730 precompilato – una débâcle, ma parlano di boom


Grande boom di consensi per il 730 precompilato? Noi non siamo faziosi, ci limitiamo ai dati: il risultato è una clamorosa débâcle
730 precompilato – una débâcle, ma parlano di boom
La dittatura è una forma autoritaria di governo in cui il potere è accentrato in un solo organo. Tra le forme dittatoriali, inoltre, non possiamo non ricomprendere anche il totalitarismo (Unione Sovietica), ovvero la dittatura del controllo totale, caratterizzata dalla presenza del regime in ogni ambito, specie per quanto attiene agli organi di informazione.
Ma da noi, fortunatamente, non è così. Da noi, il popolo è sovrano (e, qualche volta, pure somaro).
Sorge spontaneo, allora, domandarsi come mai l’Italia occupi il 73° posto nell’ultima classifica relativa alla libertà di stampa, superata da Paesi come (udite, udite): Senegal, Bosnia, Korea, Argentina, Niger, Cile e Burkina Faso.
Nessuno stupore: qui, è tutta politica; la carta stampata - al pari dei siti Internet - dice quello che le conviene; è il gioco delle parti. Qualche volta, però, davvero si esagera.
L’ultima millanteria che grida vendetta è questa ininterrotta saga del 730 precompilato (della quale, in questi giorni, sta andando in onda l’ennesima puntata), cui, l’attuale Governo, ha fondato molta della sua credibilità e a cui non intende rinunciare per nulla al mondo (o quasi).
Tutti ricorderanno l’inizio della favola:
"Niente più bisogno del commercialista: nel 2015, i contribuenti riceveranno la loro dichiarazione dei redditi direttamente a casa!" Roboante annuncio presidenziale, con cassa di risonanza mediatica tale da essere captata persino negli ovili della Barbagia (sappiamo, per certo, che le pecore - pure quelle "nere" - si chiedevano perplesse se anche loro sarebbero state destinatarie di questo famigerato 730 precompilato).
Poi, il tiro è stato rivisto (ovviamente, senza fare troppa pubblicità):
"In realtà, non proprio tutti i contribuenti; si tratta principalmente dei pensionati".
E ancora:
"Beh, non è che arrivi proprio a casa, bisogna prima registrarsi, prendere il PIN e scaricarsi il modello da Internet".
Fino a:
"Attenzione che, però, nell’80% dei casi, la dichiarazione così com’è non andrà bene e bisognerà che il contribuente intervenga a modificarla". Un pensionato?
Di immediato, ci è tornata alla mente quella volta in cui, genitori e suoceri pensionati annaspavano in cerca d’aiuto per comprendere come ricevere il vitale emolumento presso il conto corrente bancario, del quale, ancora faticano a comprenderne la ragione d’esistenza. Per il Governo, però, questi contribuenti ultra-settantenni sono dei prodigiosi utenti internettiani, rotti e avvezzi alle tecnologie 2.0 (diremo, soprattutto, rotti).
Ma tralasciamo questi ammennicoli di "poco" conto e andiamo alle notizie del giorno.
Pur non giustificando la cosa, possiamo in ultima analisi capire che "Fisco-Oggi", la rivista telematica dell’Agenzia delle Entrate, tiri l’acqua al suo mulino, inneggiando al (fasullo) successo dell’iniziativa. E, vogliamo spingerci oltre, ormai sopportiamo tale bieco sciovinismo governativo anche nel sito nazionale dell’Ansa, considerate le incontrovertibili prove fornite nel recente passato, circa la loro univoca linea redazionale. Incominciamo, però, a vederci arricciare i capelli (e tenete conto che, di capelli, non ne abbiamo), allorché, addirittura il blasonato Corriere della Sera, con le sue austere scrivanie (un tempo frequentate da illustri pensatori e ora vilipendiate da presunti esperti economisti), si presti a fare da carta carbone all’annuncio del millennio.
Ci limitiamo a riportare i fatti.
Fisco-Oggi:
"Modello 730 precompilato: boom di domande per ottenere il Pin; sono in totale 7 milioni i cittadini pronti ad accedere alla propria dichiarazione precompilata".
Corriere della Sera - Economia:
"Modello 730 precompilato, boom di accessi: già pronti in 7 milioni".
Mi sembra che l’unica locuzione adatta sia, appunto: carta carbone.
Ebbene, vediamo questi numeri e cerchiamo di capirci qualcosa.
L’Agenzia parla di boom di accessi per ottenere il PIN, atteso che ha registrato circa 500.000 richieste nei primi 3 mesi.
