Prepensionamento senza penalizzazioni


Un emendamento alla Legge di Stabilità elimina il requisito della `prestazione effettiva di lavoro` per poter andare in pensione `senza tagli` prima dei 62 anni
Prepensionamento senza penalizzazioni

A quasi tre anni di distanza, la Riforma delle pensioni firmata dall’ex Ministro del Welfare, Elsa Fornero, subisce una sostanziale modifica in fatto di prepensionamenti. Con un emendamento alla Legge di Stabilità, approvato in Commissione bilancio alla Camera dei Deputati, è stato eliminato il requisito della "prestazione effettiva di lavoro" per poter andare in pensione prima dell’età pensionabile senza incorrere a penalizzazioni. Penalizzazioni che sono state anch’esse cancellate.

Certo, il ddl di Stabilità dovrà ancora superare lo scoglio del Senato prima di essere approvato nella sua versione definitiva, ma se l’emendamento non subirà modifiche, molti lavoratori alla soglia della pensione potranno tirare un profondo respiro di sollievo.

Per capire come sarà modificato l’impianto pensionistico italiano è il caso di partire spiegando l’attuale normativa sul prepensionamento. In base alla Riforma Fornero, possono andare in pensione senza penalizzazione soltanto i lavoratori che nel 2015 compiranno i 62 anni di età e che avranno maturato i 42 anni e sei mesi di anzianità contributiva (per gli uomini) e 41 anni e sei mesi (per le donne), mentre nel 2016 saranno necessari i 62 anni di età e 42 anni e 10 mesi di anzianità contributiva (per gli uomini) e 41 anni e 10 mesi (per le donne). Nel caso si volesse andare in pensione prima del compimento dei 62 anni, fermo restando il requisito dell’anzianità lavorativa, l’assegno pensionistico sarebbe decurtato dell’1% per ogni anno di anticipo fino ai 60 anni e del 2% per ogni anno di prepensionamento in età inferiore ai 60 anni. Se, ad esempio, un lavoratore decidesse di andare in pensione a 58 anni, si vedrebbe decurtare la pensione del 6%: il 4% dovuto ai due anni fino ai 60 anni (2% all’anno) più il 2% per i due anni dai 60 ai 62 anni (1% all’anno).
Unica eccezione al taglio della pensione è dimostrare che l’anzianità contributiva derivi da "prestazione effettiva di lavoro", ovvero un’anzianità calcolata senza permessi o sospensioni.

Ora, se saranno confermate le cancellazioni del requisito della "prestazione effettiva di lavoro" e delle penalizzazioni sulle pensioni, si ritornerebbe al regime pre-Fornero. L’emendamento approvato in Commissione bilancio prevede che: "Le disposizioni di cui all’articolo 24, comma 10, terzo e quarto periodo, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, in materia di riduzione percentuale dei trattamenti pensionistici, non trovano applicazione, limitatamente ai soggetti che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017".

La nuova disciplina riguarda tutti coloro che maturano l’anzianità contributiva necessaria al pensionamento dal 1° gennaio 2015 al 31 dicembre 2017, indipendentemente dall’età pensionabile.
In sostanza, si potrà andare in pensione anche prima dei 62 anni di età, senza dover subire alcuna penalizzazione e senza il requisito della "prestazione effettiva di lavoro". L’anzianità contributiva, infatti, potrà anche tenere conto di eventuali riscatti o contributi figurativi. La copertura finanziaria dell’emendamento dovrebbe essere di circa 5 milioni di euro per il 2015 e di 15 milioni di euro nel 2016.

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