Ansia: nemica o amica?
Impariamo a conoscere cos'è l'ansia, a cosa serve e come gestirla

Scrivere un articolo sull’Ansia per chi con questa emozione ci lavora, è un’impresa titanica! Non perché sia difficile raccontarvi di cosa si tratti ma perché sarei in grado di produrre il post più lungo della storia e, contemporaneamente, farmi cogliere da un attacco di panico per timore di dimenticare qualcosa!
Paura, ansia, panico, terrore, sono emozioni così tanto vicine da essere quasi indistinguibili. Sono simili nel modo in cui vengono sperimentate fisicamente e in alcuni elementi del loro contenuto cognitivo (non sarà facile, ve l’avevo detto).
Dal punto di vista fisico l’ansia e le sue sorelle si caratterizzano per una generale e diffusa sensazione di allarme che prepara l’organismo per le due alternative che ci seguono filogeneticamente dalla notte dei tempi: attacco o fuga (fight-or-flight). Dal punto di vista cognitivo l’emozione sarà più intensa quanto più grande sarà il pericolo presunto (Lorenzini, 2006).
Perché "presunto"?
Cercando di "farvela breve": la mente umana è guidata da scopi. Gli scopi altro non sono che la risposta alla domanda: "Perché stai facendo questo?" da cui discendono credenze e convinzioni rispetto a se stessi, al mondo e alle persone circostanti. Le emozioni che proviamo mentre portiamo avanti un compito ci informano di quanto siamo vicini/lontani dal raggiungimento del nostro obiettivo. Le emozioni gradevoli ci informano che tutto sta andando secondo i piani mentre quelle tipicamente valutate come negative, suggeriscono che qualcosa sta per andare (o è già andato) storto L’ansia, la paura, il panico, cosa segnalano? La previsione di un fallimento, ci informano che quello che stiamo facendo sta subendo una minaccia: potrebbe andare a rotoli da un momento all’altro.
Qualsiasi attività può essere minacciata: da quella semplice e ordinaria alla più complessa ed importante. Da una passeggiata col cane sul marciapiede vicino casa alla conferenza a cui si partecipa come oratori. Tutto dipende dallo scopo e da quanto esso sia soddisfatto o minacciato.
Nel corso dell’evoluzione questo tipo di informazioni ha avuto carattere di estrema utilità: se la gazzella non si fosse allarmata ad ogni scricchiolio nella savana non si sarebbe allestita per fuggire dal leone che le tendeva un agguato (e noi avremmo fatto a meno della celeberrima didascalia comica su di loro di Aldo, Giovanni e Giacomo).
Le emozioni informano, suggeriscono, segnalano, in questo senso sono indispensabili quando, come nel caso della gazzella, mettono in salvo e preservano lo scopo della sopravvivenza.
La paura, come l’ansia ha, però un curioso aspetto: è preventiva. L’evento, infatti, non si è ancora verificato. La gazzella non ha ricevuto nessuna zampata, né ha scorto dietro alcun cespuglio la criniera del leone. Ma sa cosa potrebbe succedere e protegge se stessa allontanandosi dal luogo in cui ha udito il crepitare dei rami.
Tanto più lo scopo è grande, tanto più acuta sarà la paura: di venire mangiati da un leone, di ricevere una critica, di essere bocciato ad un esame, di non essere puntuali ad un appuntamento.
Quindi, parafrasando la chiosa del trio comico: non importa che tu sia un leone o una gazzella, l’importante è capire le ragioni di questa emozione tiranna!
Paura, ansia, panico, terrore, sono emozioni così tanto vicine da essere quasi indistinguibili. Sono simili nel modo in cui vengono sperimentate fisicamente e in alcuni elementi del loro contenuto cognitivo (non sarà facile, ve l’avevo detto).
Dal punto di vista fisico l’ansia e le sue sorelle si caratterizzano per una generale e diffusa sensazione di allarme che prepara l’organismo per le due alternative che ci seguono filogeneticamente dalla notte dei tempi: attacco o fuga (fight-or-flight). Dal punto di vista cognitivo l’emozione sarà più intensa quanto più grande sarà il pericolo presunto (Lorenzini, 2006).
Perché "presunto"?
Cercando di "farvela breve": la mente umana è guidata da scopi. Gli scopi altro non sono che la risposta alla domanda: "Perché stai facendo questo?" da cui discendono credenze e convinzioni rispetto a se stessi, al mondo e alle persone circostanti. Le emozioni che proviamo mentre portiamo avanti un compito ci informano di quanto siamo vicini/lontani dal raggiungimento del nostro obiettivo. Le emozioni gradevoli ci informano che tutto sta andando secondo i piani mentre quelle tipicamente valutate come negative, suggeriscono che qualcosa sta per andare (o è già andato) storto L’ansia, la paura, il panico, cosa segnalano? La previsione di un fallimento, ci informano che quello che stiamo facendo sta subendo una minaccia: potrebbe andare a rotoli da un momento all’altro.
Qualsiasi attività può essere minacciata: da quella semplice e ordinaria alla più complessa ed importante. Da una passeggiata col cane sul marciapiede vicino casa alla conferenza a cui si partecipa come oratori. Tutto dipende dallo scopo e da quanto esso sia soddisfatto o minacciato.
Nel corso dell’evoluzione questo tipo di informazioni ha avuto carattere di estrema utilità: se la gazzella non si fosse allarmata ad ogni scricchiolio nella savana non si sarebbe allestita per fuggire dal leone che le tendeva un agguato (e noi avremmo fatto a meno della celeberrima didascalia comica su di loro di Aldo, Giovanni e Giacomo).
Le emozioni informano, suggeriscono, segnalano, in questo senso sono indispensabili quando, come nel caso della gazzella, mettono in salvo e preservano lo scopo della sopravvivenza.
La paura, come l’ansia ha, però un curioso aspetto: è preventiva. L’evento, infatti, non si è ancora verificato. La gazzella non ha ricevuto nessuna zampata, né ha scorto dietro alcun cespuglio la criniera del leone. Ma sa cosa potrebbe succedere e protegge se stessa allontanandosi dal luogo in cui ha udito il crepitare dei rami.
Tanto più lo scopo è grande, tanto più acuta sarà la paura: di venire mangiati da un leone, di ricevere una critica, di essere bocciato ad un esame, di non essere puntuali ad un appuntamento.
Quindi, parafrasando la chiosa del trio comico: non importa che tu sia un leone o una gazzella, l’importante è capire le ragioni di questa emozione tiranna!
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