Studi di settori addio
Gli studi di settore saranno sostituiti da indicatori di “compliance”

Gli studi di settore, i famigerati parametri che hanno lo scopo di misurare i ricavi dei circa tre milioni e mezzo di professionisti italiani, andranno presto in pensione, con buona pace dei liberi professionisti per i quali, spesso, gli studi di settore rappresentavano una spada di Damocle.
A sostituirli, il nuovo indicatore di "compliance", ovvero dei parametri che dovrebbero misurare l’affidabilità del professionista. E’ la proposta avanzata da Sose (Soluzioni per il sistema economico) e dall’Agenzia delle Entrate e che è stata presentata alle associazioni di categoria e agli Ordini professionali.
Lo scopo di questo cambio di rotta sarebbe quello di favorire la tax compliance dei contribuenti, ovvero una loro maggior adesione al rispetto degli obblighi fiscali. Ciò avrebbe come conseguenza una diminuzione dell’evasione fiscale. La rottamazione degli studi di settore a fronte di altre tipologie di indicatori rappresenterebbe, inoltre, un ulteriore passo in avanti nel progetto "Fisco Amico", all’insegna del dialogo e della collaborazione tra Fisco e contribuenti.
L’indice di affidabilità (o di compliance) è una scala di valori che va da uno a dieci, in cui il valore aumenta all’aumentare dell’affidabilità del contribuente. Chi raggiunge valori elevati dell’indice avrà accesso ai sistemi premiali che prevedono vie preferenziali per i rimborsi, esclusione da alcune tipologie di accertamento e una riduzione del periodo di accertabilità.
L’indice di affidabilità indica il posizionamento di ogni contribuente rispetto a una serie di indicatori calcolati in base:
- all’analisi preventiva di affidabilità dei dati dichiarati
- all’analisi delle anomalie economiche
- all’analisi di affidabilità dei valori dichiarati sul valore aggiunto e da questo quelli dei ricavi e redditi
I sistemi premiali, infine, sono due e scattano dopo il raggiungimento del valore otto dell’indice.
Il valore raggiunto dal contribuente, gli sarà comunicato direttamente dall’Agenzia delle Entrate in modo da verificare l’affidabilità e la veridicità del dato. Sempre in un’ottica di collaborazione.
A sostituirli, il nuovo indicatore di "compliance", ovvero dei parametri che dovrebbero misurare l’affidabilità del professionista. E’ la proposta avanzata da Sose (Soluzioni per il sistema economico) e dall’Agenzia delle Entrate e che è stata presentata alle associazioni di categoria e agli Ordini professionali.
Lo scopo di questo cambio di rotta sarebbe quello di favorire la tax compliance dei contribuenti, ovvero una loro maggior adesione al rispetto degli obblighi fiscali. Ciò avrebbe come conseguenza una diminuzione dell’evasione fiscale. La rottamazione degli studi di settore a fronte di altre tipologie di indicatori rappresenterebbe, inoltre, un ulteriore passo in avanti nel progetto "Fisco Amico", all’insegna del dialogo e della collaborazione tra Fisco e contribuenti.
L’indice di affidabilità (o di compliance) è una scala di valori che va da uno a dieci, in cui il valore aumenta all’aumentare dell’affidabilità del contribuente. Chi raggiunge valori elevati dell’indice avrà accesso ai sistemi premiali che prevedono vie preferenziali per i rimborsi, esclusione da alcune tipologie di accertamento e una riduzione del periodo di accertabilità.
L’indice di affidabilità indica il posizionamento di ogni contribuente rispetto a una serie di indicatori calcolati in base:
- all’analisi preventiva di affidabilità dei dati dichiarati
- all’analisi delle anomalie economiche
- all’analisi di affidabilità dei valori dichiarati sul valore aggiunto e da questo quelli dei ricavi e redditi
I sistemi premiali, infine, sono due e scattano dopo il raggiungimento del valore otto dell’indice.
Il valore raggiunto dal contribuente, gli sarà comunicato direttamente dall’Agenzia delle Entrate in modo da verificare l’affidabilità e la veridicità del dato. Sempre in un’ottica di collaborazione.
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