Tralasciamo il dettaglio concernente il fatto che, la stessa autorevole fonte, non ci dice quante di queste richieste abbiamo in realtà definito l’iter procedurale e siano giunte a felice esito conclusivo, effettivamente ottenendo questo benedetto (o maledetto) PIN. Limitiamoci, invece, a ragionare secondo meri criteri matematici, dando per scontato (data la nostra infinita bontà e accondiscendenza nei confronti della stampa di regime), che realmente siano 500.000 i contribuenti dotati del PIN.
La data di inizio è stata rigidamente fissata (i tempi sono, infatti, davvero stretti) dall’Agenzia delle Entrate per il 15 aprile (dunque: oggi è 11... 15 - 11 dovrebbe far 4... mancano 4 giorni, se non erriamo).
La platea dei destinatari è pari a 20.000.000, informa sempre l’Agenzia delle Entrate.
500.000 su 20.000.000 (un attimo che ci dotiamo di calcolatrice - tanto, almeno per quella, il PIN ancora non serve), significa che sono esattamente il 2.5% dei destinatari, coloro che - a 4 giorni dal D-Day - hanno richiesto il PIN.
Orco-can! Un successone! Un boom senza eguali nella storia di Internet!
Ma "loro", i giornalisti al servizio della disinformazione e della presa per i fondelli del già citato popolo sovrano, parlano di 7 milioni; che pure, a nostro modestissimo avviso, sarebbero comunque un numero davvero esiguo. Piccolo paragone per rendere l’idea: se fossero 7 milioni, la percentuale sarebbe pari al 35%; l’Expo 2015 di Milano è subissato di critiche e polemiche perché, a 30 giorni dall’inizio, la percentuale dei lavori ultimati è del 60%; per il 730, invece, grandi elogi e incensi, per essere al 35% a meno di 4 giorni dall’avvio. C’è qualcosa che non torna?
Si tratterebbe, dunque, già di una sonora sconfitta se tali numeri (presumibilmente "sparati" col solo intento di giocarsi un terno al Lotto), fossero veri. La tragedia è che sono pure ben lungi dall’esserlo.
Come arriva, la citata stampa di regime, a ottenere detto totale?
Ce lo dicono loro stessi e non possiamo che crederci:
- 500.000, le nuove richieste;
- 2.000.000, le precedenti abilitazioni esistenti su Fisconline;
- 4.500.000, i contribuenti già in possesso del PIN rilasciato dall’INPS in passato;
- Totale: 7.000.000.
Fatto N. 1: dei 2.000.000 abilitati su Fisconline, oltre il 30% hanno la password scaduta tempo addietro e non più rinnovata; più del 50% sono richieste effettuate da contribuenti che, per la tipologia dei loro redditi, non fruiscono del 730 precompilato (dati forniti dall’Agenzia delle Entrate in tempi non sospetti, ossia quando il novello premier ancora non era stato improvvisamente svegliato nel sonno in piena notte dalle cozze mangiate la sera prima, e aveva partorito questa boutade, anziché bersi una Citrosodina e ritornare a letto).
Fatto N. 2: dei 4.500.000 di PIN rilasciati in passato dall’INPS, solo il 10% sono stati richiesti da pensionati, categoria per eccellenza destinataria del 730 precompilato; anche questi sono dati forniti, l’anno scorso, dall’INPS nel proprio sito Internet istituzionale, lamentando gli intasamenti in occasione della consegna dei CUD (oggi, diventati solo CU, la D ce l’hanno fregata, conseguenze della crisi). I PIN dell’INPS, invero, sono perlopiù in possesso dei contribuenti - artigiani e commercianti - i quali, senza, non potrebbero entrare in possesso dei modelli F24 relativi ai pagamenti dei famosi contributi IVS, che, come noto, a seguito di una delle più "brillanti" operazioni di spending review che la storia conosca, da un paio d’anni non vengono più spediti ai diretti interessati; ergo, senza PIN, detti artigiani e commercianti si vedono arrivare direttamente le cartelle esattoriali per l’omesso pagamento (queste sì, senza grossi problemi di registrazione telematica).
A conti fatti, quindi, nemmeno il fanfarone più ottimista del Paese di Bengodi potrebbe ipotizzare un numero di destinatari (a oggi) pronti, superiore, si e no, a circa un milione di soggetti, su un totale di 20 milioni.
E questo, cari utenti, non è un boom, ma un’autentica débâcle!

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di Dr. Paolo Soro

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