Pensioni d’oro ed esodati
Nella prossima Legge di Stabilità potrebbe spuntare un contributo di solidarietà da applicare alle pensioni d’oro a favore degli esodati

Prima di sfruttare uno scivolo aziendale finalizzato al prepensionamento sarebbe opportuno farsi consigliare da un consulente del lavoro. A maggior ragione dopo che il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha proposto nuovi ritocchi alle cosiddette "pensioni d’oro e d’argento" per recuperare fondi da destinare agli esodati attuali e potenziali e ai cassaintegrati in deroga. Le possibili modifiche al vaglio del Governo dovrebbero rientrare nel pacchetto pensioni che dovrebbe essere inserito nella prossima legge di Stabilità da varare entro il 20 ottobre prossimo. Il condizionale è d’obbligo dato che le posizioni all’interno della stessa maggioranza e degli ambienti sindacali sono contrastanti. Anche lo stesso premier Matteo Renzi frena il progetto avanzato dal suo Ministro del Lavoro, anche se i tecnici ministeriali e quelli dell’Inps hanno già elaborato alcune simulazioni.
Comunque, le intenzioni dell’Esecutivo sono quelle di applicare un contributo di solidarietà (o, come è stato anche definito, di equità) sulle pensioni che superano la soglia dei 3.500 euro netti mensili (anche se si parla di una soglia più bassa che potrebbe essere di 2.000 euro mensili), basate sul sistema retributivo (in pratica, quelle calcolate con il sistema precedente alla Riforma Dini del 1996). L’idea è quella di applicare una tassazione sulla differenza tra quanto riscosso con il sistema retributivo e quanto spetterebbe, invece, se si applicasse il sistema contributivo, attualmente adottato per i lavoratori più giovani. Non è prevista, invece, alcuna modifica sull’età pensionabile, che resta di 67 anni. Lo scopo è quello di fare cassa e di recuperare almeno un miliardo di euro all’anno (che salirebbero a circa 4 milioni di euro nel caso si applicasse il contributo di equità sulle pensioni a partire dai 2.000 euro) da destinare alla risoluzione del problema strutturale degli esodati, per finanziare i cassaintegrati ed, eventualmente, rimpolpare le pensioni più basse.
Si calcola che ad essere colpiti dal contributo di equità, considerando come soglia minima i 2.000 euro mensili, sarebbero circa un milione e 700 mila pensionati (dati del 2013): rappresentano il 10% del totale dei pensionati a cui è destinato il 27% del totale delle pensioni erogate dagli enti pensionistici. Il contributo richiesto sarebbe progressivo. Si parla di tre aliquote: il 20% sulle pensioni comprese tra i 2.000 e i 3.000 euro mensili, il 30% su quelle comprese tra i 3.000 e i 5.000 mila euro mensili e, infine, il 50% su quelle superiori ai 5.000 euro mensili. In cifre assolute, il contributo andrebbe dai 100 ai 400 euro mensili.
I possibili beneficiari, invece, non sarebbero solo i cassaintegrati in deroga e gli esodati: si sta pensando a questo nuovo contributo di solidarietà per far fronte al disagio dei tanti lavoratori potenzialmente esodati, cioè tutti coloro che perdono il lavoro in età matura e che difficilmente potrebbero reinserirsi nel mondo del lavoro. A loro, dopo i due anni di indennità di disoccupazione, potrebbe essere destinato una sorta di "prestito" strutturato come un assegno mensile di circa 750 euro fino al momento in cui sia possibile ottenere la pensione. Una volta ottenuta la pensione, si restituirebbe il "prestito previdenziale" con una decurtazione del 5%-6% dell’assegno pensionistico mensile. E’ un’operazione che costerebbe circa 500-600 milioni di euro all’anno che vedrebbe anche il contributo delle aziende per evitare un’ondata di vantaggiosi prepensionamenti per le aziende, ma che graverebbero eccessivamente sulle finanze statali.
