Agenzie di recupero crediti: scorrettezze
I comportamenti scorretti delle agenzie di recupero crediti

Conseguentemente alla crisi economica che ha colpito il nostro paese molte famiglie italiane si sono trovate nell'impossibilità di far fronte al pagamento di prestiti e mutui stipulati con Banche e Società Finanziarie.
A seguito di quanto sopra molte persone si sono, purtroppo, imbattute nelle scorrettezze che vengono costantemente perpetrate dalle agenzie di recupero crediti.
Esiste una sorta di elenco di comportamenti che le società di recupero crediti non possono mai porre in essere.
Non possono chiamare da numeri anonimi poiché il debitore ha diritto di sapere da quale numero telefona l’operatore.
Non possono negare le proprie identità considerato che il debitore ha diritto di conoscere nome e cognome di chi lo chiama e la società dalla quale questi sta chiamando.
Non possono telefonare in orari assurdi ora di colazione verso le 06:00 o dopo cena oltre le 21:00.
Non possono chiamare insistentemente con frequenza di cinque minuti, a volte anche di cinque secondi tra una telefonata e l'altra, per un totale di oltre cinquanta telefonate al giorno.
In realtà una chiamata a settimana sarebbe già più che sufficiente per ricordare il proprio impegno al debitore.
Non possono chiamare presso il luogo di lavoro o presso parenti.
Non possono disturbare i vicini di casa per ottenere il numero del debitore rivelando per di più le ragioni di tale necessità.
Non possono essere offensivi, ne minacciare l’arrivo dell’ufficiale giudiziario o l’iscrizione di un’ipoteca sulla casa poiché è un fatto che non corrisponde al vero. Per arrivare a ciò devono essere prima avviati gli atti legali tramite un avvocato che comporta anche il trascorrere di notevole tempo affinché il debitore si difenda (solitamente viene notificato un decreto ingiuntivo o una citazione in giudizio e successivamente un atto di precetto).
Non possono minacciare iniziative legali sproporzionate: a fronte di un residuo debito di pochi euro non si possono paventare conseguenze catastrofiche come una dichiarazione di fallimento o la sottrazione di un immobile piuttosto che di un autoveicolo.
Non possono richiedere il pagamento di debiti che si sono ormai prescritti.
Non possono pretendere che venga aperta la porta al loro incaricato che non è neanche un esattore ma un soggetto privato.
Non possono affiggere sulla porta della abitazione del debitore un avviso di mora visibile a tutti.
Sul punto si è espresso recentemente il Tribunale di Pescara con una sentenza in cui una Banca veniva condannata a versare ad un cliente la somma di euro 10.000,00 a seguito delle angosce da questo patite conseguentemente alle ingerenze dell'agenzia di recupero crediti incaricata proprio dal creditore.
Nel caso di specie il debitore riceveva telefonate continue, prima sulla sua utenza, poi anche su quelle del fratello e della nonna anziana. Successivamente l'esattore si era persino recato in Puglia presso l'abitazione della nonna malata del debitore onde insistere nel recupero della somma con molestie e minacce.
A causa del dimostrato stress psicologico il debitore si vedeva riconoscere dal Tribunale adito la somma di euro 10.000 a titolo di danno psicologico e per la violazione della privacy.
Pertanto chi dovesse incorrere in tali atteggiamenti scorretti da parte di agenzie di recupero crediti si potrà rivolgere ad un legale che diffiderà immediatamente la Società affinchè tali comportamenti cessino subito.
A seguito di quanto sopra molte persone si sono, purtroppo, imbattute nelle scorrettezze che vengono costantemente perpetrate dalle agenzie di recupero crediti.
Esiste una sorta di elenco di comportamenti che le società di recupero crediti non possono mai porre in essere.
Non possono chiamare da numeri anonimi poiché il debitore ha diritto di sapere da quale numero telefona l’operatore.
Non possono negare le proprie identità considerato che il debitore ha diritto di conoscere nome e cognome di chi lo chiama e la società dalla quale questi sta chiamando.
Non possono telefonare in orari assurdi ora di colazione verso le 06:00 o dopo cena oltre le 21:00.
Non possono chiamare insistentemente con frequenza di cinque minuti, a volte anche di cinque secondi tra una telefonata e l'altra, per un totale di oltre cinquanta telefonate al giorno.
In realtà una chiamata a settimana sarebbe già più che sufficiente per ricordare il proprio impegno al debitore.
Non possono chiamare presso il luogo di lavoro o presso parenti.
Non possono disturbare i vicini di casa per ottenere il numero del debitore rivelando per di più le ragioni di tale necessità.
Non possono essere offensivi, ne minacciare l’arrivo dell’ufficiale giudiziario o l’iscrizione di un’ipoteca sulla casa poiché è un fatto che non corrisponde al vero. Per arrivare a ciò devono essere prima avviati gli atti legali tramite un avvocato che comporta anche il trascorrere di notevole tempo affinché il debitore si difenda (solitamente viene notificato un decreto ingiuntivo o una citazione in giudizio e successivamente un atto di precetto).
Non possono minacciare iniziative legali sproporzionate: a fronte di un residuo debito di pochi euro non si possono paventare conseguenze catastrofiche come una dichiarazione di fallimento o la sottrazione di un immobile piuttosto che di un autoveicolo.
Non possono richiedere il pagamento di debiti che si sono ormai prescritti.
Non possono pretendere che venga aperta la porta al loro incaricato che non è neanche un esattore ma un soggetto privato.
Non possono affiggere sulla porta della abitazione del debitore un avviso di mora visibile a tutti.
Sul punto si è espresso recentemente il Tribunale di Pescara con una sentenza in cui una Banca veniva condannata a versare ad un cliente la somma di euro 10.000,00 a seguito delle angosce da questo patite conseguentemente alle ingerenze dell'agenzia di recupero crediti incaricata proprio dal creditore.
Nel caso di specie il debitore riceveva telefonate continue, prima sulla sua utenza, poi anche su quelle del fratello e della nonna anziana. Successivamente l'esattore si era persino recato in Puglia presso l'abitazione della nonna malata del debitore onde insistere nel recupero della somma con molestie e minacce.
A causa del dimostrato stress psicologico il debitore si vedeva riconoscere dal Tribunale adito la somma di euro 10.000 a titolo di danno psicologico e per la violazione della privacy.
Pertanto chi dovesse incorrere in tali atteggiamenti scorretti da parte di agenzie di recupero crediti si potrà rivolgere ad un legale che diffiderà immediatamente la Società affinchè tali comportamenti cessino subito.
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