Partita Iva: come si apre e quando conviene


Aprire una partita Iva è semplice. Lo è meno capire quando conviene. Ecco pochi, ma pratici consigli su tutto ciò che devi sapere
Partita Iva: come si apre e quando conviene

Hai deciso di intraprendere una carriera da professionista? Allora, è necessario muovere i primi passi nel mare magnum delle normative tributarie e pratiche burocratiche da adempiere informandosi sui diritti e sugli obblighi legislativi in materia. Uno dei tanti doveri è la cosiddetta apertura e tenuta della Partita Iva, obbligatoria per tutti i soggetti passivi Iva, imprese o professionisti che siano. In particolare, l’art. 5 del D.P.R. 633 del 1972, definisce questi ultimi come coloro che operano nell’esercizio di arti e professioni dove “per esercizio di arti e professioni si intende l’esercizio per professione abituale, ancorché non esclusiva, di qualsiasi attività di lavoro autonomo”. Ma cosa si intende per lavoro autonomo? A spiegarlo è una norma del nostro codice civile, l’art. 2222, che lo descrive come un'opera o un servizio prestati da una persona con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente. Semplificando i concetti del legislatore, si può ritenere professionista chi svolge una qualsiasi attività (avvocato, medico, commercialista, attore, architetto…) che svolge la propria attività in autonomia (cioè senza un vincolo di subordinazione al datore di lavoro) e con professionalità (l’attività deve essere svolta in maniera abituale). Non è necessario, inoltre, svolgere il proprio lavoro all’interno di un’organizzazione, dato che può essere esercitato dal singolo soggetto in assoluta libertà.

Aprire una Partita Iva è semplice. Ciò che va valutato, assieme a un commercialista esperto che possa consigliarvi, è la convenienza ad aprirla.
Entro 30 giorni dall’inizio della propria attività da professionista, si deve presentare all’ufficio locale competente dell’Agenzia delle Entrate la dichiarazione di inizio attività compilando il modello AA9/11. Contestualmente, verrà rilasciata dall’Agenzia delle Entrate un numero identificativo, che è appunto il numero di Partita Iva. Il codice è composto da 11 cifre: le prime sette identificano il professionista che ha richiesto la partita Iva, le successive tre identificano l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate alla quale ci si è rivolti, l’ultima è una cifra di controllo. Il modello AA9/11 può essere presentato personalmente, in duplice copia, recandosi presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, in copia unica tramite raccomandata allegando un valido documento di identità oppure telematicamente, scaricandolo direttamente dal sito istituzionale dell’Agenzia. Nel modello bisogna indicare i propri dati anagrafici, il tipo di attività svolta (da scegliere tra quelle elencate nel codice Ateco), il luogo in cui viene svolta l’attività e il luogo in cui sono tenuti e conservati i libri e le scritture contabili obbligatorie. Va indicato, inoltre, il volume d’affari presunto (soltanto se si ritiene di poter usufruire di disposizioni speciali di determinazione d’imposta, come gli agricoltori esonerati o chi propone spettacoli viaggianti…) oppure il diritto di poter godere dei regimi fiscali agevolati (imprenditoria giovanile, nuove iniziative imprenditoriali di lavoratore autonomo…).

Il numero di Partita Iva resta invariato fino alla sua chiusura, anche se nel frattempo ci sono state delle variazioni come, ad esempio, quella del domicilio fiscale. Ciò nonostante, quando si verificano, è obbligatorio, sempre entro 30 giorni dalla modifica, compilare una dichiarazione di variazione utilizzando lo stesso modulo compilato per l’apertura della Partita Iva. In questo caso, oltre ai propri dati identificativi, vanno riportati soltanto gli elementi variati, senza la necessità di inserire quelli rimasti uguali. Anche in caso di chiusura della Partita Iva esiste l’obbligo di comunicare, sempre compilando lo stesso modello e sempre entro 30 giorni, la cessazione dell’attività che, nel caso dei professionisti, corrisponde alla data dell’emissione dell’ultima fattura per le prestazioni svolte e non al momento in cui ha effettivamente smesso di prestare la sua opera.

E ora veniamo all’aspetto economico: aprire una Partita Iva non ha costi. Semmai, la convenienza ad aprirla o meno dipende dal volume di affari del professionista. Si tratta di valutare se, con il proprio lavoro, si riescono a coprire le spese erariali e previdenziali, oltre a quelle legate alla consulenza di un commercialista per la tenuta contabile delle scritture, e a garantirsi il sudato profitto. In maniera indiretta, la legge, indica la famosa cifra dei 5.000 Euro netti annui (6.250 Euro lordi annui) come spartiacque: se al di sotto di tale cifra, il lavoro svolto è considerato occasionale, non può contemporaneamente essere abituale, come il legislatore prevede che sia per i professionisti. Chiaro però, che aldilà dei 5.000 Euro netti indicati come limite di demarcazione, ognuno deve farsi i conti della serva con l’aiuto di un commercialista esperto in modo da capire qual è la soglia di entrate oltre la quale si è disposti a diventare professionisti!

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