Dal punto di vista del pensionato e del lavoratore, potrebbe essere utile farsi due conti in tasca per capire eventuali vantaggi o svantaggi derivanti dalle nuove norme in materia pensionistica che potrebbero essere applicate dopo il varo della prossima Legge di Stabilità: al pensionato può interessare capire l’eventuale somma che gli sarà decurtata a titolo di contributo di solidarietà, all’esodato potrebbe interessare conoscere gli eventuali benefici finanziari e, infine, al lavoratore potrebbe essere indispensabile capire la convenienza di un possibile scivolo prepensionistico.
Comunque, le intenzioni dell’Esecutivo sono quelle di applicare un contributo di solidarietà (o, come è stato anche definito, di equità) sulle pensioni che superano la soglia dei 3.500 euro netti mensili (anche se si parla di una soglia più bassa che potrebbe essere di 2.000 euro mensili), basate sul sistema retributivo (in pratica, quelle calcolate con il sistema precedente alla Riforma Dini del 1996). L’idea è quella di applicare una tassazione sulla differenza tra quanto riscosso con il sistema retributivo e quanto spetterebbe, invece, se si applicasse il sistema contributivo, attualmente adottato per i lavoratori più giovani. Non è prevista, invece, alcuna modifica sull’età pensionabile, che resta di 67 anni. Lo scopo è quello di fare cassa e di recuperare almeno un miliardo di euro all’anno (che salirebbero a circa 4 milioni di euro nel caso si applicasse il contributo di equità sulle pensioni a partire dai 2.000 euro) da destinare alla risoluzione del problema strutturale degli esodati, per finanziare i cassaintegrati ed, eventualmente, rimpolpare le pensioni più basse.
Si calcola che ad essere colpiti dal contributo di equità, considerando come soglia minima i 2.000 euro mensili, sarebbero circa un milione e 700 mila pensionati (dati del 2013): rappresentano il 10% del totale dei pensionati a cui è destinato il 27% del totale delle pensioni erogate dagli enti pensionistici. Il contributo richiesto sarebbe progressivo. Si parla di tre aliquote: il 20% sulle pensioni comprese tra i 2.000 e i 3.000 euro mensili, il 30% su quelle comprese tra i 3.000 e i 5.000 mila euro mensili e, infine, il 50% su quelle superiori ai 5.000 euro mensili. In cifre assolute, il contributo andrebbe dai 100 ai 400 euro mensili.
I possibili beneficiari, invece, non sarebbero solo i cassaintegrati in deroga e gli esodati: si sta pensando a questo nuovo contributo di solidarietà per far fronte al disagio dei tanti lavoratori potenzialmente esodati, cioè tutti coloro che perdono il lavoro in età matura e che difficilmente potrebbero reinserirsi nel mondo del lavoro. A loro, dopo i due anni di indennità di disoccupazione, potrebbe essere destinato una sorta di "prestito" strutturato come un assegno mensile di circa 750 euro fino al momento in cui sia possibile ottenere la pensione. Una volta ottenuta la pensione, si restituirebbe il "prestito previdenziale" con una decurtazione del 5%-6% dell’assegno pensionistico mensile. E’ un’operazione che costerebbe circa 500-600 milioni di euro all’anno che vedrebbe anche il contributo delle aziende per evitare un’ondata di vantaggiosi prepensionamenti per le aziende, ma che graverebbero eccessivamente sulle finanze statali.
Dal punto di vista del pensionato e del lavoratore, potrebbe essere utile farsi due conti in tasca per capire eventuali vantaggi o svantaggi derivanti dalle nuove norme in materia pensionistica che potrebbero essere applicate dopo il varo della prossima Legge di Stabilità: al pensionato può interessare capire l’eventuale somma che gli sarà decurtata a titolo di contributo di solidarietà, all’esodato potrebbe interessare conoscere gli eventuali benefici finanziari e, infine, al lavoratore potrebbe essere indispensabile capire la convenienza di un possibile scivolo prepensionistico.
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