Accumulo e generazione distribuita
Problematiche e aspetti legati alla nascita della generazione distribuita e alla diffusione dei sistemi di accumulo

Negli ultimi anni nel nostro Paese, con la fine del meccanismo incentivante per il fotovoltaico denominato Conto Energia, si è assistito al calo dell'installazione di grossi impianti con taglia superiore ad 1 MWp, mentre si è avuto un incremento nelle installazione di impianti residenziali e in piccole aziende con taglia tra 3 e 20 kWp, che continuano ad ususfruire delle detrazioni fiscali o in alternativa del meccanismo conosciuto come Certificati Bianchi.
Contemporaneamente si è assistito ad un cambio di mentalità nel produttore/consumatore di energia elettrica che da una parte preferisce autoprodursi con impianti a fonti rinnovabili l'energia necessaria al suo fabbisogno, dall'altra minimizza i consumi concentrandoli nelle ore in cui il suo impianto produce.
Negli ultimi mesi si è avuta un'ulteriore evoluzione con il diffondersi del concetto di accumulo legato al proronpente sviluppo della tecnologia delle batterie, che ne ha diminuito i costi, rendendo il sistema appetibile per chi volesse incrementare la propria quota di autoconsumo a discapito dell'energia prelevata dalla rete.
Il sistema è abbastanza semplice:
l'accumulo composto da batterie (es.piombo-gel, litio, etc) permette di conservare l'energia in eccesso non utilizzata e di renderla fruibile alla stessa utenza nelle ore in cui l'impianto non produce.
In questo modo si minimizza l'energia prelevata dalla rete soggetta agli oneri corrispettivi che rappresentano una quota parte della bolletta del gestore elettrico.
Si assiste perciò alla graduale diffusione di quella che viene definita "generazione distribuita", ovvero piccoli produttori dislocati nel territorio, la cui produzione in eccesso invece di essere immessa in rete e retribuita dal gestore, potrebbe essere ceduta a terzi nelle immediate vicinanze ad un prezzo agevolato, in teoria sgravato dagli oneri di rete.
La generazione distribuita consentirebbe tra l'altro di evitare gli sprechi propri della trasmissione e trasformazione dell'energia elettrica sulle lunghe distanze proprie del vecchio paradigma energetico, fatto di enormi poli di generazione.
Il mercato della generazione distribuita stenta però a decollare in quanto la normativa di settore è carente a riguardo.
E' necessario colmare queste lacune:
lo chiedono le aziende per contenere i propri costi energetici e il Paese per ridurre la propria dipendenza energetica.
Contemporaneamente si è assistito ad un cambio di mentalità nel produttore/consumatore di energia elettrica che da una parte preferisce autoprodursi con impianti a fonti rinnovabili l'energia necessaria al suo fabbisogno, dall'altra minimizza i consumi concentrandoli nelle ore in cui il suo impianto produce.
Negli ultimi mesi si è avuta un'ulteriore evoluzione con il diffondersi del concetto di accumulo legato al proronpente sviluppo della tecnologia delle batterie, che ne ha diminuito i costi, rendendo il sistema appetibile per chi volesse incrementare la propria quota di autoconsumo a discapito dell'energia prelevata dalla rete.
Il sistema è abbastanza semplice:
l'accumulo composto da batterie (es.piombo-gel, litio, etc) permette di conservare l'energia in eccesso non utilizzata e di renderla fruibile alla stessa utenza nelle ore in cui l'impianto non produce.
In questo modo si minimizza l'energia prelevata dalla rete soggetta agli oneri corrispettivi che rappresentano una quota parte della bolletta del gestore elettrico.
Si assiste perciò alla graduale diffusione di quella che viene definita "generazione distribuita", ovvero piccoli produttori dislocati nel territorio, la cui produzione in eccesso invece di essere immessa in rete e retribuita dal gestore, potrebbe essere ceduta a terzi nelle immediate vicinanze ad un prezzo agevolato, in teoria sgravato dagli oneri di rete.
La generazione distribuita consentirebbe tra l'altro di evitare gli sprechi propri della trasmissione e trasformazione dell'energia elettrica sulle lunghe distanze proprie del vecchio paradigma energetico, fatto di enormi poli di generazione.
Il mercato della generazione distribuita stenta però a decollare in quanto la normativa di settore è carente a riguardo.
E' necessario colmare queste lacune:
lo chiedono le aziende per contenere i propri costi energetici e il Paese per ridurre la propria dipendenza energetica.
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