Riforma del catasto, battute finali


Accorpate le categorie catastali e rendita calcolata sui metri quadrati
Riforma del catasto, battute finali

Dopo che il 13 aprile scorso il Governo ha presentato al Senato il disegno di legge sulla riforma del Catasto, l’Esecutivo Gentiloni avrebbe intenzione di varare la Riforma nell’ambito dei Piani di intervento predisposti assieme al documento di Economia e Finanza.

E se così fosse, sarebbero introdotte le nuove norme che regolano il catasto e i metodi di calcolo delle rendite catastali. I cambiamenti sul calcolo della rendita catastale preannunciano stangate sui contribuenti, ma eliminerebbero quel disallineamento tra rendita catastale e reale valore di mercato che spesso si verifica nelle abitazioni del centro delle città.

Se il testo non sarà modificato, saranno intanto apportate delle modifiche sulle categorie catastali di abitazioni: al posto delle note categorie A1 (di tipo signorile), A2 (di tipo civile) e A3 (di tipo economico) ci sarebbe la sola categoria "O" che identifica le abitazioni Ordinarie.

Ma la modifica più rilevante riguarda il calcolo della rendita catastale (dato alla base del calcolo delle imposte come IMU, Tasi, imposta di registro, ecc...) che non sarà più legato al numero dei vani (come avviene ora), ma ai metri quadrati e quindi alla superficie dell’abitazione. Ciò ha un impatto notevole da un punto di vista fiscale poiché potrebbero essere riviste al rialzo molte rendite oggi basate sui vani.

Se da una parte, quindi, potrebbero esserci molti contribuenti insoddisfatti dall’aumento della rendita catastale, dall’altra, però, si ridurrebbe il disallineamento tra rendita catastale e reale valore di mercato. Basti pensare al paradosso in cui due immobili, ubicati nello stesso condominio e di uguale metratura totale, oggi potrebbero avere due rendite catastali differenti se avessero un numero totale di vani diverso. Oppure si può immaginare la disparità di trattamento fiscale tra due appartamenti di pari metratura, ma il primo ubicato in centro città con un numero inferiore di vani!

Va da sé, però, che con una revisione della rendita catastale, si pagherà di più anche di imposte, come l’IMU e la Tasi che hanno proprio come base di calcolo la rendita catastale.

Altra conseguenza derivante dalla nuova rendita catastale è quella inerente l’imposta di registro che si paga in sede di compravendita immobiliare. L’imposta di registro è pari al 2% in caso di prima casa e del 9% nel caso di seconda casa. Vien da sé che se aumenta la rendita catastale, aumenta anche l’ammontare totale da pagare a titolo di imposta di registro.

Per ottenere maggiori informazioni al riguardo è consigliabile quindi farvi assistere da un geometra esperto del sistema di catasto. Cercatelo nel nostro sito. Il primo contatto in studio è gratuito!

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