia spesso soffre d’insonnia, manifesta una tendenza al perfezionismo, che si verifica spesso in ambiente scolastico. E’ un bambino che va a scuola molto mal volentieri (molto di più della media), che impiega un tempo decisamente eccessivo nello svolgimento dei compiti, per la paura che il suo operato non sia perfetto e che possa dunque portarlo al fallimento. Spesso il bambino/a manifesta preoccupazioni che non dovrebbero interessarlo, come quelle relative alla sua sicurezza personale o alla sicurezza del suo nucleo familiare: "Hai chiuso il gas?", "la porta di casa è stata chiusa?", "e se vengono i ladri cosa succede?", "e se mi ammalo potrò guarire?".
Qual è l’atteggiamento giusto da tenere e che cosa bisogna fare? I genitori devono spiegare al bambino/a che cos’è l’ansia. Occorre che lui o lei capisca che quello che lui prova ha un nome: ansia. Poi è necessario spiegare che l’ansia è una sensazione normale, fisiologica e importante, in quanto ci protegge, perché ci permette di evitare alcuni pericoli prevedibili e che se noi non provassimo mai ansia probabilmente andremo incontro a dei rischi anche gravi. E’ inoltre essenziale che i genitori abbiano un atteggiamento non accondiscendente, ma neanche aggressivo. Vale a dire debbono spiegare in maniera ferma che le sue preoccupazioni sono fuori luogo.
Sebbene nelle forme minori può essere sufficiente l’aiuto educativo fornito dai genitori, in molte situazioni è consigliabile rivolgersi ad un centro specializzato o ad un singolo professionista. L’ansia di fatto non è mai ereditaria e alla sua base esiste sempre una o più cause, che solo un professionista potrà individuare, inserendo gli adeguati correttivi. Nel caso in cui le cause non possano essere rimosse, come nel caso della separazione dei genitori o della perdita di un componente del nucleo familiare, il professionista potrà comunque insegnare al bambino delle strategie adeguate per comprendere e gestire l’ansia attraverso delle terapie cognitivo-comportamentali.
In ogni caso un intervento precoce è essenziale e quanto mai auspicabile, sia ad opera dei genitori che da parte di un professionista, perché nella maggioranza dei casi permette di prevenire la vera crisi di panico, che per tutti, e a maggior ragione per un piccolo paziente, è un evento estremamente negativo, in grado di lasciare una cicatrice profonda in una personalità che è in fase di formazione.
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