A.I., Robocop, Terminator…non siamo pronti e ne siamo sicuri?

Come ha detto S. Hawking “nell'arco di 100 anni, l'intelligenza dei computer supererà quella degli esseri umani” insomma l'A.I. ce la ritroveremo dappertutto.
A fine 2017 ci eravamo occupati di intelligenza artificiale con l'articolo "Cittadinanza dei Robot e A.I., profili giuridici" in cui scrivevamo che l’Arabia Saudita ha concesso per la prima volta nella storia dell’uomo la cittadinanza onoraria ad un robot con sembianze umane, chiamato Sophia, mentre il Comune di Tokyo ha concesso la residenza ad un’intelligenza artificiale, Mirai Shibuya.
La prima ha effettuato un discorso di ringraziamento nella cerimonia in cui ha ricevuto la Cittadinanza e ha risposto alle interviste, mentre l’intelligenza artificiale giapponese è riuscita a conversare, in modo naturale, via chat con più di 200.000 abitanti del distretto in cui ha ora la residenza senza essere “scoperta” dagli interlocutori.
Le concessioni della cittadinanza e della residenza rientrano in strategie commerciali e di marketing pubblicitario, ma destano non pochi problemi di stabilità dei sistemi giuridici.
Per capire quanto la legislazione sia ancora poco adeguata bisogna partire dai Considerando del Parlamento Europeo in cui nelle premesse è citato il mostro di Frankestein di M. Shelley e il Golem di Praga … neanche un accenno a Terminator, Star Wars o Matrix!
In primo luogo dare la cittadinanza ad un Robot o ad un A.I. può sembrare irrilevante, ma non lo è! Infatti, in quasi tutti i paesi, la cittadinanza è il requisito per avere i cosiddetti diritti politici di elettorato attivo e passivo.
Quindi, se ad un robot viene concessa la cittadinanza egli stesso dovrebbe avere i diritti di elettorato che ovviamente spettano a tutti i cittadini ed in questo da un punto di vista democratico la macchina è di fatto parificata all’uomo, quindi dopo Schwarzenegger Governatore della California potrebbe esserci il Terminator che è in lui.
Rovesciando il discorso se l'A.I. ha gli stessi diritti di un essere umano, gli uomini in carne ed ossa dovrebbero avere gli stessi doveri e divieti nei suoi confronti?
Se questo fosse vero i creatori di Sophia robot esercitando i diritti del proprietario sulla loro creazione potrebbero essere riconosciuti colpevoli del delitto di riduzione in schiavitù?
Poniamo il caso che per imperizia uno degli ingegneri che lavora agli upgrade del Robot accidentalmente lo danneggiasse in modo irreparabile sarebbe da considerare un omicidio colposo o un danno risarcibile in sede civile?
Se invece la distruzione del Robot Sophia fosse intenzionale ci troveremmo di fronte a danneggiamento oppure omicidio?
Se il proprietario di più robot dalle sembianze umane decidesse di utilizzarli nei più disparati modi fra cui lavori pesanti o impiegatizi o lavori a sfondo sessuale in questo caso, dovrebbe provvedere al pagamento di stipendi o salari con relativi contributi ed imposte? Sarebbe imputabile del delitto di sfruttamento della prostituzione?
Sembrano quesiti paradossali ma non lo sono affatto.
E se un robot o un A.I. uccidesse un uomo sarebbe responsabilità del robot o della società che lo ha costruito? O del programmatore che ha scritto il suo software?
Per ora siamo solo in una fase embrionale da un punto di vista giuridico, ma tra qualche anno potrebbe essere necessario discutere tematiche come queste nei parlamenti mondiali.
Per ora, nel mondo giuridico, ci siamo limitati ad individuare solamente 4 scenari di rivoluzione tecnico giuridica senza poi giungere a dei principi guida definitivi:
1. Attività di cosiddetta Polizia Predittiva;
2. I sistemi di decisione automatica;
3. Algoritmi predittivi soprattutto per la futura pericolosità criminale di recidiva;
4. Coinvolgimento della A.I. come autore strumento o vittima di un crimine.
Il primo punto riguarda le problematiche di tutti quei sistemi che analizzando milioni di dati incrociati aiutano le agenzie di Intelligence a prevenire reati.
Attualmente sono usati per prevenire il terrorismo, ma nulla vieta che un domani vengano utilizzati per tutti i reati creando un sistema di dubbia garanzia come quello dei Precog di Minority Report o ancor peggio per attuare un vero e proprio scenario dispotico stile “1984”. è giusto che una persona possa essere imprigionata e processata per un algoritmo prima che abbia compiuto un reato? Chi determina la correttezza giuridica degli algoritmi? Chi vigila che non vi siano bug di sistema? I giudici o gli informatici?
Il secondo punto pone le stesse domande etico giuridiche poiché si tratta di istruire l'A.I. al fine di sopperire in tutto o in parte la decisione del giudice uomo. Creare una intelligenza artificiale che decida quale comportamento è reato o meno immettendo dei semplici dati potrebbe portare da un lato ad un efficienza e velocità inimmaginabile ma dall'altro a dei madornali errori giudiziari.
Il terzo punto sposta gli stessi interrogativi del primo punto alla fase successiva, sulla valutazione di possibili recidive future.
Infine l'A.I. come detto precedentemente può essere considerato strumento di un'attività criminale se lo si considera un semplice oggetto, ma se viene elevato a nostro pari potrebbe divenire autore o vittima.
Il mondo giuridico non ha soluzioni per questi problemi, ma è quasi certo che il futuro costringerà il settore ad occuparsene.
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