Mobbing sul lavoro: come affrontarlo


E’ purtroppo una pratica scorretta e diffusa che potrebbe causare a chi lo subisce seri disturbi psicologici
Mobbing sul lavoro: come affrontarlo

Il mobbing sul lavoro è, purtroppo, una pratica sempre più diffusa in azienda e si manifesta con svariati atteggiamenti ostili nei confronti del lavoratore.

Come è stato definito dalla Corte di Cassazione civile nella sentenza n. 3785/2009, "per mobbing si intende comunemente una condotta del datore di lavoro o del superiore gerarchico, sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro, che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica, da cui può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio psichico e del complesso della sua personalità".

Le cause che spingono il datore di lavoro o un superiore ad adottare atteggiamenti ostili nei confronti di un subordinato possono essere diverse: da un eccessivo spirito di competizione, ad un’antipatia o, addirittura, ad una forma di gelosia. Può anche avvenire che tali atteggiamenti ostili non provengano da un superiore, ma da colleghi di pari livello. Ma sono quelli adottati dal "capo" quelli più difficili da contrastare e affrontare, anche e soprattutto per la paura di perdere il posto di lavoro.

Proprio quest’ultimo timore è il motivo principale per il quale molti dipendenti, non solo non denunciano, ma subiscono più o meno passivamente le angherie e le ingiustizie subite in azienda. E così, vengono sopportate forme di emarginazione, maldicenze o mansioni dequalificanti. Purtroppo, però, le conseguenze dei "reiterati comportamenti ostili" e delle "forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica" hanno un impatto sulla psiche da non trascurare o sottovalutare. Prolungati periodi di sottoposizione a mobbing sul lavoro generano alterazioni più o meno gravi dello stato di salute: alterazioni dell'equilibrio socio-emotivo, alterazioni dell'equilibrio psico fisiologico e disturbi del comportamento.

Tra i sintomi principali di tali alterazioni troviamo, ad esempio stati di ansia, attacchi di panico, ossessioni, depersonalizzazione, cefalee, tachicardie, disturbi gastrointestinali, dermatiti, disturbi del sonno e della sessualità, disturbi alimentari o abuso di alcol, fumo o farmaci, per citarne alcuni.

E aldilà della decisione di denunciare il caso di mobbing alle autorità giudiziarie, restano pur sempre le ferite psicologiche legate alle angherie subite. La denuncia e la possibile vittoria legale non bastano da sole per cancellare i segni del trauma subito. Non solo. Anche decidere di denunciare e affrontare una causa non è cosa semplice.

Per questo è importante chiedere aiuto, non solo legale, ma anche psicologico. La scelta di intentare un’azione legale contro coloro che si incontrano tutti i giorni sul posto di lavoro e affrontare un aula di tribunale in cui, inevitabilmente, si dibatte della propria sfera personale e si mettono sotto la lente di ingrandimento fatti e comportamenti (con il rischio tra l’altro di perdere la causa), genera una pressione psicologica notevole. L’aiuto di uno psicologo, in questi casi, se non può essere risolutivo in un’aula di tribunale, rappresenta al contrario un’opportunità di vittoria per il benessere psichico personale.

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