Intercettazioni, ok dal Cdm


Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo alla riforma delle intercettazioni
Intercettazioni, ok dal Cdm

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo alla riforma delle intercettazioni, che entrerà in vigore dopo sei mesi dalla pubblicazione del testo, calendarizzato per gennaio 2018, dunque la prossima estate. Solo una norma del decreto, però, sarà efficace tra un anno, ovvero quella che sancisce il diritto dei giornalisti ad ottenere una copia dell'ordinanza di custodia cautelare, sempre che la stessa sia stata resa nota alle parti.

"Abbiamo un Paese che utilizza le intercettazioni per contrastare la criminalità e non per alimentare i pettegolezzi o distruggere la reputazione di qualcuno". Questa l’affermazione del ministro della Giustizia Andrea Orlando al termine del Cdm che ha dato l'ok alla riforma delle intercettazioni, che ha sottolineato come il provvedimento, "senza restringere, ma anzi autorizzando ad intercettare in un modo più agevole, impone una serie di vincoli e divieti che impediscono di usarle come strumento di diffusione di notizie improprie".

Ma l’Anm (Associazione nazionale magistrati), tramite il suo presidente Eugenio Albamonte fa sapere che il sul pensiero sul decreto: "Non una bocciatura, ma nemmeno una condivisione entusiastica". E ciò perchè, "aver acceso una riflessione molto attenta su intercettazioni e privacy è un passo avanti culturalmente importante che condividiamo. Ma dal punto di vista delle modalità operative scelte si poteva fare meglio, qualche ombra è rimasta".

E l’ombra in questione è "lo strapotere della polizia giudiziaria nella selezione delle intercettazioni", ovvero la possibilità, per la polizia giudiziaria di non trascrivere le intercettazioni giudicate irrilevanti, ma solo quella di indicare nel verbale soltanto il tempo di registrazione e la persona intercettata. In questo modo, sottolinea l’Anm, "senza che venga indicato un minimo di contenuto dell'intercettazione ritenuta irrilevante, diventa impossibile un vero controllo da parte del pm". E a causa di "di intercettazioni mal trascritte e gli echi politici e istituzionali che ne sono derivati, si creino le condizioni per ulteriori errori che (...) non saranno verificabili ex post".

Critiche arrivano anche dall'Unione delle camere penali: "E' una riforma che non possiamo considerare positiva perché per tutelare privacy e riservatezza si è scelto di limitare fortemente il diritto di difesa. Il che crea danni significativi a chi si trova coinvolto il vicende giudiziarie. Già oggi difendere è complicato. Un domani diventerà pressoché impossibile, tanto meno nella fase cautelare. (...). Per fare riforma in materia penale ci vuole coraggio, ma questo coraggio non c'è stato", ha commentato il componente della giunta dell'Upci Rinaldo Romanelli.

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