Processi per Malasanità
Il 95% dei processi per malasanità si risolve con l’assoluzione dei medici e/o delle strutture sanitarie imputate. Eppure i notiziari, il web e la carta stampata sono pieni di notizie relative a casi in cui per ritardata assistenza, per una diagnosi errata o tardiva e per una cura inappropriata sono derivati dei danni importanti ai malcapitati, finanche la perdita della vita stessa.
Inoltre, statisticamente il numero di casi di malasanità è superiore nell’Italia centro-meridionale, dove è noto che il Sistema Sanitario Nazionale è più in sofferenza, il che chiaramente non può essere un semplice caso.
Ma allora la domanda è perché le sentenze sono nella stragrande maggioranza a favore dei medici?
Partendo dal presupposto che non è possibile e neanche lecito ritenere che i giudici e i tribunali siano per definizione a favore della classe medica, è evidente che le motivazioni sono molto più complesse.
- In primo luogo occorre osservare che, dati alla mano, i casi di malasanità in Italia non sono particolarmente superiori alla media degli altri paesi dell’area europea, il che sottolinea il fatto che il nostro Sistema Sanitario Nazionale, per quanto non esente da limiti ed ombre, sia tra i migliori sistemi sanitari mondiali, soprattutto se si prende in esame il numero e il tipo di prestazioni erogate.
- In secondo luogo è doveroso prendere in considerazione i limiti dei mezzi d’informazione, che assai di rado (per non dire mai) riportano gli sviluppi dei presunti casi di malasanità, che molte volte rivelano non essere tali.
- Molti studi legali, cavalcando la percezione comune che il nostro sistema sanitario non funzioni, hanno promosso una vera e propria campagna "commerciale" per procacciarsi clienti, proponendo la formula del pagamento solo nel caso di esito favorevole del processo.
Ciò ha portato a delle prevedibili conseguenze, quali: la nascita di una medicina difensivistica con la prescrizione di esami inutili e di terapie eccessive prescritte dagli stessi medici per tutelarsi da eventuali denunce e il proliferare di processi sostanzialmente inutili.
Infine, il fatto che molti dei casi di risarcimento effettivamente dovuto, si concludono in via extragiudiziale (vale a dire se la struttura ospedaliera si rende conto di aver provocato effettivamente un danno al paziente, si accorda direttamente con il paziente o con i suoi legali, senza arrivare al processo), contribuisce ad abbassare la percentuale delle condanne in tribunale.
Detto ciò, è comunque innegabile che i casi di malasanità esistano e che molti danni, più o meno gravi (alcuni gravissimi), siano dovuti alla negligenza, all’imperizia e all’imprudenza del personale sanitario, nonché all’inefficienza di alcune strutture sanitarie.
Così come è anche vero che se in Italia possiamo vantare delle eccellenze in ambito sanitario, ci sono anche dei casi di totale inadeguatezza a quelle che sono le norme basilari dell’assistenza sanitaria.
Spesso inoltre chi subisce un danno, non si rende neanche conto di averlo subito, in quanto non avendo nessuna cognizione medica non è in grado di comprendere realmente le dinamiche dell’accaduto e qualora comunque nutrisse un dubbio, si sente scoraggiato nel procedere nella maniera dovuta, temendo un dispendio oltre che di denaro, soprattutto di energie.
Per questo nel caso di dubbio o anche di presunta certezza di aver subito direttamente o indirettamente un danno, prima di procedere per vie legali è opportuno rivolgersi a un Medico Legale, vale a dire a un professionista in grado di valutare con cognizione di causa l’evento e le sue possibili implicazioni legali. La prestazione del Medico Legale non si limita a fornire un parere tecnico (evitando in questo modo inutili processi), ma in qualità di perito di parte può costituire una parte essenziale nell’ambito del dibattimento.
Qualora fosse necessario, consigliamo di rivolgersi ad un consulente legale esperto in risarcimento danni.
Articolo del: