Ansia normale versus ansia patologica


Come distinguere l`ansia normale dall`ansia patologica? E come affrontare entrambe con strategie adeguate?
Ansia normale versus ansia patologica
Un certo livello di ansia anticipatoria rientra nella normale esperienza umana. Non solo è normale ma funzionale alla risoluzione positiva della situazione: provare ansia all’esame di maturità, all’esame per la patente, per un esame universitario, in gare sportive agonistiche, in un colloquio di lavoro, quando si incontra per la prima volta una persona che ci piace, se ci si esibisce in pubblico...
In genere quest’ansia si prova prima dell’evento e si dissolve nello svolgersi dell’evento stesso. E’ utile perché aumenta entro certi limiti la nostra generale attivazione rendendoci più vigili e presenti riguardo a quanto sta avvenendo.
Accettare questa attivazione come segnale che ci prepara ad affrontare una prestazione con la consapevolezza che le esperienze di successo in certe tipologie di eventi favoriranno la sempre minore presenza di questa sensazione a volte vissuta come sgradevole, contribuisce progressivamente a convivere serenamente con questa emozione che accomuna tutti gli esseri umani.

Il livello di attivazione ansiosa e/o di paura è funzionale e adeguato finchè non interferisce con la prestazione, la capacità relazionale, l’immagine di sè. Per fare un esempio: se dopo aver studiato bene per un esame restiamo muti di fronte al professore è evidente che il livello d’ansia ha superato il limite di tolleranza e diventa un problema in quel dato momento. In questo caso non possiamo ancora parlare di ansia patologica, non si è assolutamente strutturato un disturbo d’ansia, ma sicuramente sarebbe importante capire l’origine di un’attivazione esagerata di un sistema in sé funzionale. Come è facile immaginare, esperienze di questo ultimo tipo fanno entrare, se generalizzate, in un ciclo di autorinforzo negativo, tale per cui perdiamo la fiducia nell’affrontare simili situazioni con effetti che possono condurre all’evitamento della situazione stessa, per esempio: smettere di studiare. Abbiamo un disturbo d’ansia? No, se l’attivazione è circoscritta all’evento e non ha conseguenze su pensiero e comportamento a lungo termine, semplicemente non siamo a conoscenza di strategie che ci consentano di regolare la nostra attivazione, sarebbe opportuno allora affrontare il problema prima che abbia un impatto significativo sulla nostra vita, prima che si strutturi in un vero e prorpio disturbo. La persona potrebbe intraprendere un percorso di psicoeducazione, con uno psicologo o uno psicoterapeuta, percorso che in pochi incontri consente di conoscere meglio il proprio modo di sentire, pensare e agire l’attivazione ansiosa nell’ottica di una risoluzione del problema che consenta di imparare a gestire l’ansia come attivazione emotiva umana che ci è utile per affrontare situazioni prestazionali.
Strategie adeguate:
di autoaiuto
· auto-osservazione non giudicante,
· accettare l’ansia come segnale di attivazione che prepara il sistema ad affrontare una prestazione
· circoscrivere l’accaduto a un singolo evento
di aiuto psicologico
· richiedere l’aiuto di un professionista, psicologo o psicoterapeuta specificamente preparato a interventi di psicoeducazione emotiva,
· lavoro di consapevolezza inerente il proprio modo di attivarsi in prestazione,
· apprendimento di strategie di regolazione dei livelli di attivazione dei sistemi dell’ansia e della paura,
· utilizzo di specifiche tecniche da parte dello psicologo orientate alla normalizzazione e contestualizzazione del problema, apprendimento mediato di strategie più complesse, utili ad alcuni e non ad altri la cui utilità è connessa a caratteristiche soggettive.
Sempre nell’ambito dell’ansia non patologica vi sono situazioni non specificamente connesse a un evento puntiforme come quelli descritti sopra. In questo caso si prova ansia quando si ha un problema importante da risolvere in ambito lavorativo, familiare, personale, scolastico e il problema non può essere risolto con una singola azione in un momento dato. In questo caso l’ansia si ripresenta quando siamo esposti a stimoli che ci riattivano memorie collegate al problema, questo tipo di ansia può essere presente in momenti diversi della giornata ma siamo comunque sempre in grado di ricondurla a una specifica causa conosciuta. Quest’ansia è, solitamente, funzionale in quanto ci spinge ad attivarci per la risoluzione del problema. Anche in questo caso il livello di attivazione può rimanere nell’ambito della funzionalità oppure condurci ad uno stato mentale confuso o a sensazioni corporee insolite e disturbanti (tachicardia, sudorazione eccessiva, nausea, mal di stomaco etc...) che non ci consentono di affrontare il problema con la necessaria calma.
Abbiamo un disturbo d’ansia? Presumibilmente no, l’attivazione a livello corporeo e mentale ci segnala la presenza di un problema, di una possibile minaccia presente (paura) o futura (ansia) e ci spinge ad attivarci per risolverlo.
In questo caso, anche se è umano che un problema attivi il sistema dell’ansia e/o della paura, la distinzione tra disturbo d’ansia strutturato e ansia normale connessa a una situazione problematica diventa più difficile.
La difficoltà sta nel fatto che, salvo alcuni casi evidenti in cui il soggetto si limita a sentire le sensazioni mentali e corporee dell’ansia o della paura senza poterle ricondurre a una causa scatenante, il che indica probabilmente la presenza di ansia patologica già strutturata o in fase di strutturazione, in altri casi la differenziazione è quasi impossibile per il soggetto.
Cosa è utile fare in questo caso? Se possibile rivolgersi a un professionista, psicologo o psicoterapeta che ci aiuti, prima di tutto, a comprendere meglio se ci troviamo di fronte ad ansia normale gestita con difficoltà, connessa a un problema specifico o a una patologia vera e propria.
Strategie adeguate in caso di ansia normale o sospetta ansia patologica:
· richiedere l’aiuto di un professionista, psicologo o psicoterapeuta specificamente preparato a interventi di psicodiagnosi e psicoeducazione,
comprendere se si tratta di ansia normale o patologica,
di autoaiuto
· accettare l’ansia come segnale di attivazione che prepara il sistema ad affrontare una prestazione
· circoscrivere l’accaduto alla situazione attuale
· ricostruire il problema per conoscerne cause superficiale e profonde che lo hanno determinato
· definire obiettivi e azioni per la risoluzione del problema
· gestione del tempo
· valutazione dei risultati
di aiuto psicologico
· individuare debolezze e risorse
· maggiore consapevolezza del proprio funzionamento
· altre strategie sono più complesse, utili ad alcuni e non ad altri la cui trasmissione dovrebbe essere mediata nel corso dell’intervento perché connessa a caratteristiche soggettive.
· apprendimento di strategie di regolazione dei livelli di attivazione ansiosa.
Quando l’ansia è patologica?
Quando è presente ma non ha più la funzione di segnale che fornisce un livello di attivazione adeguata del sistema ma diventa attiva in modo esagerato, i sistemi dell’ansia e della paura si configurano come un insieme di sintomi non giustificati dalla situazione o dai pensieri del momento presente: c’è ansia, paura, preoccupazione sproporzionate rispetto alla reale minaccia, senza un motivo scatenante esplicito sufficiente a giustificare l’esagerata attivazione o il comportamento (ansia generalizzata, attacchi di panico, agorafobia). Il disturbo d’ansia può manifestarsi nei confronti di uno stimolo specifico: volare, altezze, acqua, sangue, animali, aghi, oggetti o situazioni, e induce un massiccio comportamento di evitamento, ha una frequenza disturbante, causa sensazioni corporee a volte inquietanti, c’è presenza di paura di perdere il controllo o di morire, perdita di lucidità e attivazione corporea (tachicardia, sudorazione...).
L’ansia sociale consiste nel vivere con difficoltà le relazioni fino all’evitamento delle stesse. In presenza di fobia sociale con evitamento delle situazioni scatenanti, molte persone tendono a cercare una causa a posteriori o fittizia e attribuiscono a questa l’origine dell’attivazione quando invece hanno già strutturato nella loro mente dei circuiti generatori d’ansia e/o paura indipendenti e spropositati rispetto alla realtà attuale o alla causa presunta.
L’ansia da separazione nel bambino può manifestarsi con il rifiuto di andare a scuola, con il mutismo selettivo, il bambino non parla, in certe situazioni, per almeno un mese in assenza di altri disturbi.
Il sintomo ansioso può manifestarsi con paura intensa, disagio ed evitamento negli adulti, pianto, scoppi di collera, immobilizzazione o aggrappamento nei bambini. La persona tende a modificare le proprie abitudini di vita per mettere in atto evitamenti. La paura e l’ansia o l’evitamento dovrebbero durare per almeno sei mesi negli adulti e quattro settimane nei bambini in modo da distinguerle dalle normali paure transitorie. Il disturbo si presenta nel 6% della popolazione europea, nel 5% nei bambini, 13% adolescenti (13-17 anni), 3-5% negli anziani. L’età media di insorgenza è dai 7 agli 11 anni.
Strategie adeguate in caso di ansia patologica
· rivolgersi a uno psicoterapeuta e/o a uno psichiatra.
· L’intervento farmacologico dello psichiatra aiuta a fronteggiare immediatamente i sintomi consentendo alla persona di evitare che il disturbo impatti sulla vita familiare, sociale, lavorativa della persona. L’intervento farmacologico a volte risolve il problema in modo definitivo.
· L’intervento dello psicoterapeuta consente di individuare le cause profonde e risolvere definitivamente il problema.

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di dr. Marina Ugolini

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