Annullamento del permesso a costruire in sanatoria e vincoli


Il Consiglio di Stato con sentenza 2852 del 2021 bacchetta un Comune che aveva annullato un p.d.c. in sanatoria per la presenza della fascia di rispetto cimiteriale
Annullamento del permesso a costruire in sanatoria e vincoli

Annullamento in autotutela di un permesso a costruire in sanatoria precedentemente rilasciato dalla p.a., tenendo in debita considerazione i vincoli preesistenti sul territorio?  

A chiarire tali aspetti ci pensa ancora una volta il Consiglio di Stato che con Sentenza n. 2852 del 2021 si occupa del tema, pur sempre spinoso, dell’esercizio del potere di autotutela da parte della p.a. avente ad oggetto un titolo edificatorio.

Questa volta ad adire il Consiglio di Stato è la stessa amministrazione comunale, al fine di impugnare la sentenza del T.a.r con la quale veniva annullato l’atto con il quale la p.a. aveva deciso di procedere alla revoca del permesso a costruire in sanatoria.

In sostanza, stando ai fatti come esposti in sentenza, il Comune appellante prima aveva concesso il p.d.c. in sanatoria per alcuni interventi di demolizione e ricostruzione di un capannone accanto ad un fabbricato esistente. Il p.d.c veniva concesso sulla base dell’asserzione che la zona non fosse vincolata. Senonchè seguentemente, dovendo assentire altri interventi sul medesimo fabbricato, nel rilasciare un nuovo permesso, l’ente si rendeva conto che in realtà l’area oggetto dei lavori fosse sottoposta al vincolo cimiteriale.

Sulla base di tale elemento il Comune decide di annullare il precedente permesso in sanatoria rilasciato poiché, come si legge, il p.d.c. era stato rilasciato in maniera illegittimain quanto il fabbricato è stato realizzato all'interno della fascia di rispetto cimiteriale e che non sarebbe stato possibile condonare l'immobile in quanto, come dice la legge n. 47/1985 "non sono suscettibili di sanatoria le opere quando siano in centrato con ogni altro vincolo che comporti la inedificabilità delle aree".

In virtù di tale assunto quindi il Comune procedeva all’annullamento del p.d.c in sanatoria. Il ricorso del titolare della concessione veniva accolto però dal T.a.r. La sentenza veniva impugnata dinanzi al Consiglio di Stato, che in sostanza argomenta l’intera decisione intorno alla fascia di rispetto cimiteriale.

In sostanza, affermano i giudici di palazzo spada, è vero che si tratta di un immobile ricadente nella fascia di rispetto, ma è anche vero che tale circostanza non è ostativa al rilascio della sanatoria in quanto si trattava di abusi posti su un immobile che è stato edificato prima dell’apposizione del vincolo di tutela: il vincolo successivo, non preclude il rilascio della sanatoria, consentendola "se vi è il parere favorevole dell’autorità preposta alla tutela del vincolo. In ogni caso sulla base della disciplina del vincolo in questione,è comunque consentita, per gli edifici esistenti, l’esecuzione di interventi di ristrutturazione edilizia".

Ferma e secca dunque la condanna dell’operato dell’ente locale atteso che questo con il permesso a costruire in sanatoria "ha sanato un intervento di parziale demolizione e ricostruzione del fabbricato, non potendosi dunque immediatamente aderire alla tesi del Comune secondo cui si sarebbe trattato della realizzazione di un edificio ex novo, né a tal fine pare determinante il fatto che siano stati utilizzati “profilati in ferro, travi e pilastri”, che non rilevano al fine di determinare se il nuovo edificio rispetta le caratteristiche dimensionali del precedente".  Il Comune quindi non avrebbe verificato la legittimità dell’attività edilizia presente sul fabbricato.

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di Avv. Vincenzo Lamberti

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