Piani individuali di risparmio (PIR): cosa sono?
Quando si parla di Piani individuali di risparmio, i cosiddetti PIR, si fa riferimento ad una nuova formula di risparmio istituita con la Legge di Stabilità 2016 e presentata sul mercato italiano a gennaio 2017.
Il PIR non è però un’iniziativa italiana. Questa formula esisteva già in Francia con il nome di Plan d’Epargne en Actions (PEA) e in Inghilterra, Individual Savings Accounts (ISAS).
Prendendo spunto dall’esperienza europea, il legislatore italiano ha rivisto la formula con l’obiettivo di puntare ad incentivare la piccola e media impresa italiana con investimenti mirati e con interessanti agevolazioni fiscali.
Il PIR è stato, dunque, pensato come prodotto di investimento di medio - lungo periodo finalizzato a stimolare l’economia del nostro Paese, coinvolgendo direttamente le famiglie nel sostegno economico delle imprese nostrane e consentendo, al contempo, a queste ultime di reperire risorse attraverso un canale alternativo a quello bancario.
Entriamo ora più nel dettaglio del prodotto, vediamo cos’è esattamente un Piano individuale di risparmio e come funziona.
Indice:
Piani individuali di risparmio (PIR): significato
I Piani Individuali di Risparmio, PIR, sono degli investimenti di medio – lungo periodo dedicati esclusivamente a persone fisiche che attraverso questa formula destinano parte dei loro contributi alle imprese italiane.
Questa formula prevede delle agevolazioni fiscali a condizione che siano rispettate alcune condizioni previste dalla legge con riferimento alla composizione dei portafogli, all’ammontare investito e alla durata dell’investimento.
Le agevolazioni fiscali a vantaggio dell’investitore, dunque della persona fisica, sono le seguenti:
- l’investitore non paga le tasse sugli utili e sui proventi degli investimenti;
- l’investitore non paga l'imposta di successione sul patrimonio investito.
Abbiamo detto però che tali vantaggi sono subordinati a delle limitazioni che andiamo subito a vedere nel dettaglio nel prossimo paragrafo.
Piani individuali di risparmio (PIR): come funzionano?
I PIR mirano a collegare i risparmi privati con gli investimenti delle imprese.
Lo strumento è nato per migliorare le opportunità di rendimento per chi investe e, allo stesso tempo, aumentare le opportunità delle imprese di ottenere risorse finanziarie per investimenti di lungo termine, da fonti alternative alle banche, favorendo così lo sviluppo dei mercati finanziari.
Le agevolazioni finanziare che ne derivano per chi investe sono soggette, come dicevamo, ai seguenti criteri che andiamo ora ad approfondire:
- Composizione dei portafogli: è possibile investire in PIR versando somme a piacere, esiste infatti un tetto massimo annuale e totale ma non ci sono somme minime che è obbligatorio investire. Il vincolo è però quello di detenere ogni ammontare per un minimo di 5 anni per avere diritto all’esenzione.
- Ammontare investito: l'investimento massimo sul quale poter ottenere l’agevolazione fiscale a vita è pari a 150.000 euro. Naturalmente, ognuno è libero di versare quanto vuole, ma otterrà lo sgravio fiscale al massimo su 30mila euro all’anno.
- Durata dell’investimento: gli strumenti finanziari sono detenuti, singolarmente o cumulativamente (quando si succedono l’uno all’altro in modo da essere considerati in modo unitario), per un periodo di tempo minimo di 5 anni.
Entriamo ora di più nell’aspetto pratico dell’investimento: come fare ad investire in un PIR?
Piani individuali di risparmio (PIR): come investire?
Per capire meglio come investire i PIR, è utile prendere in esame un caso pratico.
Esempio:
Consideriamo di voler investire il massimo annuo consentito, 30.000 euro, in un PIR.
Il 70%, ovvero 21.000 euro, dovranno andare in strumenti (azioni, obbligazioni, quote di fondi) emessi da PMI italiane o europee con stabile organizzazione in Italia.
Di questa quota, il 30%, ovvero 6.300 euro, dovranno essere investiti in società extra indice FTSE Mib.
Il restante 30%, ovvero 9.000 euro, può essere destinato a qualunque altro strumento, anche conti corrente o depositi bancari.
Conviene investire in Piani individuali di risparmio (PIR)?
Alla luce delle informazioni finora dette, la domanda che alla fine di tutta la documentazione in merito, il potenziale investitore si pone è: conviene investire in PIR?
Stando a quanto detto, i PIR possono essere considerati un ottimo mezzo complementare d’introito, anche per integrare la propria pensione, tenendo conto soprattutto del grande vantaggio fiscale e della flessibilità dello strumento.
Piani individuali di risparmio (PIR): le novità 2020
La nuova modifica regolamentare prevede a partire dal 2020 la sostituzione dei due precedenti vincoli, ossia:
- di almeno il 3,5% degli investimenti da destinare a società quotate sull’Aim
- dell’altro 3,5% al venture capital
con un unico obbligo di riserva del 5% sul 70% del valore complessivo (equivalente al 3,5% dell’intero patrimonio in gestione del Pir) in strumenti finanziari di imprese di piccola capitalizzazione, diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib e Ftse Mid della Borsa italiana o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati.
Questo rilancio serve a riportare l’interesse sui PIR per stimolare l’economia italiana soprattutto delle PMI, incoraggiando soprattutto la popolazione, anche quella che ha meno confidenza con le manovre finanziare.
In questo modo tutti possono partecipare a far girare l’economia avendo un ritorno concreto dall’investimento, ovviamente nei limiti previsti dalla legge.
Conclusione
Se sei interessato ad investire in un Piano individuale di Risparmio (PIR), con la nuova legge del 2020 puoi approfittare delle agevolazioni fiscali nei limiti di quanto detto nel presente articolo.
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