Altro che meraviglia!


La filosofia di vita cambia grazie ad un atto di ribellione
Altro che meraviglia!
E’ usuale far risalire la nascita della filosofia al sentimento della meraviglia. Lo stupore dinanzi alle cose del mondo porta l’uomo a chiedersi il perché delle stesse.
Friedrich Nietzsche propone un esordio diverso. Secondo lo scrittore tedesco la filosofia è un’arte agonistica frutto di una vera e propria "operazione di ribellione allo spavento" (Fabbrichesi 2017). Dinanzi al lato terrificante della vita si innanza la dinamicità del pensiero e vengono messi in discussione concetti mal formati, eppure resistenti al tempo.
In realtà questa azione è molto pratica, lontana da una pigra contemplazione.
Non basta un generico stato di malessere perchè vi sia crescita e sviluppo di un singolo o di un’organizzazione. Occorre modificare l’idea del futuro possibile, se sono bloccati dal "sono fatto così" o dal "sarà sempre così". Ed è un’opera intellettuale e pratica insieme, molto vicina all’esercizio fisico: la verifica si ha nei risultati quotidiani.
L’evento che attiva il cambiamento è spesso un incidente critico. Ma non è sufficiente trovarsi a vivere un’esperienza che ci investe emozionalmente: molti rimangono in una condizione di impotenza e di rinuncia senza reagire.
La cultura alta è un modo diverso di stare al mondo, frutto dell’aver saputo pensare gli eventi: non basta passare attraverso un insuccesso, una delusione, una forma vera o presunta di umiliazione. Occorre trarre un concetto nuovo e diverso della vita, del lavoro, delle relazioni.
Altro che meraviglia!
E’ necessaria un’azione distruttiva dei pre-concetti che parte dallo spavento o dall’insoddisfazione e passa attraverso qualche utile e produttiva domanda. Ma soprattutto serve eliminare la dicotomia tra riflessione ed esperienza.
La scoperta della vocazione da parte di un ragazzo, in un contesto di paura e cinismo diffusi, è un atto di ribellione alla banalità del pensiero. Deriva dall’aver fatto esperienza di quel campo che lo attira ed appassiona. Sono utilissime tutte le fasi di difficoltà se aiutano a costruire la forza morale.
Chiedere "cosa ti piacerebbe fare da grande?" non porta grandi risultati. Meglio fare una verifica dei diversi campi simbolici e poi stimolare l’analisi critica degli stessi; comprendere la differenza tra un capriccio ed una passione (Stanchieri 2017).
Non è vero che la crisi rappresenta sempre una opportunità o che ogni evento ha un lato positivo. Ma possiasmo sempre attribuire un senso e un significato a ciò che ci capita, decidere cosa farne, modificare la direzione del pensiero per "dare uno stile al nostro carattere". (Nietzsche)

Bibliografia
Rossella Fabbrichesi, Cosa si fa quando si fa filosofia?, Raffaello Cortina, 2017
Non c’è problema, Luca Stanchieri, Bur, 2016
La passione di comunicare, Armando Floris, Historica, 2016

Articolo del:


di Armando Floris

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