Annullamento di matrimonio: tre step per accedere


Consulenti di primo, secondo e terzo livello per accedere al giudizio di nullità di matrimonio. Il ruolo insostituibile dell'avvocato
Annullamento di matrimonio: tre step per accedere
Il 3 maggio 2018 la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha emanato un istruzione dal titolo "Gli studi di Diritto Canonico alla luce della riforma del processo matrimoniale", che richiama alla necessaria competenza e professionalità tutti coloro che, a vario titolo, entrano in contatto col fedele "divorziato risposato".
In primo luogo è richiesta la formazione di "parroci e altri in ambito parrocchiale" che possano "efficacemente consigliare secondo le norme del Diritto matrimoniale e processuale". A loro, quindi, è suggerita una formazione di base o, quantomeno, una prima informazione tecnica, su modalità di accesso, contatti, costi e durata. Essi, seguendo lo spirito di Amoris Laetitia e della Mitis Iudex, dovranno prudentemente consigliare, laddove abbiano il sospetto di una nullità di matrimonio e/o ci sia il desiderio del fedele ad intraprendere la via giudiziaria per verificare la validità del proprio coniugio, il contatto con un centro di pastorale familiare o un consultorio familiare di ispirazione cristiana (consulenti di secondo livello) o direttamente con un avvocato abilitato al patrocinio presso i tribunali ecclesiastici (consulente di terzo livello).
Il secondo step è quello dei "collaboratori di una struttura stabile" alla quale "i fedeli possono rivolgersi per trovare aiuto soprattutto pastorale, giuridico e psicologico, nei casi in cui i coniugi si trovino in difficoltà o si siano separati o divorziati e cerchino aiuto dalla Chiesa". A loro è consigliato di conseguire un Diploma in Consulenza Matrimoniale e Familiare, per accompagnare il fedele nel suo discernimento, ma non potranno assisterlo giuridicamente. Una volta, infatti, consigliato di intraprendere il giudizio di nullità di matrimonio, il consulente dovrà inviare l’assistito ad un avvocato ammesso al patrocinio presso i tribunali ecclesiastici.
L’ultimo step, infine, l’unico assolutamente necessario ed imprescindibile, è quello degli avvocati. Gli unici abilitati ad introdurre una causa presso un tribunale ecclesiastico. L’Istruzione prevede un percorso particolare per taluni casi eccezionali, ma ribadisce l’obbligo della necessaria formazione tecnica conseguita al termine di un articolato e complesso iter di studi presso una Facoltà di Diritto Canonico e garantita dal Diploma di dottore in Diritto Canonico.
Nei Tribunali Ecclesiastici Italiani, attesa la tradizione giuridica che caratterizza il nostro Paese e la facilità di accesso alle Università Pontificie, è permesso il patrocinio solo agli avvocati rotali, che abbiano quindi conseguito il Diploma dello Studio Rotale dopo quello di dottorato, o eccezionalmente, e solo in talune realtà (non, ad esempio, presso il Tribunale del Vicariato di Roma), a coloro che siano in possesso almeno della Licenza in Diritto Canonico.
In Italia, quindi, contrariamente a quanto riportato da molti giornali, non saranno sufficienti titoli equivalenti.

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di Alessia Gullo

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