Recensioni “fasulle” sul web
Sono finiti nel mirino dell’Antitrust alcuni famosi portali web che scorrettamente avrebbero manipolato il mercato

Dopo i portali web turistici Booking ed Expedia, anche il famoso TripAdvisor finisce nel mirino dell’Antitrust. L’Authority vuole vederci chiaro e capire se il sito che si è conquistato in pochi anni una rilavante notorietà offrendo classifiche e recensioni di ristoranti, alberghi e pub di mezzo mondo, abbia commesso "pratiche commerciali scorrette".
Nei casi di Booking ed Expedia, il Garante del mercato vuole capire se alcune condizioni imposte dai due gruppi siano lesive della concorrenza sul mercato. Nello specifico, si tratta di alcune clausole che gli albergatori devono accettare per entrare nei circuiti web e che riguardano l’impossibilità per i commercianti e agenti turistici di proporre offerte più vantaggiose tramite altri canali di promozione. Nel caso di TripAdvisor, invece, è importante verificare se, nello svolgimento dell’attività, sia stato leso il diritto dei commercianti a un giusto giudizio e quello dei consumatori nell’ottenere informazioni veritiere.
Comunque, a rimetterci potrebbero essere sempre gli stessi, cioè i proprietari di strutture turistiche, albergatori, proprietari di pub e ristoranti e, infine, anche i potenziali clienti. Ora, però, il fatto che l’Antitrust stia prendendo provvedimenti spiana la strada a quanti si siano effettivamente sentiti danneggiati dai portali in questione, magari aggregandosi in azioni collettive. E’ il caso, ad esempio, di chi ha ricevuto recensioni "dubbie" sul proprio locale o servizio offerto. L’Antitrust, infatti, ha deciso di avviare alcune verifiche proprio "per verificare se la società adotti misure idonee a prevenire e limitare il rischio di pubblicazioni di false recensioni sia sotto il profilo informativo che relativamente alle procedure di registrazione".
Sono ormai molte le segnalazioni effettuate all’Authority dai gestori del settore turistico e alberghiero che lamentano poca trasparenza nella gestione e nei contenuti dei commenti e delle recensioni pubblicati in rete. E, d’altra parte, non sono nuove le notizie su società che, a pagamento, offrono un certo numero di recensioni per promuovere un locale o per screditare un concorrente.
Una delle tante notizie, è stata quella pubblicata su Repubblica.it alcuni mesi fa in merito a un esperimento condotto da un professore di comunicazione dello Iulm. Il docente ha raccontato che pagando 50 dollari a una società specializzata nel creare e pubblicare recensioni è riuscito ad ottenere ottimi commenti sul suo sito come idraulico, senza mai aver incontrato nessuno dei suoi fantomatici "clienti", e senza mai aver avuto dimestichezza con tubi e materiale idraulico.
La rete e i servizi offerti in internet da alcuni portali sono di indubbia utilità finché non sfociano in quelle "pratiche commerciali scorrette" su cui sta indagando l’Antitrust. Proprio per tale ragione, a volte, una semplice segnalazione, può non bastare.
Nei casi di Booking ed Expedia, il Garante del mercato vuole capire se alcune condizioni imposte dai due gruppi siano lesive della concorrenza sul mercato. Nello specifico, si tratta di alcune clausole che gli albergatori devono accettare per entrare nei circuiti web e che riguardano l’impossibilità per i commercianti e agenti turistici di proporre offerte più vantaggiose tramite altri canali di promozione. Nel caso di TripAdvisor, invece, è importante verificare se, nello svolgimento dell’attività, sia stato leso il diritto dei commercianti a un giusto giudizio e quello dei consumatori nell’ottenere informazioni veritiere.
Comunque, a rimetterci potrebbero essere sempre gli stessi, cioè i proprietari di strutture turistiche, albergatori, proprietari di pub e ristoranti e, infine, anche i potenziali clienti. Ora, però, il fatto che l’Antitrust stia prendendo provvedimenti spiana la strada a quanti si siano effettivamente sentiti danneggiati dai portali in questione, magari aggregandosi in azioni collettive. E’ il caso, ad esempio, di chi ha ricevuto recensioni "dubbie" sul proprio locale o servizio offerto. L’Antitrust, infatti, ha deciso di avviare alcune verifiche proprio "per verificare se la società adotti misure idonee a prevenire e limitare il rischio di pubblicazioni di false recensioni sia sotto il profilo informativo che relativamente alle procedure di registrazione".
Sono ormai molte le segnalazioni effettuate all’Authority dai gestori del settore turistico e alberghiero che lamentano poca trasparenza nella gestione e nei contenuti dei commenti e delle recensioni pubblicati in rete. E, d’altra parte, non sono nuove le notizie su società che, a pagamento, offrono un certo numero di recensioni per promuovere un locale o per screditare un concorrente.
Una delle tante notizie, è stata quella pubblicata su Repubblica.it alcuni mesi fa in merito a un esperimento condotto da un professore di comunicazione dello Iulm. Il docente ha raccontato che pagando 50 dollari a una società specializzata nel creare e pubblicare recensioni è riuscito ad ottenere ottimi commenti sul suo sito come idraulico, senza mai aver incontrato nessuno dei suoi fantomatici "clienti", e senza mai aver avuto dimestichezza con tubi e materiale idraulico.
La rete e i servizi offerti in internet da alcuni portali sono di indubbia utilità finché non sfociano in quelle "pratiche commerciali scorrette" su cui sta indagando l’Antitrust. Proprio per tale ragione, a volte, una semplice segnalazione, può non bastare.
Articolo del: