Anoressia: la paura di diventare grandi


Oltre ai conflitti nella famiglia di origine, un ruolo fondamentale è svolto dalla angoscia di dover crescere
Anoressia: la paura di diventare grandi
Dalla mia esperienza clinica con le ragazze (12-18 anni) che soffrono di sintomi tipici della anoressia ho trovato che oltre ai conflitti nella famiglia di origine, un ruolo fondamentale è svolto dalla angoscia di dover crescere. Infatti, voler rimanere magre e delicate come le bambine ha proprio lo scopo di mandare a se stesse a agli altri il messaggio che non sono capaci di diventare grandi. Per queste pazienti diventare adulte è angosciante perché non sono in grado di assumersi la responsabilità della propria sessualità, e la gestione di ogni campo dell'esistenza che implica piacere.
Le ragazze quasi sempre sono capaci di gestire i doveri, infatti molto spesso sono brave a scuola, e vengono descritte dai genitori come delle" piccole donnine" fin dai 5/6 anni. Ma quando arriva la preadolescenza e il corpo comincia a dare segnali di crescita e di una nuova identità sessuale, a quel punto comincia la paura e il tentativo, chiaramente patologico di controllare la propria evoluzione. Oltre tutto il cibo diventa un'arma potentissima che controlla anche il comportamento dei genitori, e riporta tutta l'attenzione sulla ragazzina, come quando era molto piccola.
Individuare questa paura e poterne parlare aiuta la paziente a elaborare almeno una parte dei sintomi complicati ed estremamente dolorosi che affliggono non lei ma anche tutto il nucleo famigliare.

Quali cure?
Guarire è possibile e l'obiettivo può essere raggiunto seguendo un percorso terapeutico mirato. "L'approccio alla cura è duplice: si deve curare il corpo e la mente. Attraverso questo metodo è possibile guarire".
Il percorso, la cui durata è dipendente dal grado di sviluppo del disturbo, necessita l'intervento di un terapeuta esperto in psicoterapia familiare o di un'equipe multidisciplinare che coinvolga sia la persona che è affetta da anoressia che i suoi familiari.

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di Dott.ssa Francesca Costanzo

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