Adesione ai fondi pensione. Vantaggi per le aziende


Adesione collettiva ai fondi pensione. Perchè conviene alle aziende destinare il TFR dei dipendenti
Adesione ai fondi pensione. Vantaggi per le aziende

Il trattamento di fine rapporto viene normalmente utilizzato dalle aziende come una forma di autofinanziamento, alla pari di altre voci di accantonamento e degli ammortamenti.
La normativa sui fondi pensione, che consente ai dipendenti di conferire alla previdenza complementare il loro TFR, ha quindi privato le aziende delle risorse corrispondenti a quanto accantonato annualmente; questo nella misura in cui i dipendenti (nelle imprese al di sotto dei 50) abbiano aderito; per le aziende sopra i 50 dipendenti non vi è alcuna differenza in quanto il TFR non destinato alla previdenza complementare viene versato al Fondo di Tesoreria dell’Inps.
Per questo motivo le aziende cercano di scoraggiare l’adesione dei dipendenti alla previdenza complementare. Ma è veramente penalizzante per le aziende la perdita di tale forma di autofinanziamento? In realtà sono state predisposte delle misure compensative, in modo tale da rendere vantaggiosa la rinuncia a tenere il TFR in azienda.
L’azienda che propone ai suoi dipendenti una forma di previdenza complementare può beneficiare di una serie di vantaggi fiscali concessi dalla normativa.
Contribuzioni del datore di lavoro: le contribuzioni a carico del datore vengono dedotte dal reddito di impresa e sono soggette al solo versamento di un contributo di solidarietà del 10%.
Tfr destinato alla previdenza complementare: si può dedurre dal reddito d’impresa il 4% del Tfr annuo destinato alla previdenza complementare se l’azienda ha almeno 50 dipendenti, il 6% se ne ha meno di 50; la quota di TFR destinata al fondo pensione aperto è esonerata dall'obbligo di rivalutazione obbligatoria (1,5%+75% dell'indice dei prezzi Istat).
Altri vantaggi: non viene pagato il contributo al fondo di garanzia del Tfr (pari allo 0,20% delle retribuzioni); si può beneficiare di una riduzione dello 0,28% degli oneri sociali per gli assegni familiari, per maternità e per disoccupazione.
L'adesione collettiva: nel caso di adesione ad una forma pensionistica da parte di un lavoratore dipendente, è prevista la possibilità di adesione collettiva, basata cioè su contratti o accordi collettivi (anche aziendali) stipulati tra le rappresentanze dei lavoratori e dei datori di lavoro. L'adesione aziendale si realizza prevalentemente attraverso un Accordo Plurimo Soggettivo tra i lavoratori di un’azienda ed il proprio datore di lavoro, che definisce le contribuzioni a carico dell'Azienda e del Lavoratore Dipendente che saranno versate al Fondo Pensione insieme al TFR del lavoratore.
I vantaggi per il datore di lavoro: la sottoscrizione di un Accordo Plurimo Soggettivo consente al datore di lavoro di semplificare la gestione amministrativa del versamento dei TFR dei dipendenti aderenti, oltre ad ottimizzazione il costo del personale (rispetto agli aumenti salariali).
L'Accordo Plurimo Soggettivo inoltre garantisce una serie di vantaggi fiscali per il datore di lavoro:
Una somma pari al 4% (6% per le aziende con meno di 50 dipendenti) del TFR annuo destinato al Fondo Pensione, potrà essere utilizzata come variazione in diminuzione (riduce l’imponibile fiscale) in sede di dichiarazione dei redditi.
La quota di TFR destinata al Fondo Pensione Aperto esce dal bilancio aziendale ed è esonerato dall’obbligo della rivalutazione obbligatoria (1,5% + il 75% dell’indice dei prezzi Istat); il datore di lavoro è esonerato dal versamento del contributo dello 0,2% al fondo garanzia INPS, relativamente ala quota di TFR conferita al Fondo Pensione (riduzione del costo del lavoro).

Conclusioni
E’ certamente vero che la legge istitutiva dei fondi pensione ha privato le aziende di una importante forma di autofinanziamento, ma è altrettanto vero che sono state create delle forme di compensazione sia sotto forma di benefici fiscali che contributivi che compensano ampiamente la sottrazione di tali risorse, almeno per aziende sane che possano sopperire a tale mancanza attraverso altre forme di finanziamento, sia interne che esterne all’azienda, a costi molto più bassi.
Infatti tali aziende beneficeranno in pieno dei vantaggi sopra elencati, anche se devono ricorrere al credito bancario, che ha comunque tassi inferiori; le aziende in perdita, invece, non potranno sfruttare i benefici fiscali ma godranno comunque di quelli contributivi e della mancata rivalutazione del TFR, per cui i benefici saranno finanziariamente solo leggermente inferiori, ma in questo caso andrà valutata la capacità di ricorrere a forme alternative di finanziamento.

Articolo del:


di Giovanni Brunetti

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